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La paura del parto può ridurre la durata dell’allattamento: lo dice uno studio finlandese

Una recente ricerca finlandese ha tracciato una correlazione tra i timori legati al parto e una maggiore probabilità di smettere di allattare prima dei sei mesi di vita dei figli. Secondo gli autori dello studio, simili risultati dimostrerebbero la necessità di potenziare il supporto logistico e psicologico alle future mamme per tutelare il loro benessere e quello dei loro piccoli.
A cura di Niccolò De Rosa
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Paura del parto influenza durata allattamento

La durata dell’allattamento sembra essere influenzata dalla paura del parto, indipendentemente dal tipo di nascita. È quanto emerge da uno studio condotto in Finlandia, che ha analizzato i fattori legati al parto e al loro impatto sul successo e sulla durata dell’allattamento nei primi 12 mesi di vita del bambino.

Lo studio si è basato sui dati raccolti dal Kuopio Birth Cohort (KuBiCo) – un progetto di ricerca congiunto tra l'Università della Finlandia orientale (UEF), l'ospedale universitario di Kuopio (KUH) – tra il 2013 e il 2020 e ha coinvolto 2.521 donne che hanno partorito all'Ospedale Universitario di Kuopio.

Il legame tra paura del parto e allattamento

Secondo i ricercatori, la paura del parto potrebbe rappresentare un importante indicatore di una maggiore necessità di supporto per l'allattamento. Le donne che temono il parto hanno infatti mostrato una probabilità tre volte superiore di interrompere l’allattamento prima dei sei mesi – arco di tempo raccomandato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come periodo per nutrire il piccolo al seno –  rispetto a quelle che affrontano il parto con serenità.

Un dato decisamente significativo, poiché il timore sembra comportare un impatto sulla durata dell’allattamento indipendentemente dal fatto che il parto avvenga in modo naturale, tramite taglio cesareo o con l’ausilio di strumenti come la ventosa ostetrica.

Complicazioni del parto e allattamento

Le madri che hanno partorito senza complicazioni con parto vaginale sono state quelle che hanno mantenuto con maggior frequenza l'allattamento per almeno i primi sei mesi di vita del loro bebè. Tuttavia, il timore del parto sembra aver influenzato negativamente la durata dell’allattamento anche tra coloro che hanno avuto un parto non complicato.

Gli esperti hanno quindi sottolineato l'importanza di fornire un supporto adeguato sia durante che dopo il parto, in modo da migliorare i tassi di allattamento e, di conseguenza, apportare un beneficio alla salute del bimbo, anche se gli stessi esperti concordano sul fatto che in caso di oggettive difficoltà nella nutrizione al seno da parte della madre, il latte in formula rimane comunque una soluzione ottimale e che non pregiudica in alcun modo lo sviluppo corretto del neonato.

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Anche altri fattori influenzano l'allattamento

Oltre alla paura del parto, lo studio ha identificato altri fattori che incidono sulla durata dell’allattamento. Tra questi, la gravidanza gemellare, il sovrappeso o l’obesità materna, l’ipertensione e il fumo sono risultati associati a un allattamento più breve. Ad esempio, solo il 40% delle madri di gemelli è riuscito a mantenere l’allattamento per almeno sei mesi. Anche l’età giovane, il primo parto, la condizione di genitore single e un basso livello di istruzione sono stati elementi associati statisticamente a una riduzione della durata dell’allattamento.

"La durata più lunga dell'allattamento al seno può essere spiegata da una maggiore consapevolezza dei benefici dell'allattamento al seno, ed è anche un'indicazione di una guida e di un supporto all'allattamento al seno di successo" ha affermato la professoressa Leea Keski-Nisula, una delle autrici principali dello studio.

Un trend positivo, nonostante tutto

Nonostante questi ostacoli, i ricercatori hanno osservato una tendenza positiva nella durata dell’allattamento tra il 2013 e il 2020. La percentuale di madri che hanno allattato per più di sei mesi è salita dal 71% all’85%, mentre è diminuito il numero di quelle che hanno smesso prima dei sei mesi, passando dal 27% al 15%. Questo dato incoraggiante dimostra che sempre più madri riescono a prolungare l’allattamento, ma il supporto, soprattutto per le categorie più vulnerabili, rimane cruciale.

Lo studio ha dunque sottolineato come l’assistenza psicologica durante la gravidanza e un sostegno concreto nell’allattamento potrebbero risultare passaggi fondamentali per aiutare le madri a superare paure e difficoltà, garantendo così un inizio di maternità meno traumatico e mettendo le donne nelle condizioni migliori per fornire (al netto di condizioni particolari) un allattamento più duraturo e benefico per i loro bambini.

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