video suggerito
video suggerito

La parental coach rivela le due parole abusate dai genitori ma che sono pericolose per la serenità dei bimbi

“Stai bene” è una frase che molti genitori pronunciano d’istinto per rassicurare i figli nei momenti di disagio. Ma secondo la parental coach Reem Raouda, rischia di invalidare le emozioni dei bambini e compromettere la loro salute emotiva: meglio usare invece parole che accolgano ciò che i piccoli stanno provano, favorendo fiducia, connessione e sicurezza interiore.
A cura di Niccolò De Rosa
1 CONDIVISIONI
Immagine

Quando un bambino si fa male o attraversa un momento di sconforto, la risposta istintiva di molti genitori è quella di proteggerlo dalle sue stesse emozioni, smorzando i sentimenti negativi con frasi volte a convincere il piccolo che ciò che sta provando non è in realtà tanto grave. Eppure, nonostante le migliori intenti degli adulti, tale atteggiamento che trova la sua sintesi perfetta nella gettonatisisma frase "Tranquillo, stai bene", rischia di minare nel profondo la salute emotiva dei nostri figli.

A spiegarlo è la parental coach Reem Raouda, imprenditrice ed esperta di genitorialià, che in un recente articolo pubblicato sull'americana CNBC ha messo in guardia dall’uso eccessivo da parte dei genitori della frase "Stai bene". Secondo l’esperta, abusare di questo automatismo può infatti rivelarsi molto dannoso per il benessere psicologico dei bambini, i quali finiscono per sentirsi inconsciamente repressi e privati della legittimità dei propri sentimenti.

Un messaggio fuorviante

Dire "stai bene" a un bambino che piange o è turbato, secondo Raouda, equivale a dirgli che ciò che sta provando non è reale. In altre parole, il messaggio che riceve è: se tu dici che sto bene, allora quello che sento deve essere sbagliato. Questa discrepanza tra ciò che provano e ciò che viene loro detto finisce per generare confusione e distacco dalle proprie emozioni. E con il tempo, i bambini imparano a dubitare di sé stessi e a non fidarsi delle proprie percezioni.

Emozioni ignorate, legami compromessi

Le intenzioni dei genitori possono essere buone, ma il risultato non lo è. Quando un bambino è in difficoltà e si sente dire "stai bene", ciò che arriva davvero è un messaggio di svalutazione. Le sue emozioni vengono minimizzate proprio nel momento in cui avrebbe più bisogno di sentirsi accolto. "Anche frasi dette con amore, se non sono sintonizzate con ciò che il bambino prova, diventano un’occasione persa per creare connessione", osserva Raouda.

Blocco dell’elaborazione emotiva

Le emozioni, spiega la coach, hanno bisogno di essere vissute per poter essere comprese e superate. Se vengono ignorate o interrotte con rassicurazioni frettolose, i bambini non imparano a riconoscerle, a dar loro un nome, né a gestirle. Invece di sviluppare resilienza, apprendono a evitare ciò che sentono. E questo può avere conseguenze durature nella vita adulta.

Immagine

L’amore che appare condizionato

Esortazioni come "Non piangere" o "Non aver paura" possono sembrare parole d’incoraggiamento, ma in realtà nascondono un pensiero tanto sottile, quanto insidioso. Simili frasi, infatti, insegnano in modo implicito che per essere accettati è bene nascondere le proprie emozioni, anche a costo di reprimerle. Così l’amore inizia a sembrare qualcosa che si riceve solo quando si è tranquilli e calmi. Ma per un bambino, sapere che può essere amato anche quando è fragile rimane fondamentale per poter costruire un senso di sicurezza interiore.

Quando il corpo impara a chiudersi

Secondo Raouda, la risposta del sistema nervoso si modella sulle esperienze ripetute. Se un bambino viene regolarmente ignorato o, peggio, zittito nei momenti di disagio, il suo corpo impara che esprimere emozioni è pericoloso o inutile. Questo schema si può consolidare nel tempo, rendendo più difficile per quella persona, da adulta, sentirsi al sicuro nelle relazioni –con conseguente difficoltà nello stringere rapporti soldi e duraturi – o fidarsi delle proprie sensazioni.

Immagine

Le frasi da dire al posto di "stai bene"

Per aiutare i genitori ad abbandonare questa comune abitudine, Rouda ha anche segnalato alcune possibili alternative da sfoderare nei momenti del bisogno per confortare i figli nel modo più corretto, validando ciò che i piccoli stanno provando e rafforzando le sue sicurezze.

Frasi come "Capisco perché ti senti così", "Ho visto cosa è accaduto, ti sono vicino" o "Anche io mi senterei così, come posso aiutarti?", creano infatti un ponte comunicativo alla pari tra l'adulto e il bambino, con quest'ultimo che si sente compreso e supportato in un momento di dolore o sconforto, senza però che gli venga subito suggerito come dovrebbe sentirsi.

Ovviamente, come sottolineato dalla stessa esperta, simili frasi non sono formule magiche che garantiscono un immediato miglioramento dello stato emotivo del bambino, ma rappresentano comunque importanti segnali in grado di far percepire la propria presenza e piantare piccoli semi di consapevolezza che germoglieranno negli anni a venire, contribuendo alla crescita di individui sereni, risolti e pronti ad affrontare le sfide della vita.

1 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views