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“La maternità è marketing”: una mamma spiega perché per educare i figli bisogna essere dei bravi pubblicitari

Secondo una madre americana, le tecniche di comunicazione aziendale non solo sono utili nella gestione quotidiana dei figli, ma sviluppano competenze essenziali per condurre i bambini attraverso la loro crescita: “I genitori non mentono, fanno un rebranding”.
A cura di Niccolò De Rosa
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Immagine di repertorio
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Chiunque abbia avuto a che fare con un bambino sa quanto possa essere difficile convincerlo a fare qualcosa che non vuole. Che si tratti di mangiare le verdure, prepararsi per la scuola o andare a dormire all'ora stabilita, ogni giornata porta in dote una trattativa che i genitori devono portare a termine con pazienza e un certo spirito d'iniziativa. Ecco perché, secondo una mamma americana, un genitore non può esimersi dall'essere un po' pubblicitario, un po' esperto di comunicazione, districandosi tra "riposizionamenti del brand" e tattiche per "aumentare l'engagement" di determinati comportamenti.

Nicole Ramirez, imprenditrice e consulente di Austin, Texas, ha condiviso la sua teoria su LinkedIn, sostenendo come la quotidianità di una madre altro non sia che un continuo esercizio di problem solving, gestione delle risorse e adozione di strategie da calibrare in base alle esigenze dei figli. Insomma, la maternità è tutta una questione di marketing e le strategie di comunicazione tipiche del management aziendale possono essere molto utili anche nell'educazione dei figli.

Tra strategia, gioco e necessità di portare a casa il risultato

In un post che ha scatenato un acceso dibattito, Ramirez ha ad esempio spiegato come abbia usato la tecnica del rebranding – ossia la strategia di riposizionare un prodotto cambiandone nome, immagine o percezione per aumentarne il fascino – per far mangiare il pesce al figlio. "Mio figlio odia il pesce, ma adora il pollo. Così, per cena, gli ho detto che il salmone era ‘Beach Chicken' (pollo da spiaggia). Ha esultato e lo ha mangiato tutto."

Come la stessa Ramirez ha raccontato ai cronisti di Newsweek che l'hanno contattata dopo il successo del suo post, la donna non ritiene che l'attuazione di simili furbizie da azienda pubblicitaria equivalga a mentire o raggirare i piccoli. Per lei, si tratta semplicemente di adattare un messaggio o un comportamento – ad esempio cambiandone il nome o mettendo in risalto alcuni ingredienti particolarmente apprezzati  – in modo da raggiungere più facilmente un determinato obiettivo educativo.

Perché dunque non approfittare delle furbizie del marketing per rendere più appetibile un alimento poco gradito? "Conosci il tuo cliente", è il consiglio che Ramirez ha condiviso con gli altri genitori.

Un'idea che ha fatto discutere

Il post di Ramirez ha ottenuto migliaia di interazioni su LinkedIn e molti genitori hanno affollato i commenti raccontando esperienze simili, come chi ha trasformato un toast in "pizza aperta" per convincere la nipotina a mangiarlo, o chi ha ribattezzato i fagiolini fritti "Patatine del Grinch" approfittando del colore verde per aumentarne la desiderabilità.

Non tutti, però, si sono mostrati d'accordo sulla filosofia dell'intraprendente mamma. Alcuni hanno aspramente criticato l'approccio, sostenendo che non si tratta di marketing, ma di vere e proprie menzogne che, se scoperte, potrebbero minare il rapporto di fiducia tra genitore e figlio.

Da brava manager, Ramirez non si è però lasciata scoraggiare dai feedback negativi e ha ribadito che l'educazione dei figli e il mondo del lavoro presentano molte più similitudini di quanto si pensi. Secondo lei, le competenze apprese in ambito professionale, come la negoziazione e la gestione del cambiamento, sono strumenti preziosi – anzi, fondamentali – per affrontare le sfide quotidiane della genitorialità.

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