La lettera del padre per proteggere la figlia trans: “La disforia non è una scelta, ma la sua natura”
Un padre americano ha deciso di condividere la propria esperienza familiare per combattere i pregiudizi e correggere la disinformazione che ancora oggi circola in merito al cambio di genere.
In una lettera aperta al sito USA Today, l'avvocato in pensione Sean P. Madden si è infatti dichiarato "orgoglioso padre di una coraggiosa, gentile ed empatica figlia transgender di 24 anni" e ha raccontato la sua storia nella speranza di contribuire a cambiare il clima politico di un Paese dove negli ultimi anni le cure per l'affermazione di genere sono state vietate in 25 Stati.
Essere transgender non è una scelta
Sean, che è anche portavoce dell'associazione nonprofit GRACE (Gender Research Advisory Council & Education) ha raccontato il percorso della figlia partendo proprio dal suo coming-out, avvenuto intorno ai 16 anni.
"Come molti genitori di ragazzi transgender inizialmente ci siamo domandati se fosse solo una fase che sarebbe passata con la crescita" scrive. "Uno dei malintesi più comuni sull’essere transgender è che ciò rifletta una scelta".
Dopo una serie di consulti con un'equipe di esperti però, Sean e la moglie Anne capiscono che la condizione della figlia non è una moda o un capriccio, ma uno "status innato" e non alterabile che faceva parte della sua natura.
Una persona transgender, hanno spiegato i medici e gli psicologi che hanno cominciato a seguire la figlia, è infatti qualcuno che si identifica "costantemente, persistentemente e insistentemente" con un genere diverso da quello assegnato alla nascita.
Un concetto che per Sean si pone in netto contrasto con alcuni falsi miti sbandierati dai movimenti conservatori come il cosiddetto "contagio sociale", ovvero la convinzione che i bambini transgender vengano influenzati dai coetanei e dalla propaganda social.
La transizione
Fare la scelta giusta non è però facile e nonostante il responso degli esperti, Sean e Anne decidono di non dare subito seguito al disagio della figlia.
Per gli adolescenti che soffrono di disforia di genere però, il "non intervento" può aumentare il rischio di effetti negativi sulla salute mentale e fisica. La disforia di genere è infatti una condizione medicalmente riconosciuta che causa un forte disagio per la sostanziale incongruenza tra l'identità di genere e il sesso assegnato alla nascita.
L'inizio della pubertà e lo sviluppo delle caratteristiche sessuali secondarie possono quindi scatenare o intensificarne gli effetti.
"Questa era esattamente la situazione per nostra figlia, ma col senno di poi l'abbiamo delusa" racconta il padre, colpevole a suo giudizio di non aver intercettato il necessario senso di urgenza del disagio della figlia.
"I critici affermano senza fondamento che i bambini vengono quasi sospinti a ricevere tali cure, ma è vero il contrario: un recente studio ha rilevato che il tempo medio di attesa per gli adolescenti transgender è di 10 mesi tra il contatto con una clinica e la somministrazione di farmaci che bloccano la pubertà o degli ormoni per il cambio di genere".
Altro che superficialità o fretta di allevare una generazione trans: per Sean, quesa lunga attesa riflette sia le attente riflessioni delle famiglie coinvolte, sia la scarsità di professionisti medici qualificati che forniscono tale assistenza.
"Nostra figlia ha ottenuto un sostanziale sollievo dalla sua depressione e dalla disforia una volta che ha iniziato a prendere i bloccanti della pubertà e poi ha iniziato la terapia ormonale" prosegue il padre, il quale ricorda che per gli adolescenti tali farmaci si limitano a ritardare lo sviluppo dei caratteri sessuali adulti, e dunque si tratta ancora di un procedimento reversibile che però può offrire ai figli la possibilità di capire chi siano davvero.
L'appello alla politica
La lettera di Sean si conclude con un messaggio rivolto a chi si continua ad opporre ai trattamenti per l'affermazione di genere.
"Mia figlia ci ha detto, e lo ha ripetuto pubblicamente, che forse non sarebbe sopravvissuta alla sua adolescenza senza queste cure mediche".
Per Sean, che in passato era stato un convinto repubblicano, le organizzazioni anti-LGBTQ+ che promuovono il divieto di simili terapie sono le stesse che spingono per la censura di libri in nome dei "diritti dei genitori".
"I politici dovrebbero restare fuori dalle decisioni delle famiglie, soprattutto quando tali decisioni sono in accordo con ciò che dicono i medici".