La FOMO può riguardare anche i bambini, ma per gli esperti non è un grosso problema
Nella società iper-connessa di oggi, dove qualsiasi cosa può trasformarsi improvvisamente in un evento, sempre più persone, soprattutto tra i ragazzi, sperimentano almeno una volta nella vita la FOMO (Fear Of Missing Out), ossia la paura di essere tagliati fuori da esperienze appaganti o perdersi qualcosa d'importante mentre si è intenti a fare altro.
Se però appare comprensibile che un adolescente smani dalla voglia di fare più attività possibili per timore di rinunciare a qualcosa di cui tutti parleranno il giorno dopo a scuola, è possibile che anche i bambini molto piccoli provino simili emozioni?
La questione, guarda caso, è nata in seguito a un trend social nato su TikTok grazie ad alcuni genitori che hanno cominciato a postare video nei quali venivano mostrati i loro bebè incapaci di prendere sonno a causa della loro curiosità per tutto ciò che li circondava. Insomma, una "Baby Fomo" in piena regola.
La moda social
Gli esempi di questa tendenza non mancano. La mamma britannica Christina Storey, ad esempio, ha condiviso su TikTok l'ostinazione della propria piccola di appena quattro mesi a non volersi addormentare nel passeggino per poter continuare a osservare il parco, gli alberi e tutte le persone che le passavano accanto.
La signora Olivia, invece, ha mostrato un particolare confronto tra i suoi gemellini nati da poche settimane: mentre il fratellino dormiva alla grossa, la sorellina rimaneva con gli occhietti sbarrati a muoversi e a curiosare tutt'intorno.
In tutti i contenuti di questo genere, genitori e utenti accorsi nei commenti parlano tranquillamente di FOMO infantile, convinti del fatto che alcuni piccoli preferiscano rimanere svegli e all'erta per non perdersi nulla del nuovo mondo in cui sono stati catapultati.
Ma è davvero così? E se la risposta fosse positiva, questa difficoltà nel prendere sonno potrebbe avere ripercussioni sulla salute dei piccoli?
Cosa dicono gli esperti
In un recente intervento pubblicato dal sito Parents, l'esperta in salute mentale infantile e autrice di un libro sull'argomento Macall Gordon ha definito questi bambini come livewires, ossia bebè con un sistema nervoso particolarmente attivo.
Secondo Gordon, questi neonati non comprendono realmente cosa stiano perdendo, ma sono talmente coinvolti nell'essere svegli, imparare e osservare che trascurano i segnali del corpo che indicano il bisogno di riposo. Alcuni bambini, ha spiegato, sono in grado di gestire facilmente le informazioni ricevute dall'ambiente e riescono a staccare quando necessario, cadendo serenamente nel sonno. Altri, invece, sembrano desiderosi di assorbire ogni stimolo, il che rende più difficile per loro riconoscere il momento in cui è ora di dormire.
Quindi sì, in un certo senso la Baby FOMO esisterebbe, anche se viene a mancare quella consapevolezza (e la forma d'ansia) che invece caratterizza il fenomeno nelle persone di età più avanzata.
Anche Kelsey Alford, specialista del sonno infantile, ha offerto una visione simile, suggerendo come alcuni neonati potrebbero effettivamente essere geneticamente predisposti a richiedere meno sonno.
La variabilità nelle necessità di riposo, dunque, è del tutto normale come sottolineato dal pediatra Andrew Elliston, il quale ha ribadito come ogni bambino abbia i propri ritmi e presenti esigenze differenti.
Per i genitori che si trovano a gestire un "FOMO Baby", Macall Gordon ha quindi consigliato di adottare un approccio personalizzato, evitando paragoni con altri bambini e concentrandosi su ciò che funziona per il proprio figlio. In particolare, risulta molto importante seguire le necessità individuali di ciascun bambino, senza scoraggiarsi nei casi in cui il proprio figlio richieda più tempo per rilassarsi e dormire.