La dura lezione di una madre raccontata da un’ex bulla: “Mi ha umiliata, ma ho capito”
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Il bullismo è una piaga che affligge le scuole di tutto il mondo, con genitori e insegnanti spesso alla ricerca di metodi efficaci per contrastarlo. Ma cosa accade quando il bullo è proprio il proprio figlio? Una giovane donna ha recentemente raccontato su TikTok la durissima lezione impartitale dalla madre dopo che il suo comportamento aggressivo era stato scoperto. Un approccio basato sull'empatia e sulla responsabilità che ha segnato per sempre il suo modo di relazionarsi con gli altri.
La storia ha iniziato a circolare soprattutto in Australia, dove a inizio febbraio l'ennesimo episodio di bullismo in un'aula scolastica aveva spinto la madre di una vittima e fare irruzione in classe minacciando di "tagliare la gola" al prepotente che tormentava suo figlio. Il racconto di Steph, così si fa chiamare la ragazza sui social, ha quindi trovato eco in tanti genitori, sempre più preoccupati da un fenomeno – quello del bullismo e del cyberbullismo – che sembra sempre più diffuso tra le nuove generazioni.
Un bullismo quotidiano
All'epoca dei fatti, Steph aveva dieci anni e ogni giorno prendeva di mira Lisa, una compagna di scuola che durante il tragitto in autobus veniva puntualmente ricoperta di insulti e parole crudeli. Un giorno però, la madre di Lisa decise di intervenire, parlando direttamente con la madre di Steph. Questo fu l'inizio di un cambiamento radicale.
L'importanza dell'empatia
La madre di Steph, pur essendo solitamente incline a un'educazione dolce, reagì con fermezza e delusione alla notizia. Invece di ricorrere a punizioni tradizionali, scelse di far comprendere alla figlia la gravità delle sue azioni. Il primo passo fu costringerla a mettersi nei panni della vittima, facendole comprendere quanto dolore avesse causato. "La prima abilità che devi sviluppare è l'empatia" afferma Steph nel video, ed è esattamente ciò che sua madre decise di fare.
La dura lezione
Oltre ai discorsi e alle parole piene di dolore per un comportamento tanto negativo ("Mamma diceva di essere tremendamente delusa da me"), la madre di Steph voleva però che la figlia si confrontasse con la stessa umiliazione che la ragazzina aveva inferto per settimane alla sua compagna di classe.
Steph dovette quindi presentarsi alla porta della famiglia della vittima e scusarsi apertamente i fronte a Lisa e ai suoi genitori. Secondo la madre però, le solite frasi di pentimento però non potevano bastare per insegnare alla figlia quanto le parole possano fare male. La donna obbligò quindi Steph a ripetere ad alta voce ogni insulto che aveva rivolto a Lisa, compresi quelli più crudeli.
Fu un'umiliazione tremenda, ma oggi Steph ricorda quel momento di svolta. "Non voglio mai liberarmi di quella vergogna. Quella vergogna è buona", ha commentato.
Un perdono guadagnato nel tempo
Lisa e sua madre non furono subito pronte a perdonare, e il processo di riconciliazione richiese molto tempo, tanto erano profonde le ferite lasciate dalle vessazioni della bulla. Anni dopo, l'adolescente Steph decise di scusarsi nuovamente, questa volta di sua iniziativa. Lisa a quel punto accettò il pentimento, sancendo così la fine di un capitolo doloroso per la vita di entrambe.
Ripensando a quell'esperienza, Steph non ha dubbi sull'efficacia del metodo adottato dalla madre. L'umiliazione provata in quel momento l'ha resa più consapevole dell'impatto delle sue azioni sugli altri. Un insegnamento severo, ma che ha funzionato, impedendole di tornare a essere una bulla.