“La bronchiolite colpisce più del 60% dei neonati, ma oggi si può prevenire”: quali sono i sintomi e come si cura
La SIPPS, società italiana di pediatria preventiva e sociale, ha lanciato un nuovo allarme che coinvolge i bimbi di età inferiore all’anno di vita: la bronchiolite, un’infezione virale che come ci spiega il pediatra Giuseppe Di Mauro, oggi si sa essere causata dal virus sinciziale ma che fino a poco tempo fa presso l’Ospedale Santobono di Napoli veniva chiamata il male oscuro, proprio perché non si capiva cosa la causasse. Il pediatra ci ha spiegato come prevenire il virus e come riconoscerlo nei neonati.
Cos’è la bronchiolite?
La bronchiolite è una malattia importante per i lattanti perché è causata da un virus che tende a colpire i loro bronchioli (le vie aeree più vicine ai polmoni) tra il primo e il secondo anno di vita, quando le loro difese immunitarie sono molto deboli. Il virus responsabile è il virus respiratorio sinciziale che è molto aggressivo, poiché a differenza di altri ha la caratteristica di rilasciare facilmente delle complicanze che si possono ripresentare poi a distanza di mesi o di anni. Esattamente come accade con il Covid, quando il virus entra nel corpo in buona parte dei pazienti può portare situazioni post infezione.
Il virus è stato scoperto una cinquantina di anni fa, prima veniva definito il male oscuro, perché venivano ricoverati dei bambini di appena 6-7 mesi con febbre alta e problematiche respiratorie importanti, ma non si capiva l’eziologia e il tipo di batterio o virus coinvolto.
Perché bisogna stare più attenti quando si parla di neonati?
Perché il virus è aggressivo e quando colpisce bambini così piccoli, il loro quadro clinico può mutare nel giro di pochissimo tempo.
Quali sono i sintomi?
C’è un distress respiratorio, quindi i bambini non riescono a respirare ma bisogna preoccuparsi quando non si alimentano più, la respirazione è difficile, e manifesta delle problematiche intercostali, ossia un respiro che provoca dei rientramenti intercostali, visibili a occhio nudo quando il bimbo è a torso nudo sul lettino.
Se i sintomi lievi sono gestibili con una continua comunicazione tra pediatra e famiglia, ci sono invece situazioni di infezioni più gravi che richiedono il ricovero.
Quanto è diffuso questo virus?
Circa il 60-80% dei neonati viene colpito da questo virus entro il primo anno di vita, con picchi più alti che si registrano tra autunno e primavera. Il virus poi è anche altamente contagioso.
Come si cura la bronchiolite?
Il virus per le sue caratteristiche aggressive e per la giovane età del bambino, più che curato andrebbe prevenuto. Tra le cure vi sono sicuramente l’ossigeno terapia, sicuramente non servono gli antibiotici né iniettivi né orali, perché si tratta di un virus non di un batterio.
Come si previene?
La prevenzione primaria attraverso le iniezioni di monoclonali, un tempo questi venivano iniettati una volta al mese per 5 mesi presso il centro neonatologico di riferimento, solo ai neonati pretermine o con displasia respiratoria, o con problematiche formative dei polmoni, o ai piccoli che avevano vissuto un distress respiratorio.
Oggi grazie alla scienza e alla ricerca è possibile vaccinare tutti i bambini sani, dalla nascita con una sola dose, una sola volta, grazie ad un monoclonale avanzato, con costi più bassi, efficace a punto tale da sembrare che sembra un vaccino anche se non lo è perché si tratta di anticorpi monoclonali. La cosa più importante è che può essere fatta a tutti i bambini, perché è importante che il virus non intacchi nemmeno i bambini sani, dal momento che non si conoscono le complicanze a medio lungo termine.
É importante che le regioni si occupino di favorire la prevenzione, soprattutto quando si parla di bambini, ogni patologia che si ha gli strumenti per prevenire, sarebbe un peccato mortale non prevenirla.
Gli anticorpi monoclonali potrebbero essere somministrati anche in gravidanza?
Sì, certo, perché i bimbi sono soggetti al virus anche appena dopo essere nati, e gli anticorpi monoclonali attraverso il corpo della mamma possono proteggere il piccolo anche nei primi giorni di vita.