La baby sitter in vacanza: cosa fa e quanto costa la trasferta della tata con la famiglia
Non sono poche le famiglie che, nonostante l’arrivo delle vacanze spesso sia sinonimo di passare del tempo insieme ai propri bimbi, decidono di portare in trasferta con sé la baby-sitter.
Abbiamo chiesto all’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico Assindatcolf, di spiegarci quali condizioni devono sussistere perché la baby-sitter possa partire per prendersi cura dei bambini anche quando la famiglia è in vacanza.
“Ricordiamoci che una baby sitter non ha il ruolo della colf, non deve rassettare tutta la casa, solo occuparsi di ciò che concerne i bimbi dagli 0 ai 6 anni di cui si prende cura”
Quanto è diffusa la pratica di avere una baby sitter che segua la famiglia anche durante le vacanze?
Come ogni anno, con la chiusura delle scuole e l’avvio del lungo periodo di vacanze, per i genitori che lavorano si pone il problema logistico di come organizzare l’estate dei propri figli. Se per molti la risposta può essere l’iscrizione al centro estivo – magari anche con il supporto dei nonni – chi ha le possibilità non rinuncia a ricorrere alla baby sitter in trasferta. Non tutti sanno però che per poter optare per questa ‘soluzione’ devono esserci alcune condizioni:
- Avere una residenza estiva, di villeggiatura, dove trasferire la famiglia temporaneamente per le vacanze.
- La baby sitter deve essere assunta in regime di convivenza: non tutti sanno, infatti, che solo la lavoratrice assunta in regime di convivenza è tenuta, se richiesto dalla famiglia, a recarsi in soggiorni temporanei in altro comune o in residenze secondarie.
Ma quanto costa portare la baby sitter in trasferta durante le vacanze estive?
Se la trasferta era stata prevista nel contratto al momento dell’assunzione della baby-sitter, la famiglia non deve alla lavoratrice nulla più di quanto già previsto dalla busta paga ‘classica’, fermo restando l’obbligo di rimborsarle eventuali spese di viaggio che ha dovuto sostenere.
Le trasferte sono infatti disciplinate nel Ccnl domestico. L’articolo 33 chiarisce anche che, qualora nella lettera di assunzione non sia stata specificata questa eventualità, – se la baby sitter è d’accordo – la famiglia dovrà invece riconoscerle un compenso giornaliero del 20% sulla retribuzione minima sindacale del suo livello.
In ogni caso, per evitare costi ‘extra’, dunque, è sempre meglio pianificare tutte le esigenze al momento dell’assunzione, verificando anche la disponibilità della lavoratrice e stabilendo con precisione le date, in modo che non si sovrappongano con le ferie a cui ha diritto la stessa baby sitter.
I genitori le devono pagare vitto e alloggio Come funziona il contratto?
Sì la famiglia è obbligata a fornire alla baby sitter un alloggio adeguato, in modo che abbia la sua privacy, e pagarle o fornirle i pasti quotidianamente, essendo lei una lavoratrice assunta in regime di convivenza. Questa condizione ovviamente si deve verificare anche nel caso della trasferta.
Ma mentre la famiglia è in vacanza la baby sitter ha comunque diritto alle sue ore di riposo?
Sì, certo, il lavoratore dovrà fruire dei riposi settimanali previsti dal contratto e la baby sitter resta deve godere del suo periodo di ferie (per un totale di 26 giorni per ogni anno di attività).
Se la trasferta è, dunque, prevista per il mese di luglio o agosto, a settembre la baby sitter dovrà assentarsi per godere di almeno due settimane di ferie, se non le ha già fruite a giugno.
E se la baby sitter nei suoi giorni di riposo volesse tornare a casa propria?
Questa questione rientra nei ‘rimborsi’ a lei dovuto per gli spostamenti.Se la baby sitter nei suoi giorni di riposo volesse tornare nell’abitazione principale può farlo ed il datore è tenuto a rimborsarle le spese di viaggio.
E se la baby sitter non ha il contratto come convivente ma ad ore non può trasferirsi con la famiglia in vacanza?
Se la famiglia nel corso dell’anno già fruisce del prezioso aiuto di una baby sitter ma solo per qualche ora e avesse bisogno di un supporto in trasferta esiste una soluzione: si può trasformare temporaneamente il contratto da ore a convivenza.
Quali sono i compiti della baby sitter in vacanza?
I compiti della baby sitter in trasferta non cambiano rispetto a quelli ‘classici’. Il contratto nazionale di lavoro domestico destina alla baby sitter un unico livello di inquadramento, il BS, riconoscendo una specifica indennità (Tabella H) nel caso in cui si occupi di bambini dagli 0 ai 6 anni.
Ovviamente deve essere chiaro alle famiglie che le baby sitter hanno compiti diversi dalla colf e che quindi non si devono occupare della pulizia della casa tout court ma solo della cura e della pulizia di tutto ciò che è connesso alla gestione dei bambini.
Le vacanze sono un momento per stare in famiglia, la baby sitter quindi entra a farne parte?
Chi si è trovato in questa condizione lo sa: selezionare la baby sitter giusta non è certo un’operazione semplice! Oltre a dover essere affidabile, la candidata deve da subito entrare in sintonia con la famiglia: genitori e bambini. Questo è tanto più vero quando si tratta di assumere una lavoratrice in regime di convivenza, che quindi è destinata a vivere con tutto il nucleo, come se fosse una grande famiglia ‘allargata’.
Rispettare diritti e doveri contrattualmente previsti, in aggiunta ad una buona dose di buonsenso, è indubbiamente il segreto per mantenere una relazione il più possibile serena, evitando incomprensioni che potrebbero trasformare la convivenza, nonché le vacanze, in momenti spiacevoli.