Isolamento ed esclusione durante l’infanzia modellano la personalità, ma le ferite possono guarire: il parere delle esperte
Sentirsi esclusi è un’esperienza comune che, se vissuta occasionalmente, fa parte della vita. A tutti capita prima o poi di non essere invitato a una festa o rimanere a casa mentre il resto degli amici si è ritrovato per uscire da qualche parte. Per i bambini però, l’isolamento sociale costante può avere conseguenze profonde sullo sviluppo della personalità e sul benessere emotivo, che possono lasciare ferite permanenti e perdurare fino all’età adulta.
Secondo la psicologa Alexandra Stratyner, l’infanzia rappresenta infatti una fase cruciale per lo sviluppo emotivo e sociale. "Ciò che accade in questi anni può influenzare significativamente il resto della vita di una persona" ha spiegato in un recente articolo comparso sulla rivista Parade. Quando un bambino subisce esclusioni ripetute, può pertanto maturare sentimenti di solitudine, tristezza, rabbia e insicurezza. Pensieri nocivi, che rischiano di radicarsi e influenzare negativamente la salute mentale anche in età adulta.
Essere esclusi da bambini riduce le esperienze dei piccoli
L’interazione con i coetanei, spiega la dottoressa Stratyner, è essenziale per apprendere le norme sociali e costruire relazioni. Tuttavia, se un bambino si trova ad essere sistematicamente escluso da occasioni o gruppi di amici, queste lezioni di vita vengono compromesse. Il risultato? Da adulti, queste persone potranno manifestare tratti caratteristici legati alle esperienze di esclusione, non tutti però negativi.
Se infatti bambini e bambine poco coinvolte nelle dinamiche sociali sembrano più esposti al rischio di maturare una certa insicurezza data dalla mancanza di esperienze positive con i coetanei, l'isolamento può spingere i bambini a esplorare forme di espressione (arte, scrittura, musica), coltivandone la creatività e la curiosità.
L'isolamento durante modella la personalità
Provando a schematizzare le caratteristiche più comuni che tra la dottoressa Stratyner attribuisce ai bambini che hanno sperimentato l'esclusione durante l'infanzia, tra i tratti più negativi vengono citati:
- Perfezionismo: per sentirsi accettati, alcune persone cercano di eccellere in ogni ambito, sperando di dimostrare il proprio valore. Ciò non ha per forza un'accezione completamente negativa, tuttavia è vero che simili individui sono più esposti a sentimenti di ansia e frustrazione derivanti dall'ossessione per il raggiungimento del proprio obiettivo.
- Bassa autostima: il rifiuto continuo può portare a dubitare del proprio valore, influenzando negativamente la fiducia in sé stessi.
- Bisogno di convalida esterna: il desiderio di essere inclusi può portare a dipendere dal riconoscimento sociale per sentirsi realizzati.
- Isolamento volontario: per proteggersi, alcune persone si rifugiano in una vita solitaria, evitando di esporsi al rischio di ulteriori rifiuti.
- Tendenza a rimuginare: l’abitudine di analizzare eccessivamente situazioni e comportamenti altrui può derivare da un costante timore di essere rifiutati.
- Compiacenza: alcune persone cercano di adattarsi a ogni situazione, sacrificando il proprio io autentico per essere accettate.
Gli aspetti della personalità che invece possono contribuire a uno sviluppo positivo del bambino possono essere invece la lealtà – avendo sperimentato la solitudine, queste persone tendono a valorizzare profondamente le relazioni che riescono a costruire – e una spiccata empatia, poiché i bimbi che si sono sentiti esclusi spesso sviluppano una forte capacità di comprendere gli altri, in particolare chi vive situazioni simili di isolamento.
Come aiutare i bambini (e gli adulti) a superare le ferite emotive
Affrontare le conseguenze dell’isolamento infantile è possibile, sia per chi è ancora in giovane età sia per gli adulti che desiderano lasciarsi il passato alle spalle. Gli esperti suggeriscono alcuni passaggi fondamentali per lavorare sulle esperienze passate e innescare un'inversione di rotta nei confronti degli altri.
Secondo la psicologa Brandy Smith, comprendere le cause dell’esclusione può, ad esempio, aiutare a elaborare le emozioni, visto che non di rado simili situazioni sono causate da pregiudizi o da mancanze di compatibilità, piuttosto che da difetti personali. Prenderne consapevolezza può aiutare ragazzi e ragazze a liberarsi di un peso e a comprendere come le esperienze di ieri non determinano in alcun modo chi si è oggi.
Stratyner, inoltre, suggerisce di non esimersi dal provare a coltivare amicizie anche in età avanzata. Uscire in gruppo o condividere attività piacevoli con amici fidati può ridare un senso di appartenenza e inclusione, anche quando si è più maturi. Le nuove amicizie si possono fare anche a 50 anni.
Infine, quando le ferite emotive sono troppo profonde, tutti gli esperti concordano nella necessità di rivolgersi a un terapeuta, il quale può aiutare a esplorare il passato, offrire strategie di guarigione e favorire una maggiore consapevolezza di sé.
Prevenire l’isolamento: il ruolo degli adulti
Per evitare che i bambini vivano esclusioni che possano segnare la loro crescita, è fondamentale l’impegno di genitori, insegnanti e adulti di riferimento. Favorire un ambiente inclusivo e privo di giudizi, incoraggiare l’espressione delle emozioni e valorizzare le differenze possono rappresentare passi concreti per creare una generazione più empatica e sicura di sé. Superare l’isolamento infantile non sembra dunque impossibile; con il giusto sostegno, il dolore può trasformarsi nella forza necessaria per costruire una nuova vita ricca di connessioni autentiche e significative.