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Inserimento al nido dei bambini: quando e come farlo e perché è importante

L’inserimento al nido è quella fase iniziale che per la prima volta introduce il bambino ad un ambiente diverso da quello familiare. In questo periodo, i piccoli passano progressivamente sempre più tempo a scuola e se all’inizio i genitori rimangono ad assistere, giorno dopo giorno la loro presenza si riduce sempre più fino al distacco completo.
A cura di Niccolò De Rosa
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Inserimento al nido: cos'è e quando si fa

L’inizio dell’asilo nido segna un punto di svolta sia per la vita dei bambini che per quella dei loro genitori. Questa tappa rappresenta infatti la prima forma di distacco e autonomia, portando per la prima volta il piccolo a passare molto tempo fuori dal confortevole rifugio familiare, lontano dalle attenzioni di mamme e papà.

Per rendere questa importante transizione meno traumatica e più graduale, le scuole d’infanzia adottano sempre una fase di inserimento al nido, un breve periodo durante il quale i genitori accompagnano il bambino all'asilo e prendono parte attivamente alle varie attività della giornata.

Questa fase ha l’obiettivo di far sentire il piccolo al sicuro in un ambiente nuovo, dandogli il tempo necessario per adattarsi. Ma come si svolge esattamente questo momento? Esiste un'età ideale per affrontare l'inserimento? E quali sono gli effettivi benefici?

Cos’è l’inserimento al nido e come viene gestito

L’inserimento al nido è un periodo che accompagna i primi giorni di asilo del bambino. In Italia questa parentesi di solito dura una o due settimane, a seconda delle necessità del bambino.

All'inizio il bambino rimane solo poche ore all'asilo, confortato dalla presenza di un genitore o di una figura familiare di riferimento che aiuta il piccolo a conoscere gradualmente il nuovo ambiente e a prendere confidenza con compagni e insegnanti.

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Giorno dopo giorno il tempo di permanenza del bimbo continua progressivamente ad allungarsi, mentre le ore di presenza del genitore diventano sempre meno, fino a consentire al piccolo di restare da solo dall'inizio alla fine della giornata.

Durante questo lasso di tempo, educatori ed educatrici lavorano per instaurare una relazione di fiducia non solo con il bambino, al quale offrono un sostegno emotivo costante, ma anche con gli stessi genitori. Questo passaggio, spesso trascurato, è invece molto importante, poiché se mamma e papà si fidano degli educatori, anche i piccoli "respireranno" la medesima fiducia e ciò faciliterà la loro integrazione nella nuova realtà.

Quando è il momento giusto per l’inserimento?

Non esiste un momento universalmente valido per l’inserimento al nido: molto dipende dal contesto familiare, dalle esigenze lavorative dei genitori e dal temperamento del bambino. Tuttavia, ci sono alcune fasce d’età in cui il processo di adattamento potrebbe essere più o meno semplice.

  • Tra gli 0 e i 12 mesi: l’inserimento nei primi 12 mesi di vita di solito viene consigliato perché può essere facilitato dal fatto che il bambino non ha ancora sviluppato un forte senso di separazione dalla madre. Tuttavia per alcuni bambini potrebbe ancora essere forte il bisogno di protezione e contatto materno.
  • Tra i 12 e i 24 mesi: qui il processo potrebbe effettivamente essere più impegnativo, poiché è il periodo in cui si manifesta in modo più evidente l’ansia da separazione.
  • Dai 2 anni in poi: in questa fase il bambino è generalmente più curioso e indipendente, ma potrebbe comunque avere bisogno di tempo per adattarsi alle nuove routine. Indipendentemente dall’età, è importante che i genitori mostrino serenità e fiducia nel nuovo ambiente, poiché i bambini percepiscono facilmente le emozioni degli adulti.
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Ad ogni modo è bene precisare che non esistono regole precise e che le esigenze di ogni bambino (e di ogni famiglia) fanno storia a sé. Non c'è giusto o sbagliato.

Le possibili difficoltà

Il distacco dall’ambiente familiare può causare alcune difficoltà, sia per il bambino che per i genitori. Il bambino potrebbe manifestare disagi, come pianti frequenti, difficoltà al momento della separazione dal genitore o capricci mattutini per non andare al nido.

Questi comportamenti sono del tutto normali e indicano una certa elaborazione al cambiamento da parte del piccolo.

Anche per i genitori però può essere difficile accettare di lasciare il proprio figlio in un ambiente nuovo e affidarsi completamente agli educatori. È importante dunque che mamme e papà gestiscano le proprie ansie e non le trasmettano al bambino, poiché questo potrebbe rendere più complesso il processo di adattamento.

Come spiegato in un precedente intervento per Fanpage.it dal pedagogista Mantegazza, però, i genitori non devono nemmeno colpevolizzarsi se il distacco crea loro qualche disagio: è solo un sintomo evidente del loro amore.

La novità dell'ambientamento svedese

Negli ultimi anni in Italia si sta rapidamente diffondendo anche un altro approccio proveniente dai Paesi scandinavi.

L'inserimento svedese infatti concentra tutto in soli tre giorni durante i quali i bambini partecipano alle attività a tempo pieno, anche se accompagnati dal genitore che assiste ai momenti di gioco e aggregazione insieme agli educatori

La mancanza di gradualità viene dunque compensata da un distacco più rapido e, per certi versi, più efficace, portando vantaggi anche al genitore che in questo modo si vede ridurre di molto l'impegno di presenza richiesto al genitore. Un elemento non da poco, soprattutto se il genitore in questione deve prendere permessi dal proprio impiego.

L'importanza dell'inserimento

L'inserimento al nido è un momento cruciale per il bambino, poiché rappresenta ila prima separazione significativa prolungata nel tempo dall'ambiente familiare.

Questa fase graduale permette dunque al piccolo di adattarsi a un nuovo contesto, favorendo la socializzazione e lo sviluppo dell'autonomia. Allo stesso tempo, consente ai genitori di instaurare un rapporto di fiducia con gli educatori, rendendo il passaggio sereno e positivo per tutta la famiglia.

 I vantaggi dell’inserimento al nido

Nonostante le possibili difficoltà iniziali, l’inserimento al nido porta numerosi benefici al bambino. Dal punto di vista educativo, il nido rappresenta un’opportunità per imparare a socializzare con i coetanei, sviluppare le capacità comunicative e acquisire una maggiore indipendenza.

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Attraverso il gioco e le attività proposte dagli educatori, il bambino esplora infatti nuovi stimoli, arricchendo le sue competenze cognitive e motorie. Il nido è inoltre un luogo in cui il piccolo può imparare a gestire le emozioni e a vivere esperienze di condivisione e collaborazione con altri bambini.

Per i genitori, invece, il nido può rappresentare un’opportunità per conciliare i tempi di lavoro e famiglia, sapendo di affidare il proprio bambino a personale qualificato in un ambiente sicuro e stimolante.

L’importanza di una scelta consapevole

Scegliere quando e come inserire il proprio bambino al nido è una decisione che va ponderata con cura, tenendo conto delle esigenze familiari e della personalità del bambino. L’inserimento non deve essere vissuto come una separazione dolorosa, ma come una fase di crescita per tutti.

In quest'ottica, la collaborazione tra famiglia e educatori rimane fondamentale per creare un percorso sereno e armonioso, in cui il bambino possa sentirsi accolto e sicuro. Una buona comunicazione tra genitori e nido consentirà infatti di affrontare eventuali difficoltà in modo tempestivo e costruttivo, garantendo al bambino il miglior inizio possibile in questo importante passaggio della sua vita.

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