In Italia negli ultimi 10 anni sono più che triplicati i papà che usufruiscono del congedo di paternità: 3 padri su 5

In occasione della festa del papà in Italia, grazie ad una collaborazione tra Save The Children e INPS, si torna a parlare di congedo di paternità. Il periodo di astensione dal lavoro obbligatorio e retribuito, che per gli uomini lavoratori dipendenti dura 10 giorni, ma che fino a pochi anni fa, nel 2019 era di appena 4 giorni e prima del 2012 neanche esisteva, non è ancora apprezzato da tutti.
Sembra che convincere e coinvolgere i padri culturalmente nelle sfide che implicano i primi giorni di genitorialità sia ancora complesso, ma le percentuali, a poco a poco raccontano i nuovi padri millennials, sempre più desiderosi di fermare le proprie attività lavorative, se ne hanno la possibilità, per dedicarsi in toto al proprio bimbo e alla propria compagna.
Chi sono i padri che godono del congedo di paternità?
I padri che beneficiano dei 10 giorni di astensione lavorativa retribuita, secondo i dati trasmessi dall'INPS hanno delle caratteristiche ben precise:
- il 70% di loro ha un contratto a tempo indeterminato, solo il 40% un contratto determinato e il 20% un contratto a termine: dati che illustrano quanto una stabilità lavorativa convinca gli uomini a potersi dedicare per 10 giorni ai loro bambini e a rinunciare, per loro diritto, al lavoro.
- ha un reddito alto che fa la differenza, ma non sempre: l'83% dei papà che usufruisce del congedo hanno un reddito compreso tra 28.000 e 50.000 euro. Sono meno i padri che ne usufruiscono con un reddito maggiore a 50.000 euro (80%). Ma è tra i padri con redditi più bassi che il congedo di paternità viene goduto meno solo il 66% di loro si astiene dalle attività lavorative per i 10 giorni obbligatori.
- lavora in una grande azienda: i padri che lavorano in aziende con più di 100 dipendenti, sono l'80% di quelli che godono dei 10 giorni di congedo di paternità, contro il 40% di chi lavora in piccole realtà che hanno anche meno di 15 dipendenti.
- vive nel Nord Italia: il 76% dei padri che gode del congedo di paternità di 10 giorni proviene dal Nord Italia, ad alzare così tanto la percentuale sono soprattutto i papà veneti, friulani, emiliani, lombardi, trentini, piemontesi e valdostani. Al centro le percentuali sono ancora alte, più della metà dei padri fruisce del congedo di paternità e precisamente il 67%. Percentuali ben diverse si registrano al Sud e nelle Isole, padri siciliani, campani e calabresi rimangono a casa con i propri figli nei loro primi 10 giorni di vita in una percentuale inferiore al 39%.
I miglioramenti nel corso degli ultimi 10 anni
Lo scopo del congedo di paternità, quando venne introdotto nel nostro Paese nel 2012 fu proprio quello di favorire la condivisione del lavoro di cura, che prima spettava solo alla mamma, e il legame tra papà e figlio. "Oggi sappiamo che la genitorialità condivisa migliora il benessere di bambini e bambine e tutela il loro diritto fondamentale a una crescita serena in un contesto affettivo ed educativo protetto" spiega Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children. Per tanto si dice felice del numero sempre maggiore di padri che fruiscono del congedo di paternità, che però non sembra ancora essere abbastanza.
Come riportano i dati INPS: in soli 10 anni, tra 2013 e 2023 da 19.2% dei papà che avevano goduto del congedo questi sono diventati il 64.5%, con tre padri su cinque che ne fruisce. Il Presidente INPS, nonostante le percentuali invita però a riflettere sui padri che, pur avendone diritto, decidono di non fruire dei 10 giorni di congedo: "C'è un cambiamento culturale in atto ma circa il 35% dei padri aventi diritto ancora non ne usufruisce. Promuovere il congedo di paternità, però produce effetti concreti: favorisce un legame precoce tra padre e figlio, con benefici duraturi sulla loro relazione, e contribuisce a una distribuzione più equilibrata delle responsabilità familiari e della conciliazione vita-lavoro delle donne. Un passo essenziale verso una reale parità di genere nelle famiglie italiane" ha concluso Gabriele Fava.
Dai dati, però emerge anche una discrepanza tra nord e sud Italia, che rende evidente l'importanza di intervenire con campagne di sensibilizzazione su tutto il territorio: "Bisognerebbe inoltre estendere il congedo a tutti i lavoratori, non solo ai dipendenti e allungarlo per riuscire a rompere modelli culturali antiquati e stereotipi di genere ancora troppo presenti nel lavoro e tra le famiglie" conclude Fatarella.