Il tempo passato dai ragazzi sugli schermi può mettere in pericolo il futuro della società: l’allarme dell’esperta
Il rapporto tra i giovani e la tecnologia sta suscitando sempre più preoccupazione tra i genitori, che, pur consapevoli del tempo eccessivo trascorso dai figli sui social, spesso non dispongono delle strategie adeguate per gestire in modo efficace l’uso degli smartphone e dei profili online.
Le stesse aziende che gestiscono le principali piattaforme social hanno iniziato a correre ai ripari. Lo scorso settembre, ad esempio, Instagram ha introdotto importanti modifiche per proteggere gli utenti sotto i 16 anni, creando account specifici per gli adolescenti, con accesso limitato ai contenuti sensibili e un sistema di notifiche che li incoraggia a ridurre il tempo passato online.
Tuttavia, secondo Kris Perry, direttrice del Children and Screens: Institute of Digital Media and Child Development, queste misure potrebbero non essere sufficienti a contrastare gli effetti negativi dell’uso eccessivo dello schermo sui giovani. L'esperta, recentemente protagonista di un'intervista esclusiva al quotidiano britannico The Mirror, ha espresso grande preoccupazione per una situazione che, se non affrontata con la massima urgenza, rischia di compromettere non solo il futuro delle nuove generazioni, ma anche quello dell’intera società.
L'impatto dello schermo sullo sviluppo dei giovani
La dottoressa Perry, che da oltre 30 anni studia l’interazione tra bambini e media digitali, ha sottolineato come gli adolescenti trascorrano in media 8-10 ore al giorno davanti a uno schermo. Un'abitudine insana che, oltre esporre i giovani inesperti agli ormai arcinoti pericoli della Rete (bullismo, furto di dati, adescamenti ecc.), può avere pesanti conseguenze per la salute dei ragazzi e per lo stesso sviluppo della società.
Quando gli adolescenti crescono, quel tempo personale diventa, come da adulti, una parte importante di come metabolizzano le informazioni a cui sono stati esposti quel giorno, di come riorganizzano i loro pensieri per prepararsi al giorno dopo o agli esami o a una sfida relazionale o qualcosa del genere. Quindi se sei al telefono, potrebbe essere molto difficile anche gestire tutte le sfide evolutive che ti si presentano
Questo tempo, spesso sottratto ad attività importantissime per lo sviluppo come il sonno, l’attività fisica e le interazioni sociali, rischia infatti di compromettere l'evoluzione del cervello, ancora in fase di formazione. "L’interazione con il mondo reale viene rimpiazzata da quella virtuale" ha spiegato Perry, sottolineando come tale dinamica possa danneggiare lo sviluppo dell’empatia, fondamentale per costruire relazioni e affrontare le sfide della vita adulta, e ridurre la capacità di metabolizzare le continue informazioni di cui siamo bombardati ogni secondo dalla società iper-connessa in cui viviamo.
Se durante una fase così cruciale della crescita gli adolescenti rimangono ipnotizzati dagli smartphone, "potrebbe essere molto difficile anche gestire tutte le sfide evolutive" che si presenteranno in futuro.
Perché i social media sono così coinvolgenti?
Nel corso del lungo intervento sul Mirror, Perry ha dichiarato di essere ben consapevole dei risvolti positivi dati dalle potenzialità della tecnologia. È proprio attraverso l'attività social, ad esempio, che i ragazzi delle scuole hanno potuto fare rete e diventare una voce forte e credibile nel dibattito sulla lotta al cambiamento climatico. La dottoressa ha guardato con favore anche alle nuove funzionalità introdotte da Instagram per limitare l'uso delle sue funzionalità ai minori di 16 anni, pur constatando come il vero problema, impossibile da affrontare per simili piattaforme, risieda proprio nel fascino irresistibile che queste ultime esercitano sui ragazzi.
Secondo Perry, la dipendenza dai social media è infatti alimentata da algoritmi sofisticati che curano i contenuti per mantenere l'attenzione degli utenti. A ciò si aggiunge il design accattivante dei dispositivi e il meccanismo di ricompensa del cervello, che si attiva quando un bambino riceve attenzione online. "Le piattaforme hanno perfezionato la loro capacità di attrarre gli utenti, rendendo difficile per i giovani distaccarsi" ha osservato Perry.
Conseguenze a lungo termine
L’uso eccessivo dello schermo può però avere ripercussioni profonde sulla società. Perry teme che la ridotta capacità di sviluppare empatia possa compromettere valori fondamentali come la collaborazione e lo stesso senso di comunità sul quale si fondano i principi più basilari della convivenza sociale (e civile).
L'esperta – che nel 2018 è stata anche presidente di Save The Children – ha infatti evidenziato come, durante il delicato periodo dell'adolescenza, la fruizione di contenuti negativi e la sensazione di esclusione (derivati sia dalla poca interazione reale che della continua esposizione a modelli irrealistici) possono comportare effetti devastanti sulla salute mentale delle nuove generazioni, le quali rischiano di non maturare le giuste difese per affrontare problemi, ostacoli e frustrazioni tipiche della vita adulta.
A tal proposito Perry ha anche citato il caso di Molly Russell, una quattordicenne britannica che si è tolta la vita dopo essere stata esposta a contenuti depressivi su Instagram e Pinterest.
I consigli per i genitori
Per Perry, in attesa che governi e autorità si destino dal loro torpore, spetta ai genitori il complesso compito di abituare i giovani a un rapporto sano con social e mondo digitale, bilanciando il tempo passato online con attività cruciali come il sonno, lo studio e il tempo in famiglia.
L'esperta ha quindi invitato i genitori a non adottare approcci estremi, come vietare completamente l’uso della tecnologia, ma a educare i figli sull’importanza di un utilizzo consapevole. "Ogni bambino è diverso – ha detto Perry – me bisognerebbe osservare quanto il tempo online influisce su altre attività essenziali".
La necessità di ulteriori studi e regolamentazioni
L'ultimo appello della direttrice del Children and Screens è invece rivolto proprio alle grandi aziende tecnologiche, affinché permettano agli esperti di studiare più a fondo il fenomeno del tempo trascorso online. Solo con dati concreti sarà possibile progettare regolamentazioni efficaci per mitigare i danni causati dall’uso eccessivo dei dispositivi digitali. "Abbiamo bisogno di un approccio collettivo per proteggere i giovani e aiutarli a svilupparsi al meglio" ha concluso.