video suggerito
video suggerito

“Il mio parto traumatico mi ha fatta sentire una mamma sbagliata”: il racconto di una donna

Un parto traumatico, non amare dal primo istante la propria bambina, sono stati questi due dolori grandi per una donna che ha raccontato l’esperienza di dolore che la maternità ha causato in lei.
A cura di Sophia Crotti
0 CONDIVISIONI
depressione post partum

La nostra redazione riceve lettere e testimonianze relative a storie che riguardano la maternità e l’essere genitori. Se avete una storia da raccontarci, o leggendo queste parole pensate di avere vissuto una situazione simile, potete scriverci cliccando qui.

Può un cesareo d'urgenza, un parto non andato esattamente come ce lo si aspettava a causa di complicazioni mediche impreviste, convincere una donna di non essere adatta alla maternità? È ciò che è successo a Emmeline Saunders, mamma e scrittrice che, dopo 48 ore terribili di travaglio, si è sentita dire dal personale medico che aveva 1 minuto per decidere cosa fare, dal momento che la sua bimba non sembrava adatto al parto. La donna ha raccontato la sua esperienza alla testata Mirror, nella speranza che rivelare anche gli aspetti più scabrosi della maternità possa aiutare le donne che hanno provato lo stesso a non sentirsi più sole.

Il cesareo d'urgenza e la sensazione di non essere capace

Saunders mai si sarebbe aspettata di vivere il parto come l'esperienza più traumatica della sua vita, tanto da convincerla che quella bambina data alla luce proprio non la meritasse una madre come lei. "Ho ricordi vaghi di quanto è accaduto in sala parto, allarmi che suonano, luci fluorescenti puntate negli occhi, il panico nello sguardo dei medici e un foglio da compilare in fretta e furia". Quanto racconta la donna al Mirror è solo il culmine di un'esperienza di parto traumatica iniziata insieme al travaglio 48 ore prima. Quando i medici hanno realizzato che la bimba della donna rischiava di morire, le hanno sottoposto un modulo di consenso: "Hai un minuto per decidere, ma tua figlia non pensiamo sopravviverà ad un parto naturale".

Da quella firma in avanti Saunders dice di ricordare l'odore forte dell'antisettico e la lacerazione, attraverso il cesareo d'urgenza di ben 7 strati della sua pelle. "Mia figlia è stata brutalmente tirata fuori dalla mia pancia, quel luogo che era stata in grado di accoglierla ma non di darle davvero la vita, è questo che ho iniziato a pensare e che mi ha trascinata a fondo". Da quel parto turbolento e inaspettato la psiche di Saunders ha iniziato a riempirsi di sensi di colpa, che l'hanno portata a non riuscire ad instaurare un rapporto con la sua bimba.

I sensi di colpa e l'incapacità di amare sua figlia

Dopo il parto la donna si è resa conto che quanto le avevano sempre detto, ossia che al primo incrocio di sguardi tra lei e sua figlia le due si sarebbero amate di un amore immediato, naturale, era tutta una menzogna.

"Piangevo sempre, penso di aver pianto più nelle prime settimane di vita di mia figlia che nei 36 anni vissuti prima di lei e ogni volta che qualcuno veniva a trovarmi lo imploravo di non lasciarmi sola con la bimba" racconta Saunders al Mirror. La donna si è sentita parte di una percentuale, quella delle mamme che non riescono nell'immediato a creare un legame con i loro bambini, hanno bisogno di tempo per conoscerli e perdonarsi. La piccola è stata presa in carico dal partner, amici e parenti, mentre Saunders si concedeva di riprendersi da quel dolore e dalla convinzione che sua figlia una madre come lei non la meritasse affatto.

"L'ossitocina che avrebbe dovuto spazzare via in un attimo tutta l'ansia e il dolore che avevo provato in sala parto a me sembrava non funzionare, il mio corpo sembrava non funzionare e nemmeno la mia anima" ha spiegato la donna. Oggi Saunders a un anno e mezzo dalla nascita della sua piccola sta bene e usa come carburante le risatine della sua bimba che racconta di voler imbottigliare e portare con un abbraccio alla lei neo-mamma a poche ore dal parto, spiegandole che ce l'avrebbe fatta.

La psicologa: "Diventare mamme è come mettere gli occhiali"

La psicoterapeuta infantile Marie Derome alle pagine della testata ha fornito una metafora in grado di spiegare concretamente perché, seppur durante secoli di storia siano state tutte equiparate, le esperienze di maternità siano una diversa dall'altra.

Secondo lei, uscire dall'ospedale con il proprio bimbo tra le braccia è come aver ricevuto in dotazione un paio di occhiali, dai vetri tanto più sporchi o limpidi quanto i traumi vissuti in infanzia insorgono. "Se la tua infanzia è stata traumatica non riuscirai a vedere limpidamente il tuo piccolo, ma avvolto dalle ansie e preoccupazioni che quei traumi ti hanno arrecato".

Dunque secondo Derome, Saunders rientra nel gran numero di donne che sperimentano grosse difficoltà alla nascita dei loro figli e che hanno bisogno del supporto dell'intero villaggio, dal momento che il legame che si instaura in quei primi giorni è fondamentale per il bambino. "Essere cresciuti da genitori negligenti porta i piccoli a crescere insicuri, infelici e con possibili problemi legati alla salute mentale". Tuttavia la psicologa rassicura tutti i neogenitori, spiegando loro che quell'amore istintivo per il proprio piccolo non è proprio di tutti, quindi che bisognerebbe cercare, con il sostegno di un esperto e di una comunità pronta ad aiutare, di superare la convinzione di non essere bravi genitori. "Basta essere incuriositi dai propri figli e desiderare ogni giorno conoscere un nuovo aspetto di loro per iniziare ad innamorarsene, lentamente".

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views