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Il figlio preferito dai genitori esiste: ecco quali sono le sue caratteristiche secondo uno studio

I figli preferiti esistono e hanno delle caratteristiche ben precise, spiega uno studio condotto dall’Università di Brigham Young. Riconoscere queste dinamiche non vuol dire aumentare la competitività tra fratelli ma cercare di placare le preferenze per migliorare la serenità della famiglia.
A cura di Sophia Crotti
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il figlio preferito

Per quanto la maggior parte dei genitori si dirà contraria, il figlio preferito esiste e ha delle caratteristiche specifiche.

A dirlo è stato uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Psychological Bulletin e condotto dai ricercatori dell’Università di Brigham Young.

Le caratteristiche del figlio preferito tra i genitori

Anche tra i fratelli che più si amano arriva il momento in cui, dopo l’ennesima lite in cui i genitori sembrano prendere le parti dell’uno o dell’altro, qualcuno grida la fatidica frase: “Beh certo tu sei il preferito di mamma e papà”, seppur i genitori smentiranno, sono stati gli scienziati della BYU a dire che invece un figlio preferito, che si voglia o no esiste eccome.

Per dimostrarlo gli studiosi hanno analizzato circa 30 studi, provenienti da 14 database, raggiungendo così un campione di quasi 20.000 partecipanti, esaminando come l’ordine di nascita, il genere, i tratti della personalità e il temperamento dei figli fossero indissolubilmente legati alle preferenze dei genitori.

Secondo i ricercatori i genitori dimostrano le loro preferenze per l’uno o per l’altro figlio, avendo interazioni più o meno positive, nel trattamento generale, nel controllo che dedicano a ciascun bambino e materialmente investendo e spendendo più per uno che per l’altro.

Dopo attente analisi gli studiosi hanno delineato le caratteristiche dei figli preferiti di mamme e papà:

  • La figlia femmina: se i ricercatori pensavano che le figlie femmine fossero le predilette solo delle mamme, si sono dovuti ricredere, constatando che invece sia madri che padri sono più propensi a preferire le ragazze.
  • I figli più coscienziosi: i piccoli più responsabili, organizzati e indiependenti, a prescindere dal loro sesso e ordine di nascita, sono anche i preferiti di mamme e papà, proprio perché questi bambini sembrano ai genitori più facili da gestire.
  • I figli non troppo estroversi: secondo i ricercatori, seppur a livello sociale l’essere estroversi sia una skill molto importante per intessere rapporti sempre nuovi, in famiglia non è collegata al favoritismo.
  • I figli maggiori: l’ordine di nascita c’entra eccome con le preferenze dei genitori, ma seppur i bimbi piccoli nell’immaginario collettivo sembrino essere i più coccolati, i figli maggiori sono i preferiti perché considerati più indipendenti e maturi.

Cosa comporta il favoritismo dei genitori per i bambini

Il primo firmatario dello studio, Alexander Jensen, ha spiegato che la consapevolezza che alcuni bimbi possano essere i preferiti di mamme e papà per interessi in comune, peculiarità caratteriali o ordine di nascita: "può aiutare a riconoscere modelli familiari potenzialmente dannosi ed  agire in modo che tutti i bambini della famiglia si sentano amati e supportati".

Le loro analisi non sono dunque volte a far sorgere dei sensi di colpa nei genitori ma ad aiutarli a correggere il tiro, con la consapevolezza che è del tutto umano avere delle preferenze dettate dal temperamento dei propri figli, come di ogni altra persona.

"I figli non ci metteranno molto a dire ai propri genitori che il loro atteggiamento è ingiusto, a quel punto è giusto aprirsi a dei cambiamenti nel proprio stile genitoriale". Secondo Jensen infatti ci sono ripercussioni diverse per i figli che si sentono i preferiti in casa, rispetto a quelli che si sentono messi da parte, questi ultimi, infatti, sembrano più propensi a sviluppare disturbi legati alla salute mentale e atteggiamenti violenti o problematici a scuola e a casa.

"Lo studio deve servire però anche ai figli, ogni volta che penseranno che loro fratello è il preferito sapranno che ciò dipende magari da come questo si sta comportando, dal suo temperamento o da quanto per i genitori sia semplice prendersi cura di lui".

Per appianare queste differenze di trattamento, secondo Jensen serve a poco concentrarsi sull'essere sempre equi, perdendo così di vista le esigenze individuali di ogni bimbo, meglio: "Dimostrarsi pazienti con i figli, trascorrere insieme del tempo dedicandosi alle proprie attività preferite, e dialogare, riuscendo anche a mettersi in discussione". 

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