“Il disordine dei miei figli mi fa impazzire”: i consigli degli esperti per affrontare il burn out genitoriale
Bambole in ogni dove, mattoncini da costruzione che puntualmente finiscono sotto ai piedi, macchinine che rischiano di far scivolare anche il più esperto maratoneta. Non é la descrizione di un incubo ma del disordine che avere dei piccoli in giro per casa inevitabilmente provoca, o almeno l'immagine che una mamma ha descritto essersi ripresentata più volte davanti ai suoi occhi alle pagine dell'Huffpost.
La donna, però, ha parlato di un vero e proprio disturbo, poiché quel disordine costante ha iniziato a mettere a repentaglio la sua salute mentale. "Pulisco, ripulisco e ovunque mi giro c'è un nuovo pasticcio. Non ce la faccio più, mi trovo a piangere e disperarmi in silenzio perché davanti agli altri cerco di tenere tutto sotto controllo, così alla fine sono ancora più stanca ed esasperata" ha affermato la donna alle pagine del giornale.
Cosa fare quando il disordine dei bambini diventa una minaccia per la salute mentale
La psicoterapeuta Clare Patterson alle pagine dell'Huffpost ha dato qualche dritta ai genitori per cercare di non soccombere davanti alla confusione, al disordine e al caos che avere dei bambini in casa inevitabilmente crea. "Per prima cosa vanno stabilite e rispettate delle regole quando si parla di prendere e sistemare i giocattoli, i bambini usano ciò che gli serve dove lo trovano e lo lasciano lì, se nessuno insegna loro a riporlo al posto giusto".
Con queste parole la dottoressa cerca di ricordare ai genitori che la colpa del disordine, soprattutto quando si parla di bambini molto piccoli, non è loro. Quindi suggerisce di posizionare i giocattoli solo in una stanza adibita alle attività ludiche, per evitare di avere la casa sempre sottosopra. Inoltre invita i genitori a lasciare i ragazzi liberi di esprimersi e divertirsi ma rassicurati dalla presenza di regole, anche quelle legate al risistemare la stanza dei giocattoli dopo averla utilizzata. "Alcuni genitori, sfiniti, temono che mettendo in atto maggiore disciplina vedranno i loro figli fare capricci ancora più intensi, ma non è così, le regole sono importanti per i bambini, anche se inizialmente reagiscono in maniera negativa".
Guardare al disordine con più gentilezza
La terapista familiare Natasha Scullane, alle pagine dell'Huffpost, invita i genitori e la società tutta a cambiare opinione sul disordine, soprattutto in quegli ambienti dove dalla mattina alla sera scorrazzano dei bambini per casa. "Cerchiamo di guardare ad un salotto in disordine non come ad un fallimento ma ad un risvolto della vita e della giornata".
Secondo l'esperta, infatti è normalissimo che un bimbo lasci dietro di sé una scia di giocattoli, pastelli colorati e oggetti di ogni tipo se è un bimbo felice, curioso e creativo. Guardare al disordine in questi termini aiuta i genitori a soffrirlo un po' meno.
Trasformare l'ordine in un gioco
Per vivere le faccende domestiche, tra cui il sistemare i giocattoli lasciati in giro dai bambini, in modo meno stressante la dottoressa Scullane invita le famiglie a provare con un gioco che coinvolga anche i bambini:
- Il timer di 10 minuti: si può trasformare il riordino di una stanza in un gioco a tempo, in soli 10 minuti vince chi riordina più giocattoli o libri sugli scaffali, o biancheria lasciata in bagno. "Le piccole vittorie aiutano a ridurre la sensazione di sopraffazione e invitano anche i più piccoli a riordinare sempre".
- Le zone in ordine: la dottoressa invita a dividere la casa tra zone che possono essere facilmente agitate dal caos prodotto dai più piccole e zone che, invece, devono rimanere in ordine, così da avere la sensazione di pace che si ricerca in alcune aree della casa.
- Il gioco di sistemare gli oggetti sparsi per la casa: secondo la dottoressa si possono iniziare finte partite di basket utili a fare canestro con peluche e mattoncini da costruzione negli appositi contenitori.
- Essere gentili con se stessi: più che un gioco deve diventare un modus operandi secondo la dottoressa, bisogna concedersi la stessa empatia che si avrebbe entrando nella casa di un amico che ha dei figli piccoli.