“Il debito a scuola non è un ritenta e sarai più fortunato, ma un’occasione formativa”: il parere del pedagogista
A scuola tra gli alunni promossi e quelli bocciati si collocano anche coloro il cui giudizio è momentaneamente sospeso.
Chi riceve uno o più debiti formativi a fine anno scolastico, già sa che dovrà durante l’estate cercare di riparare alle proprie lacune nelle varie materie.
Tra un tuffo in piscina e uno al mare, vengono proposti compiti, testi e pagine sulle quali concentrarsi per recuperare ciò che durante l’anno scolastico non è stato appreso correttamente.
Ma i genitori in questo caso come possono essere di supporto ai ragazzi permettendogli di comprendere il vero significato dei debiti scolastici, senza però sostituirsi a loro? Lo abbiamo chiesto al pedagogista Luca Frusciello.
“I genitori sono spesso convinti di dover salvare i figli, ed è naturale, ma ci sono occasioni in cui salvarli dalla negligenza o superficialità non é formativo. Se i ragazzi non studiano in estate, a settembre verranno bocciati, e anche questa sarà per loro un’esperienza formativa".
I genitori come possono assicurarsi che il ragazzo abbia capito il significato del debito?
Questo compito non spetta ai genitori, ma alla scuola, perché il debito è una questione scolastica. Prendere un debito significa che il ragazzo non ha raggiunto una serie di standard a livello di prestazioni scolastiche, e l'istituto deve dialogare con l'alunno per spiegarglielo.
È importante, infatti, che il ragazzo non pensi che il debito sia una seconda chance. Il debito è un risultato non raggiunto, una conseguenza naturale del livello delle prestazioni avvenute durante l’anno.
Cosa significa a livello educativo leggere sui tabelloni “giudizio sospeso”?
A me questa parola fa venire la pelle d’oca, perché riduce il debito ad un "non hai raggiunto il 6, ritenta a settembre e sarai più fortunato". Il giudizio sospeso ci sta dicendo che sospende la valutazione fino a che non verrà sostenuta la prova a settembre, però il termine non ha nulla di educativo, perché esprime un giudizio e non fa comprendere il valore dell'occasione anche formativa che il debito può essere.
Come può il genitore assicurarsi che il ragazzo si prepari per riparare alle lacune senza “stargli addosso”?
I ragazzi hanno una concezione del tempo diversa da quella degli adulti, lo vedono spesso come fosse infinito, quindi non riescono a comprendere quanto effettivamente quei 3 mesi di vacanza possano trascorrere in fretta, crescendo si renderanno conto che il tempo invece si accorcia.
Il mio suggerimento, per evitare di stare addosso ai ragazzi è quello di aiutarli a calendarizzare lo studio, monitorando che venga svolto, ma per aiutarli, dal momento che spesso non si rendono conto che il tempo non è dilatato come lo percepiscono loro.
Questo non significa però iniziare a privarli di momenti con gli amici o stare loro addosso in maniera ansiogena. Se il ragazzo non ne vuole sapere di studiare, nonostante i 3 mesi estivi per riparare al debito, sta dimostrando anche un po’ di superficialità e a mio avviso l’unica conseguenza naturale ed educativa possibile è il non superamento dell’esame a settembre.
I genitori spesso pensano di dover salvare i figli, ma in questo caso salvarli dalla bocciatura non fa loro bene, hanno bisogno di sperimentare che la superficialità ha delle conseguenze. Le scuole sono disposte ad aiutare chi i ragazzi in difficoltà, se mostrano di tenerci, altrimenti la superficialità porta alla bocciatura, che non è uno spauracchio ma un' esperienza comunque formativa.