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Il consiglio dell’esperta per affrontare i risvegli notturni dei bambini: “Assecondateli senza troppe ansie”

Una consulente del sonno perbambini ha recentemente promosso un nuovo approccio rilassato per gestire le “split night”, ossia quelle notti caratterizzate da un risveglio prolungato da parte dei piccoli. Il consiglio? Assecondare il bambino senza farsi prendere dallo stress.
A cura di Niccolò De Rosa
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slip night e rimedi per gestire risvegli bambini.

Quando un bambino si sveglia nel cuore della notte, la reazione istintiva è quella di tentarle tutto per farlo riaddormentare subito, in modo da non "attivarlo" in un momento che dovrebbe invece essere dedicato al riposo. Eppure, un'educatrice del sonno con un approccio olistico, Hannah Hiles, da qualche tempo propone sui social una strategia diversa che potrebbe rendere le notti più serene per tutta la famiglia.

Secondo Hiles, il segreto per affrontare quelle che in gergo vengono definite split nights è mostrarsi più flessibile di fronte alle esigenze del bimbo, così da ridurre lo stress (sia sui, che del genitore) e facilitare un ritorno al sonno in tempi ragionevoli e, soprattutto, senza capricci o litigi.

Cosa sono le split night?

Il fenomeno delle "notte frazionate" – split nights in inglese – si verifica quando un bambino si sveglia per un lungo periodo, di solito circa un paio d'ore, durante la nottata. Sui propri profili social Hiles ha più volte spiegato come queste interruzioni del sonno possano avere due cause principali: lo sviluppo cerebrale o la scarsa stanchezza. Durante le fasi di crescita e apprendimento, i bambini possono attraversare quelle che sono note come "regressioni del sonno", momenti in cui il loro cervello elabora nuove competenze.

Più spesso, però, la causa delle split nights è la mancanza di sufficiente stanchezza. Se un bambino dorme troppo durante il giorno o va a letto troppo presto, potrebbe non aver accumulato abbastanza bisogno di sonno per rimanere addormentato per tutta la notte. In questi casi, le notti spezzate possono diventare croniche e difficili da gestire.

Un approccio alternativo

Hiles stessa ha sperimentato questa situazione con il proprio figlio quando il piccolo aveva 15 mesi. Una sera, ha raccontato la donna al sito Newsweek, il bimbo si era svegliato intorno alle 23, probabilmente perché era stato messo a letto troppo presto e non riusciva più a riaddormentarsi.

Credits: Instagram/@ittakesavillage_baby_sleep
Credits: Instagram/@ittakesavillage_baby_sleep

A quel punto, invece di insistere per farlo dormire subito, Hiles ha invece deciso di assecondarlo, eliminando dall'equazione l'ansia di dover tornare a letto il più presto possibile. "Ero una mamma esausta che allattava e condivideva il sonno con i suoi due figli", ha spiegato la donna. "Non volevo restare sdraiata in una stanza buia per due ore nella speranza che si riaddormentasse".

La madre ha quindi dato al figlio un ghiacciolo alla frutta, si è messa con lui a guardare un cartone insieme e si sono coccolati. Dopo un paio d'ore, il bambino si è riaddormentato dolcemente, e la madre ha potuto riportarlo sotto le coperte senza aver affrontato capricci o momenti di tensioni.

Un metodo discusso

Il video in cui Hiles raccontava questa esperienza ha avuto oltre tre milioni di visualizzazioni, suscitando opinioni contrastanti. Alcuni utenti l'hanno criticata, sostenendo che in questo modo avrebbe incoraggiato il figlio a svegliarsi ogni notte per ricevere attenzioni. Altri hanno sottolineato che l'uso di schermi e snack zuccherati di notte potrebbe essere dannoso, oltre che controproducente per il riposo del piccolo.

A simili critiche Hiles ha però ribattuto ricordando che il suo messaggio non riguardava gli specifici comportamenti da adottare per intrattenere i piccolo "insonni", ma l'atteggiamento generale con cui affrontare i risvegli notturni dei piccoli, gestendo il momento con calma, senza troppo stress, e cercando d'individuare la causa del risveglio per intervenire nel lungo periodo.

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