I traumi infantili, se affrontati con gli esperti, possono dare vita ad adulti resilienti all’ansia: lo studio

I traumi infantili, se correttamente elaborati durante la crescita, con il supporto di un esperto e di una rete sociale disposta ad aiutare il bambino, gli permettono di crescere come un adulto resiliente all'ansia. A scoprirlo è stato un team di ricercatori dell'Università di Yale, che ha pubblicato la propria ricerca focalizzata su quegli adulti che da bambini, tra i 6 e i 12 anni avevano dovuto fronteggiare delle avversità, sulla rivista scientifica Communications Psychology.
I traumi infantili possono crescere adulti resilienti
Se fino a questo momento la scienza aveva affermato che i soggetti che durante l'infanzia o l'adolescenza, periodo in cui le loro strutture cerebrali erano in formazione, avevano vissuto forti traumi avevano il 40% di probabilità in più di sviluppare un disturbo d'ansia, i ricercatori dell'Università di Yale si sono resi conto, che la realtà è ricca di sfumature. Sono stati reclutati per lo studio 120 adulti di età compresa tra i 18 e i 30 anni, ai quali è stata proposta una risonanza magnetica MRI, un test di autovalutazione dei traumi, in cui hanno dovuto indicare i traumi vissuti in infanzia, specificando l'età al momento dell'evento e la loro portata e un questionario per valutare il loro stato d'ansia. Durante la risonanza magnetica ai partecipanti sono state fatte vedere immagini e fatti ascoltare suoni riconducibili a stimoli di minaccia o di sicurezza, per comprendere come il loro cervello reagisse.

Dai risultati raccolti dagli esperti è emerso che tra coloro che avevano vissuto traumi in infanzia vi era anche chi era evidentemente riuscito a sviluppare resilienza ai problemi di salute mentale, mostrando un livello di attivazione distinto a seconda che fosse proposto lui uno stimolo di minaccia e uno di sicurezza, meccanismo che invece risulta alterato generalmente in chi ha disturbi d'ansia. "La verità è che la risposta ai traumi di infanzia è eterogenea crescendo, alcuni soggetti seppur avrebbero dovuto sviluppare un forte stato d'ansia in seguito ai traumi infantili subiti, hanno invece registrato una forte attivazione della corteccia prefrontale in risposta agli stimoli di sicurezza".
Le diverse risposte agli stimoli di chi aveva vissuto traumi infantili
In base alla reazione agli stimoli i partecipanti sono stati divisi dai ricercatori in 3 gruppi:
- chi aveva vissuto meno traumi durante la vita sembrava avere maggiore attivazione neurale alla minaccia e minore alla sicurezza.
- chi aveva vissuto traumi considerati bassi o moderati in infanzia e adolescenza aveva minore attivazione alla minaccia e maggiore agli stimoli di sicurezza.
- chi aveva vissuto enormi traumi e aveva bassa attivazione sia dinnanzi ad uno stimolo di sicurezza che di minaccia.
"I soggetti meno ansiosi sono stati proprio coloro che durante l'infanzia e l'adolescenza avevano vissuto traumi moderati" ha spiegato la dottoranda Lucinda Sisk, autrice principale dello studio.
Da queste consapevolezze, spiega la dottoressa, sarà finalmente possibile individuare i soggetti più a rischio disturbi d'ansia o che, avendo vissuto traumi di minore entità, avendoli elaborati durante la crescita o avendoli fronteggiati a una specifica età, correlata allo sviluppo cerebrale, saranno invece resilienti all'ansia.
"È molto diverso ciò che accade agli esseri umani se uno stesso trauma è stato vissuto a 5 anni o a 15 anni, perché il cervello si trova a due fasi differenti del suo sviluppo. Il nostro studio definisce quali sono i periodi più sensibili per il cervello, durante i quali risulta particolarmente plastico e dunque più facile che le esperienze traumatiche vissute dai più piccoli abbiano un forte impatto per sempre" dice Sisk.
In ultimo evidenzia come sia chiaro che la capacità del cervello umano in età adulta, di rispondere a stimoli di sicurezza e minaccia, possa dire molto dello stato dei disturbi d'ansia sviluppati dagli esseri umani a causa di periodi complessi vissuti durante l'infanzia.