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I ragazzi che russano hanno più probabilità di avere problemi comportamentali: lo studio

I risultati di una recente ricerca hanno stabilito un legame tra il russamento notturno e il benessere comportamentale nei bambini. I preadolescenti che russano sembrano infatti più esposti al rischio di maturare comportamenti aggressivi o avere problemi scolastici.
A cura di Niccolò De Rosa
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I ragazzi che russano hanno più probabilità di avere problemi comportamentali: lo studio

Russare durante la notte potrebbe essere un indicatore di possibili problemi comportamentali nei bambini preadolescenti. A dirlo è un recente studio americano che, dopo aver analizzato dati relativi a 11.862 giovani, ha stabilito una connessione tra il russamento – ossia rumore rauco prodotto da naso e gola durante il sonno – e lo sviluppo di comportamenti "disfunzionali", caratterizzati da eccessi di aggressività, basso rendimento scolastico o scarsa attitudine alle relazioni sociali.

La ricerca recentemente pubblicata su JAMA Network si è avvalsa dei dati raccolti dall'Adolescent Brain Cognitive Development (uno dei più importanti studi longitudinali sull'adolescenza del mondo) e si è interessata della fascia d'età compresa tra i 9 e i 12 anni.

L'origine del russare e le sue implicazioni

L'atto del russare è causato da un parziale blocco del flusso d'aria attraverso naso e bocca durante il sonno. Quando i muscoli della gola e del palato si rilassano troppo, le vie aeree si restringono, provocando la vibrazione dei tessuti e quindi il caratteristico rumore del russare. Nei bambini, le cause più comuni dietro a questo fenomeno possono includere casi di ipertrofia adenotonsillare (cioè l’ingrossamento delle tonsille e delle adenoidi) obesità.

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Mentre in passato quella del russare era considerata un'abitudine innocua nei bambini sani, oggi le principali società mediche raccomandano una valutazione precoce, poiché simile fenomeno potrebbe far presagire problemi respiratori e del sonno (come le apnee notturne) che, se non curati adeguatamente, possono influire negativamente sulla salute e la crescita dei ragazzi.

Comportamenti problematici senza un calo cognitivo

La ricerca coordinata dal professor Amal Isaiah ha evidenziato che, nei bambini che russano frequentemente (almeno tre notti a settimana), si evince una maggiore incidenza di comportamenti identificati come "problematici". Tuttavia, a differenza di quanto affermato da precedenti studi sul tema, il russare non sembra influenzare in modo rilevante le capacità cognitive.

Gli esperti hanno infatti notato che i bambini affetti da disturbi respiratori nel sonno (Sleep-Disordered Breathing, SDB) hanno molte più probabilità di sviluppare problemi legati al rendimento scolastico, come difficoltà in matematica, lingue, arte e scienze. Nei casi più gravi, i disturbi possono includere anche la già citata apnea notturna, che influisce sulla qualità del sonno e può avere conseguenze significative sulla salute. Nel corso dello studio – strutturato sull'osservazione attraverso gli anni – la percentuale di adolescenti che russano è però diminuita con il passare del tempo, e i ricercatori non hanno rilevato peggioramenti nei comportamenti problematici dei ragazzi nel tempo.

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Gli stessi autori hanno però sottolineato alcuni limiti nella ricerca. Ad esempio, l'analisi potrebbe non aver tenuto conto di qualche lieve deficit cognitivo associato al russare abituale. A ciò si aggiunge il fatto che la maggior parte dei bambini coinvolti presentava un indice di massa corporea medio, mentre l'obesità risulta essere uno dei principali fattori aggravanti del russare. Infine, gli studiosi hanno citato anche la possibilità che i genitori abbiano riportato in modo impreciso la frequenza del russare dei loro figli.

Come intervenire: consigli per i genitori

Sebbene il russare non abbia mostrato effetti negativi sulle capacità cognitive, i genitori possono comunque considerare i risultati dello studio per decidere se intervenire. Secondo i ricercatori, risulta molto importante valutare le opzioni di trattamento per il russare, anche in assenza di problemi cognitivi. Questo può includere il monitoraggio attento dei sintomi o, nei casi più gravi, l’intervento chirurgico per la rimozione delle tonsille e delle adenoidi. Naturalmente la figura del pediatra rimane cruciale per supportare i genitori nella scelta del trattamento più adatto, considerando sia approcci chirurgici che terapie che non prevedano interventi invasivi.

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