video suggerito
video suggerito

I papà provano continui sensi di colpa e pensano di essere “genitori passeggeri”: la nuova ricerca

Diventare padri è tutt’altro che semplice, tra sensi di colpa, poco tempo per i figli e incapacità di verbalizzare il proprio malessere, un nuovo studio australiano ha delineato la fragilità dei neo-papà.
A cura di Sophia Crotti
9 CONDIVISIONI
papà si sente in colpa

Al pari di diventare mamme per la prima volta, anche diventare padri è un passaggio tutt'altro che semplice. Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell'Università Dekin, in Australia, ha cercato di comprendere, sottoponendo dei sondaggi a quelli che sarebbero diventati futuri papà e agli stessi, una volta nati i loro bambini, cosa vivono i padri durante la transizione verso la genitorialità. Estrema fragilità e paura, declinate sotto forma di diverse preoccupazioni hanno definito i padri moderni.

Lo studio sui papà

Pubblicata sul Journal of Family Studies, la ricerca sullo stato di salute mentale dei neo-papà è stata la prima a indagare come cambiasse l'approccio alla genitorialità dei padri, tra la nascita e gli otto anni di vita dei bambini. Gli studi precedenti, infatti, si erano fermati ai pochi mesi o anni di vita dei piccoli, ma i ricercatori dell'Università Australiana hanno capito che la crescita dei bambini comporta sfide sempre nuove, per questo delicatissimo ruolo genitoriale.

Intervistati prima della nascita dei loro pargoli gli allora futuri padri si sono dimostrati del tutto diversi da figure risolute e sicure di loro. "I papà hanno detto di sentirsi ridicolmente impreparati, pieni di sensi di colpa, incapaci di agire al meglio possibile e consapevoli delle rinunce che la genitorialità avrebbe messo loro davanti, tra cui la partecipazione ad eventi sociali con gli amici" ha spiegato Norma Barrett, responsabile della ricerca presso la Facoltà di Salute e Sviluppo Sociale dell'Università Deakin.

Tuttavia, i papà australiani di bimbi di età compresa tra gli 0 e gli 8 anni hanno affermato di aver cambiato idea dopo la nascita dei loro bambini, spiegando di sentirsi soddisfatti delle loro capacità di neo-papà, più di quanto avrebbero mai immaginato.

Ad aver particolarmente interessato i ricercatori è stato il senso di colpa paterno, di cui si parla molto poco, sottolineando quanto i pochi giorni di congedo di paternità permettano all'uomo di poter davvero tornare nell'immediato ad essere lavoratore oltre che genitore. Sam Bartley, un papà australiano, alle pagine di abcnews, ha spiegato che essere tornato al lavoro dopo poche settimane dalla nascita di suo figlio lo ha fatto sentire tremendamente in colpa nei confronti del piccolo e della sua compagna: "Io non mi sentivo ancora pronto a tornare alla vita di tutti i giorni, l'idea di fare la pausa caffè con i colleghi, mentre mia moglie dopo una notte insonne doveva prendersi cura in tutto e per tutto del mio bambino è stata tremenda".

I papà si sentono genitori passeggeri

Non si tratta di un nuovo stile genitoriale, quanto più di un sentimento di cui l'immediato ritorno alla vita di sempre e la difficoltà di intromettersi nella diade mamma-bambino sono la causa principale.

La professoressa Barrett ha spiegato che i papà si sentono in colpa e vedono spesso la loro salute mentale in pericolo ma non riescono a verbalizzare i loro timori. "Si dicono spesso incapaci di agire perché hanno paura di parlare delle loro necessità e di dare consigli, che spesso verranno rifiutati".

Sono genitori passeggeri e mai piloti, perché sanno che la loro compagna tra privazione del sonno, allattamento al seno, ore infinite passate con i loro bebè hanno bisogno di tutto tranne che dei loro consigli. "Molti papà affermano di aver fatto un passo indietro o di averne fatto uno avanti con fatica, trovandosi anche a rompere lo stereotipo con cui erano stati cresciuti ossia che i loro bimbi volessero stare prevalentemente con la mamma".

papà in crisi

Così questi uomini si trovano a diventare capifamiglia predefiniti, pur non volendolo e a non poter passare, causa l'immediato ritorno al lavoro, il tempo che desidererebbero con i loro figli, pur di portare in famiglia lo stipendio necessario al sostentamento del nuovo nucleo allargato. L'impotenza e l'impossibilità di esprimere il loro stato d'animo ha avuto anche ripercussioni sulla relazione: "Questa situazione pesa sulla partner e in molti casi, in un periodo complesso come il post-partum, ha condotto anche alla fine del matrimonio".

I sensi di colpa duraturi

Lo studio, che per primo, dopo anni di ricerche, si è occupato della salute mentale dei papà fino agli 8 anni dei loro figli, ha scoperto che i sensi di colpa provati da loro si protraevano nel tempo.

La docente Barrett ha infatti parlato di veri e propri traumi in grado di cambiare per sempre la relazione con la propria compagna o con il proprio figlio: "Per alcuni è stato un trauma personale assistere ad una gravidanza piena di complicazioni o al momento del parto, estremamente doloroso per la donna che non può essere aiutata dal partner ad alleviare il dolore".

A conclusione della ricerca la docente ha invitato i papà a cercare di far fronte a questo senso di colpa dandosi da fare il più possibile. Proporsi per fare le faccende, cucinare, o addormentare il bebè è già un buon punto di partenza, se ci si rende conto che il rapporto tra mamma e piccolo è quasi morboso allora è necessario parlare con la compagna senza paura, dopotutto si è sempre genitori. "In un mondo ideale poi i neo-genitori avrebbero il giusto supporto esterno alla propria psiche e datori di lavoro in grado di comprendere le proprie esigenze" ha concluso Barrett, riponendo la sua fiducia nel futuro.

9 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views