“I miei figli hanno avuto fretta di nascere ma in ospedale mi hanno fatto sentire sbagliata”: lo sfogo di una mamma

Dopo aver vissuto una gravidanza sana e tranquilla, Zakkiyya Reece, mai si sarebbe aspettata che le nascite del suo primogenito e della sua secondogenita sarebbero stata tanto rocambolesche. Entrambi hanno avuto troppa fretta di nascere, rendendo l'esperienza di parto del tutto particolare per mamma e papà. A sommarsi alle esperienze traumatiche è stato il poco supporto ricevuto dal personale medico.
La rocambolesca nascita del piccolo Avery
Siamo a New York dove Zakkiyya Reece, oggi mamma di due figli, era al nono mese di gravidanza, incinta del suo primogenito, attendendo con ansia di poter conoscere il bimbo che portava in grembo. "Mi sentivo pronta, avevo letto tanti libri, fatto esercizio fisico, letto storie di travagli complessi e parti lampo" spiega lei all'Huffpost, ma la vita aveva una sorpresa per lei, che le avrebbe completamente cambiato i piani.
Un venerdì mattina, a pochi giorni dal termine previsto per il parto, disse a suo marito Maurice, che avrebbe voluto partorire all'Ospedale di Manhattan: "Avevo letto una storia terribile accaduta a una donna durante il parto nell'Ospedale vicino a casa nostra quindi, presa dall'ansia, ho deciso che la cosa migliore sarebbe stata avvicinarmi a una struttura che mi avrebbe fatta sentire al sicuro". L'uomo comprese le sue parole e si rese disponibile ad accompagnarla nella struttura che l'avrebbe resa più tranquilla. Qualche giorno dopo, la donna iniziò a provare dei lievi sintomi e decise dunque di contattare la sua doula, che dopo una visita le disse che era ancora presto per recarsi in ospedale. "Improvvisamente però, dopo qualche ora dalla visita, ho sentito come uno strappo dentro di me e così sono iniziate le mie contrazioni, non gradualmente, ma immediatamente e a distanza di un minuto l'una dall'altra". Il marito si recò dunque a prendere la macchina, per trasferire la donna in ospedale, ma il suo travaglio era già iniziato sul pavimento del bagno di casa. Saliti in macchina, a pochi metri di distanza dall'abitazione, Reece sentì qualcosa tra le sue gambe: "Non era un avvertimento, era la testa del mio bambino, quindi dissi a mio marito di accostare immediatamente". Essersi a lungo preparata a quel momento, nonostante la fretta di nascere della sua bimba, fu salvifico, la donna strinse la mano del marito e si concentrò sul respiro, per fare spinte decise e funzionali alla nascita della piccola. In meno di 1 minuto il bimbo era tra le braccia del papà, appostato vicino alla donna per farle forza e prendere il suo primo figlio tra le braccia. "In poco più di 5 secondi da essere noi due, siamo diventati mamma e papà" ha spiegato la donna.
Il trattamento ostile in ospedale
Zakkiyya Reece ha raccontato la sua storia a 4 anni dalla nascita del suo piccolo, che ora è il fratello maggiore in famiglia. Il motivo di tanta attesa è stato il trattamento poco piacevole che racconta di aver subito in ospedale, una volta sopraggiunta con l'ambulanza. "All'inizio hanno accolto me e il mio bimbo applaudendo, poi sono iniziate le domande, a raffica: perché non siete partiti prima? Forse preferivi partorire a casa? Hai messo a repentaglio le vostre vite". La donna ha spiegato di essersi sentita giudicata, era alla sua prima esperienza di parto, la sua doula l'aveva tranquillizzata e mai si sarebbe immaginata delle contrazioni così rapide, improvvise e immediate.
Nessuno le spiegò allora che il suo corpo aveva dovuto fa fronte a un travaglio precipitoso, sembrarono piuttosto convincerla di essere stata una scellerata, di aver voluto mettere a repentaglio la vita del suo bimbo. Quel parto e quella reazione così traumatica la convinsero, rimasta incinta della sua secondogenita, a iscriversi a un gruppo d'ascolto e fu proprio una psicologa a dirle che non era stata colpa sua se il suo corpo le aveva imposto un travaglio rapidissimo, non poteva saperlo.
Iniziò ad avere meno paura del parto e quando le prime contrazioni da parte della sua bimba si fecero sentire allertò subito il marito per correre in ospedale. Un'altra volta, però, il suo corpo le impose un travaglio rapidissimo: "Partorii nel parcheggio di un supermercato, grazie all'aiuto di un'infermiera che passava di lì".
Arrivata in ospedale, ancora una volta, sentì l'esperienza appena vissuta sottovalutata, i medici iniziarono a farle tante domande, a colpevolizzarla, come fosse stata lei a decidere di non avere il tempo di comprendere che la sua bambina stava venendo al mondo.
Oggi la donna sta bene, si è ripresa dalle due esperienze di parto traumatiche e i suoi bambini sono in salute, per tanto si dedica alla divulgazione. "Racconto la mia storia oggi che sto bene e mi sono ripresa dai due parti traumatici, per dire alle donne che ogni esperienza di maternità è a sé, non esistono manuali in grado di dire loro come andrà e come staranno, ma di non abbattersi dinnanzi ai commenti degli altri, cercando invece di essere indulgenti con il loro corpo, in grado di fare grandi cose".