I genitori possono aiutare i figli a farsi nuovi amici? Sì, ma ci sono delle regole da seguire
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Conoscere nuovi amici è un'importante tappa del percorso di crescita di ogni bambino. L'avvento del digitale e la riduzione dei momenti d'incontro e condivisione sembrano però aver modificato le dinamiche dei rapporti sociali – inclusi quelli dei più piccoli – tanto che, secondo un recente studio, ben un genitore su cinque si è detto preoccupato dal fatto che il figlio non abbia abbastanza amici. Ma come può allora una madre o un padre aiutare il proprio bimbo a stringere amicizie con gli altri?
Due docenti della Flinders University in Australia, gli esperti di educazione e sviluppo sociale Gretchen Geng e Phillip Slee, hanno affrontato il tema in un articolo pubblicato su The Conversation, sito d'informazione dove accademici e studiosi condividono i loro articoli a scopo divulgativo, fornendo ai genitori alcuni consigli utili per aiutare i figli a creare legami significativi con i coetanei.
Il valore dell'amicizia nell'infanzia
L'amicizia è una componente fondamentale nello sviluppo sociale e nel benessere generale di un individuo. Avere amici permette di sentirsi accettati, di condividere interessi e aspirazioni e di affrontare con più serenità le sfide quotidiane. Le relazioni amicali contribuiscono anche a ridurre il senso di solitudine e ansia, facilitando l’integrazione in nuove attività.
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Inoltre, gli amici possono rappresentare un supporto emotivo non indifferente contro il bullismo: chi dispone di una rete solida di amicizie tende a essere meno esposto a episodi di prepotenza e, nel caso si verifichino, può contare su un aiuto concreto per superarli.
Il ruolo dei genitori nel promuovere le amicizie
La ricerca suggerisce che il supporto dei genitori ha un impatto significativo sulla qualità delle amicizie dei bambini. Parlare ai figli dell'importanza dell'amicizia fin dalla tenera età può aiutarli a sviluppare relazioni più solide e positive.
Un buon modo per iniziare, spiegano Geng e Slee, può essere quello di fare domande per porre l'accento sulla questione, come "Con chi hai giocato oggi?" o "Cosa ti è piaciuto di più del tempo trascorso con i tuoi amici?". Queste conversazioni non solo rafforzano il valore della condivisione, ma aiutano anche i bambini a riflettere su cosa rende speciale un'amicizia.
Superare le insicurezze (ma con discrezione)
Purtroppo non tutti i bambini trovano così facile fare amicizia. I più timidi o introversi possono incontrare maggiori difficoltà nell’approcciarsi ai coetanei. In questi casi, i genitori possono incoraggiarli a iniziare con piccoli gesti, come salutare o fare un complimento, per rompere il ghiaccio. Anche a partecipare ad attività condivise, come sport, giochi di gruppo o laboratori creativi, può agevolare l’incontro con bambini che hanno interessi simili.
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L'importante è spiegare che non serve avere tanti amici – bastano uno o due legami sinceri per sentirsi bene – e, soprattutto, evitare di diventare troppo invadenti. Dare una mano ai bambini per essere un po' più intraprendenti è un conto, diventare genitori elicottero che non perdono occasione per intromettersi nella vita dei figli è un altro paio di maniche.
Favorire la comunicazione emotiva e l'ascolto
Man mano che crescono, i bambini cambiano il modo in cui vivono l'amicizia. Se per i più piccoli l'interazione con i coetanei è soprattutto un’occasione di gioco, i più grandi cominciano a considerare il legame come un rapporto basato sulla fiducia e sulla condivisione di emozioni.
Tale processo è solitamente naturale e armonioso, tuttavia i genitori possono facilitare la transizione incoraggiando i figli a parlare delle loro esperienze e a esprimere i propri sentimenti. Per gli esperti è quindi fondamentale creare un ambiente sicuro e privo di giudizi, in cui il bambino si senta libero di raccontare le proprie emozioni. Un approccio efficace può essere quello di discutere di eventuali problemi in modo schietto e sincero, magari mentre si svolge un’attività rilassante come il disegno o il gioco.
Essere un buon amico però significa anche saper ascoltare. L'ascolto attivo, ovvero prestare attenzione a ciò che l'altro dice senza interrompere, è infatti una competenza fondamentale nelle relazioni, ma non sempre questa competenza sociale viene coltivata in modo adeguato. Ecco dunque che mamme e papà possono aiutare i figli a essere buoni ascoltatori attraverso piccoli esercizi – Geng e Slee suggeriscono di ascoltare una storia e poi raccontarla con parole proprie – o semplici giochi da fare nei momenti morti, approfittando di un viaggio in auto o dell'attesa del proprio ordine al ristorante.