I genitori non dovrebbero mai usare gli schermi per calmare i capricci: gli esperti spiegano perché
I genitori di oggi si trovano spesso a fronteggiare il difficile equilibrio tra ciò che sanno essere meglio per i loro figli e le esigenze immediate della vita quotidiana. Le linee guida delle organizzazioni come l'American Academy of Pediatrics o la Società Italiana di Pediatria raccomandano di tenere lontani dagli schermi i bambini sotto i 2 anni e di limitarne il tempo d'utilizzo durante tutto il periodo dell'infanzia e della pre-adolescenza.
Eppure, di fronte a situazioni di estremo stress o stanchezza – come notti insonni, crisi familiari o, più semplicemente, giornate di lavoro estremamente faticose – anche il genitore più intransigente può cedere alla tentazione di placare un capriccio mettendo il piccolo davanti a un tablet o uno smartphone, così da farlo stare buono per qualche momento. Se però questo stratagemma, certamente utile nell'immediato, inizia a diventare un modus operandi reiterato, allora il prezzo a lungo termine di questa "scorciatoia digitale" potrebbe essere piuttosto salato.
Un gruppo di esperti intervenuti sull'Huffpost ha infatti avvertito che l’uso sistematico di dispositivi elettronici per calmare i bambini potrebbe ostacolare lo sviluppo di abilità fondamentali, come la capacità di autoregolazione emotiva, fondamentale per relazionarsi con gli altri e imparare a resistere agli impulsi.
Lo schermo non è un ciuccio
L’autoregolazione emotiva è una competenza che i bambini imparano gradualmente attraverso l’esperienza e il supporto degli adulti. Come spiegato dalla dottoressa Veronika Konok, ricercatrice presso l’ELTE Faculty of Science di Budapest, questa capacità include la gestione della rabbia, la tolleranza alla frustrazione e la capacità di rimanere concentrati. Tuttavia, quando un bambino viene affidato a uno schermo per calmarsi, viene anche privato di preziose opportunità per confrontarsi faccia a faccia con il genitore e dunque esercitarsi in tutte queste competenze.
Uno studio recente condotto da Konok ha proprio esaminato l’uso degli schermi nei bambini dai 2 ai 5 anni. I risultati hanno mostrato come i piccoli a cui venivano offerti dispositivi digitali per smorzare i capricci tendevano a sviluppare una minore capacità di controllo emotivo nel tempo. I piccoli, inoltre, non solo mostravano maggiori difficoltà nel controllare emozioni forti come rabbia o frustrazione, ma tendevano anche a richiedere con sempre più frequenza l’amato device per riuscire a tranquillizzarsi, creando un circolo vizioso difficile da interrompere.
"L’uso frequente degli schermi per regolare le emozioni impedisce ai bambini di apprendere meccanismi interni di gestione dello stress", ha spiegato Konok. Questo tipo di dipendenza dagli stimoli esterni può avere conseguenze significative sulla loro maturazione emotiva, portando a una maggiore difficoltà nell'affrontare sfide o frustrazioni.
I capricci sono momenti di crescita
Per quanto possa essere difficile assistere a un capriccio, questi momenti rappresentano un'opportunità per i bambini di imparare a riconoscere e regolare le proprie emozioni. Secondo Tovah Klein, psicologa e autrice, durante un'eruzione emotiva, come un capriccio o un pianto disperato, i bimbi più piccoli fanno affidamento sui genitori per comprendere cosa stanno provando e come gestirlo. Una volta riconosciuta l’emozione, il genitore può quindi proporre modi sicuri per esprimere il disagio, come battere i piedi o abbracciare un peluche.
Questo processo, ripetuto nel tempo, costruisce fiducia e insegna al bambino che le emozioni, anche quelle negative, possono essere affrontate e superate. Se però l'adulto decide di "ipnotizzare" il piccolo con un tablet o uno smartphone, soffocando il capriccio senza permettere al piccolo di elaborarlo, tutto il valore formativo del processo viene irrimediabilmente a mancare.
"È importante permettere al bambino di vivere l’arco completo di un capriccio – ha sottolineato Klein – perché è proprio attraverso questa esperienza che il cervello e il corpo imparano a gestire meglio le emozioni future".
Quando gli schermi diventano una scorciatoia dannosa
L’errore più comune, quindi, è proprio utilizzare lo schermo come un anestetico nei momenti di crisi. Secondo gli esperti, questa scelta può sembrare efficace nel breve termine – lo schermo distrae il bambino, interrompendo il comportamento problematico – ma impedisce al piccolo di sviluppare strategie di autoregolazione.
Un dispositivo elettronico, infatti, offre una distrazione e una gratificazione immediata, ma non insegna al bambino come gestire il disagio che sta provando. Konok ha quindi spiegato come l'uso occasionale degli schermi in situazioni particolari possa essere comprensibile, ma una dipendenza costante da questo metodo rischia di ostacolare seriamente la crescita emotiva del bambino.
Alternative pratiche per gestire i capricci
Sebbene sia naturale cercare una soluzione rapida per i capricci, ci sono modi molto più validi e salutari per affrontarli. Innanzitutto è molto importante mantenere la calma (urla e strepiti possono solo peggiorare le cose) e ricorrere alla già accennata validazione delle emozioni: riconoscere ciò che il bambino sta provando e dare un nome a quella sensazione aiuta a normalizzarlo e a ridurre la frustrazione. Fatto ciò, la mamma o il papà può offrire conforto fisico (abbracci, carezze e coccole), facendolo sentire al sicuro, e suggerire alcune alternative per sfogare la rabbia, ad esempio incoraggiandolo a battere i piedi o stringere un peluche.
Infine, di fronte a un lamento inconsolabile, rimuovere il bambino dalla situazione cambiando stanza o, meglio ancora, uscendo a fare una passeggiata, può aiutare a riportare la calma.
Il lungo cammino verso l’autoregolazione
Certo, tutti questi accorgimenti richiedono molta più fatica che accendere un tablet e far sì che il video tranquillizzi il bimbo. L’autoregolazione emotiva è però una competenza basilare per la vita di un individuo e si sviluppa nel tempo, facendo molta pratica.
Per questo i capricci, per quanto frustranti (soprattutto quando si è stanchi) non devono essere letti come sintomi di un fallimento genitoriale, ma come tappe naturali nel processo di crescita emotiva di un bambino. I genitori che scelgono di affrontare i capricci con empatia e pazienza, senza ricorrere a facili soluzioni, stanno quindi investendo nello sviluppo emotivo a lungo termine dei loro figli. Una scelta che, alla fine, ripagherà con bambini più sicuri e capaci di affrontare le sfide della vita.