I genitori dovrebbero concedersi della “sana disattenzione” verso i figli? Lo psicologo sulle parole di Accorsi

"Serve un po' di sana disattenzione nei confronti dei figli(…) i genitori si sentono responsabili di tutto e così i figli si deresponsabilizzano" è questo che emerge dall'intervista che l'attore Stefano Accorsi ha rilasciato a "La Stampa" in occasione dell'uscita del suo ultimo film "Una figlia" che, un po' come la ormai celebre serie tv "Adolescence" cerca di capire, guardando alla famiglia, cosa vi sia dietro a certi atti di violenza e dolore dei figli adolescenti. L'attore ha parlato di genitori spaventati da un mondo che non fa paura come quello in cui sono cresciuti loro, ed egoisti al punto tale da ritenersi sempre e solo i responsabili di quanto accade ai figli.
Lo psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini, che ha da poco pubblicato un libro sul tema, edito per Raffaello Cortina "Chiamami adulto, come stare in relazione con gli adolescenti" ha spiegato a Fanpage.it perché in realtà i figli di oggi siano molto più responsabili non solo dei loro genitori alla loro stessa età, ma anche degli adulti con cui si interfacciano quotidianamente.

Accorsi nell'intervista parla del fatto che il mondo di oggi è molto più sicuro di quello di un tempo, eppure i genitori vivono in uno stato di continua allerta, è così?
Sicuramente la società in cui sono cresciuto io e probabilmente anche Accorsi, era molto più pericolosa di quella di oggi, parliamo del periodo della Strage di Piazza Fontana, degli anni di piombo, del dilagare dell'eroina e delle continue sparatorie, eppure avevamo molta più libertà. La domanda da farsi è sicuramente come mai dinnanzi a questa società meno pericolosa, ben prima che arrivasse internet, abbiamo deciso di sequestrare il corpo dei nostri figli. Sono state chiuse le piazze, i cortili e i giardini dove un tempo i bambini si incontravano, giocavano, cadevano, a volte se le davano di santa ragione, perché un bernoccolo oggi nella mente dei genitori sembra rappresentare una frattura scomposta.
Da cosa deriva questa apprensione, forse esagerata?
Credo derivi dal fatto che oggi i figli sono sempre più attesi, più desiderati e voluti ma anche posticipati, questo crea un iper-investimento da parte dei genitori che poi, come dice anche Accorsi, è sostenuto da una paranoia del mondo esterno, molto individualista, che ha fatto sì che l'unica soluzione fosse sequestrare il corpo dei figli.
È vero che i genitori di oggi si prendono troppe responsabilità quando si parla dei figli, i quali dunque finiscono per deresponsabilizzarsi?
Io credo che qui risieda il grosso misunderstanding dei genitori di oggi, che credono di essere più attenti e responsabili dei figli perché li ascoltano più e li controllano di più, credendo così di stabilire con loro una relazione autentica, credendo di starsi semplicemente preoccupando per loro. Questa però non è sacrificalità del genitore che sceglie, prendendosi delle responsabilità nella vita dei suoi figli, scegliendo per loro per proteggerli dagli errori, è puro controllo, necessario a continuare poi a condurre la propria vita nella maniera più tranquilla possibile. La verità è che i genitori di oggi promettono ai figli che li ascolteranno molto, li ameranno tanto e ci saranno per loro, ma non appena i bambini esprimono delle necessità questo patto viene meno, e la loro sofferenza viene ridotta a un semplice: "Certo stai così perché ti ho troppo protetto o forse perché sei stato troppo sui videogiochi".

Quindi è un errore pensarsi genitori migliori, perché in grado di trattare i figli meglio di come si veniva trattati dai propri genitori?
Certo, perché è completamente cambiata la società ed è completamente cambiato il modo di essere madri o padri e di sacrificarsi. È vero che i genitori di oggi sono più attenti di quelli di un tempo, a patto però che i figli non esprimano alcuna emozione che costringa poi i genitori a cambiare i loro programmi, per questo li controllano, non per proteggerli davvero, ma per assicurarsi che ai figli non accada nulla che sfugga dai loro piani. Appena i bambini di oggi esprimono emozioni disturbanti per gli adulti, come la rabbia, la tristezza e la paura, non trovano genitori disposti ad accoglierle e a legittimarle, ma adulti che rispondono a queste dicendo loro che li hanno troppo protetti e viziati, a differenza di come facevano i loro genitori in una società del passato.
Cosa bisognerebbe fare davvero per esserci per i propri figli?
Innanzitutto smettere di dire loro di spegnere il cellulare, dal momento che non lo fanno gli adulti per primi e piuttosto educarli al digitale. Poi, dal momento che nessun genitore si sentirebbe libero di lasciare andare il proprio figlio di 8 anni a scuola da solo, anche se la società lo permettesse, bisognerebbe crescerli senza la paura del mondo, dicendo loro che siamo noi ad avere bisogno di poterli accompagnare mano nella mano a scuola, per poi andare al lavoro. Ammettere anche che lavoriamo sempre, non siamo mai a casa, smettendo di dirci che abbiamo sacrificato tutto in nome dei nostri figli.
Corsi dice che a suo avviso servirebbe una "sana disattenzione" nei confronti dei figli, dal momento che accollarsi troppe responsabilità quando si parla di loro è anche egocentrico da parte dei genitori, è vero?
Io credo che più che una sana disattenzione a questo punto sia necessario domandarsi perché si decida di mettere al mondo un figlio. Non serve che l'adulto di oggi si deresponsabilizzi ulteriormente, già può fare tutto quello che vuole, non si ritagliano neanche il tempo per interfacciarsi con la scuola, preferiscono farlo su Whatsapp. Non credo sia esistita un'altra fase della società in cui è stato permesso ai genitori di farsi più di oggi gli affari propri. Se ci diciamo che è il caso di deresponsabilizzarci ulteriormente arriviamo al paradosso per cui è meglio lasciar piangere i bambini, che intervenire quando richiamano con le grida la nostra attenzione, al posto di fare l'unica cosa necessaria: mettersi e poi stare in relazione autentica con i figli.
È sbagliato dire che i ragazzi di oggi sono meno responsabili dei ragazzi di un tempo?
Certo, lo scriva a caratteri cubitali, i ragazzi di oggi sono molto più responsabili di quelli di un tempo, dal momento che si fanno carico anche delle contraddizioni e fragilità dei loro genitori, che fanno tutto ciò che vogliono e poi, quando i ragazzi esprimono la loro disperazione con la violenza, dal momento che le figure adulte non hanno mai davvero preso in carico il loro dolore, e non li hanno mai alfabetizzati alle emozioni, li accusano di averli forse amati troppo.