I consigli dell’Ospedale Bambino Gesù per gestire i malanni di stagione dei bambini: “Non abbiate paura del termometro”
Con l'arrivo dei primi freddi, tornano anche tosse, mal di gola, raffreddore e bronchiolite, un insieme di disturbi stagionali che ogni anno colpiscono milioni di italiani, soprattutto nella popolazione più giovane. Solo lo scorso anno, in Italia, più di 15 milioni di persone hanno avuto a che fare con influenze e sindromi parainfluenzali, di cui un terzo erano bambini e ragazzi.
Come proteggere dunque i più piccoli e quando è necessario consultare il medico? A rispondere al quesito ci hanno pensato gli esperti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, che nel vademecum diffuso mercoledì 30 ottobre hanno fornito alcuni consigli pratici per affrontare al meglio l’inverno e prevenire indesiderabili complicazioni.
I malanni di stagione più comuni
I virus respiratori responsabili dei malanni di stagione includono rhinovirus, coronavirus, virus influenzali, adenovirus e virus respiratorio sinciziale, responsabili di una vasta gamma di malattie, dal comune raffreddore alla bronchiolite. Questi virus si diffondono tramite goccioline respiratorie infette o il contatto con superfici contaminate, dunque sono piuttosto contagiosi. I sintomi, variano per intensità e includono mal di gola, febbre, dolori articolari, tosse e manifestazioni gastrointestinali.
Simili malattie respiratorie hanno poi picchi stagionali che però variano in base alla malattia: il periodo di punta per l’influenza è tra dicembre e febbraio, mentre la bronchiolite, provocata dal virus respiratorio sinciziale, si concentra tra novembre e marzo. Anche il virus parainfluenzale di tipo 3, che si manifesta soprattutto in primavera ed estate, aggiunge ulteriori periodi di allerta, rendendo cruciale la prevenzione.
Come si prevengono i disturbi di stagione
Per contrastare la diffusione dei virus, il Bambino Gesù ricorda l'importanza di rispettare le norme igieniche basilari, soprattutto in ambienti chiusi e poco ventilati, come le aule scolastiche, che infatti sono tra i luoghi dove è più facile che avvenga il contagio.
Gli esperti dunque suggeriscono di lavarsi spesso le mani, coprire naso e bocca quando si starnutisce e limitare il contatto delle mani con viso e occhi per ridurre il rischio di infezione. Inoltre, mantenere uno stile di vita sano, che includa una dieta ricca di frutta e verdura, può aiutare i bambini a sviluppare difese immunitarie più forti.
Uno strumento cruciale nella prevenzione delle malattie respiratorie resta comunque il vaccino.
"In Italia la campagna vaccinale anti-influenzale è iniziata il 1 ottobre – si legge nel comunicato dell'ospedale – Il vaccino è raccomandato a tutti i bambini da 6 mesi fino al compimento dei 7 anni; ai bambini dai 6 mesi di età, ragazzi e adulti con patologie croniche e ai loro conviventi, alle donne in gravidanza e nel periodo "postpartum" e a tutte le persone dai 60 anni di età. Insieme a quella anti-influenzale, è partita anche la campagna per la vaccinazione contro il Sars-CoV-2, per tutte le fasce di età".
Quando bisogna rivolgersi al medico
Di fronte a sintomi comuni come febbre, mal di gola e raffreddore, i genitori possono gestire i malanni lievi a casa, preferendo il riposo e l’uso di farmaci antipiretici come il paracetamolo. Gli antibiotici, invece, non sono indicati per le infezioni virali, a meno che non sia il medico a prescriverli, poiché in molti casi possono risultare inutili e persino dannosi.
Per il raffreddore, i lavaggi nasali con soluzioni saline sono utili per liberare le vie respiratorie e migliorare la respirazione, soprattutto nei bambini piccoli che non riescono ancora a soffiarsi il naso autonomamente. Tali lavaggi vanno eseguiti prima dei pasti e prima del riposo notturno, utilizzando una siringa senza ago o flaconcini monouso per i più piccoli, mentre per i bambini più grandi sono indicati spray pre-dosati o apparecchi appositi.
È importante poi mantenere il bambino malato sufficientemente idratato e, se inappetente, non bisogna forzarlo a mangiare. In caso di febbre senza brividi, vestirlo con abiti leggeri può contribuire a far abbassare la temperatura corporea.
L'importanza di valutare il benessere complessivo
Secondo gli specialisti, i genitori non devono preoccuparsi eccessivamente dei valori della temperatura febbrile, quanto piuttosto dello stato generale di salute del bambino. La febbre è una risposta naturale dell’organismo alle infezioni virali, e un livello febbrile elevato non è sempre indice di gravità. Occorre invece osservare il comportamento del bambino: un cambiamento evidente nell’appetito, nell’umore o nella mobilità rispetto alla norma può infatti indicare la necessità di un consulto pediatrico.
Attenzione ai casi di fragilità
Per bambini e ragazzi con problemi di salute preesistenti, i rischi sono maggiori. Fattori come la nascita prematura, malformazioni congenite, problemi respiratori cronici o immunodeficienze richiedono una maggiore attenzione e, in molti casi, una consultazione immediata con il medico di fiducia o il pronto soccorso. La situazione clinica di bambini così vulnerabili deve essere monitorata attentamente, e il medico può suggerire interventi mirati, dal trattamento farmacologico al ricovero.