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I consigli della psicologa ai genitori dei maturandi: “La maturità è dei vostri figli, non sostituitevi a loro”

La maturità è alle porte e ad essere in ansia per questo rito di passaggio non sono solo gli studenti ma anche i loro genitori. La docente di Psicologia dello sviluppo dell’Università di Pavia, Maria Assunta Zanetti, ha dato a Fanpage.it qualche consiglio per gestire le preoccupazioni del momento nel migliore dei modi.
Intervista a Maria Assunta Zanetti
docente di Psicologia dello sviluppo e dell'educazione presso l'Università di Pavia
A cura di Sophia Crotti
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maturità 2024

L'esame di maturità è alle porte, domani più di 500.000 ragazzi saranno chini sui banchi per affrontare un momento di passaggio che spaventa gli studenti e spesso riempie di apprensione i loro genitori.

Qualche ragazzo si rinchiude nella sua cameretta per il ripassone finale, dimenticandosi di dormire e mangiare, qualcun altro, invece, spera di cavarsela con il minimo sforzo, in ogni caso mamme e papà osservano silenziosamente questo rito di passaggio, senza sapere bene come intervenire per non peggiorare lo stato d'ansia dei propri figli.

Abbiamo chiesto alla docente di Psicologia dello sviluppo e dell'educazione presso l'Università di Pavia, Maria Assunta Zanetti, di spiegarci in che modo i genitori possono far percepire ai figli la propria presenza, senza aumentare però lo stress dei ragazzi. "I genitori non possono sostituirsi ai ragazzi, solo fornire loro il giusto supporto".

Zanetti
dott.ssa Maria Assunta Zanetti ( docente di Psicologia dello sviluppo e dell'educazione presso l'Università di Pavia)

Cosa il genitore di un maturando non dovrebbe proprio fare?

La maturità è dei figli: questa è la prima cosa che i genitori dovrebbero ricordare, per imparare a non essere troppo ingerenti. I genitori possono essere preoccupati per i figli ma non devono assolutamente sostituirsi a loro, anticipando per esempio le difficoltà che potrebbero incontrare, facendo domande sulla loro preparazione, volendo inserirsi nella loro programmazione dello studio o gettando loro addosso le proprie aspettative.

Cosa invece è bene che un genitore faccia per supportare il figlio in questo momento?

La cosa importante è cercare di dare rilevanza al momento che il ragazzo sta per vivere, è un passaggio che si chiama maturità proprio perché sancisce un prima e un dopo. Il ruolo del genitore è quello, in questa fase di transizione, dunque, di essere un sostegno non ingerente, che lasci al ragazzo i propri spazi, ma che gli garantisca anche la sua presenza fatta di un clima sereno, non conflittuale che permetta al figlio di trovare conforto se si sente frustrato e se prova disagio o scoramento.

maturità

Un'altra cosa molto importante potrebbe anche essere quella di favorire lo studio di gruppo, i ragazzi in questo momento hanno molto bisogno di confrontarsi con i pari.

È complesso, ma il genitore deve cercare di parlare al figlio della maturità senza sminuire o ingigantire quello che il ragazzo sta vivendo.

E se il genitore ha paura che il ragazzo stia sottovalutando l'esame di maturità e venga bocciato?

Innanzitutto bisogna domandarsi perché il ragazzo sottovaluti la maturità, dal momento che questo esame è da intendersi come la conclusione di un percorso, forse è perché fino a quel momento non ha mai investito il suo impegno nello studio.

Quindi se il genitore pensa che il ragazzo, magari ammesso agli esami per la magnanimità dei professori, possa andare incontro a una bocciatura è giusto che si allarmi per questo, facendo anche, insieme al figlio, un esame di realtà. Bisogna mettere sul tavolino questa possibilità e dire al figlio che a prescindere da come andrà, questo è il momento per mettere in gioco tutte le sue abilità. Si può motivare il ragazzo ad impegnarsi, proprio insistendo sul fatto che questo esame non è solo una formalità.

Come si può motivare un ragazzo che non ha mai avuto un buon rapporto con lo studio a dare il meglio di sé alla maturità?

Ricordando lui l'importanza di questo passaggio. Il ragazzo deve sapere che sta definendo la sua struttura identitaria, con la maturità sta uscendo dalla dimensione di dipendenza dalla famiglia, e si sta addentrando verso l'autonomia, cercando di raggiungere un titolo accademico che gli permetterà di progettare il suo futuro. Quindi si può ricordare lui che grazie a questo titolo avrà aperte le porte del suo futuro, qualsiasi persona voglia essere. Grazie al diploma che sta per ottenere si inserirà nel mondo del lavoro o deciderà di continuare ad approfondire i suoi studi.

E se il ragazzo per l'ansia si chiude in camera, non mangia ed è scontroso, come può aiutarlo il genitore?

Innanzitutto non bisogna alimentare in alcun modo questo comportamento, ma sollecitare il ragazzo, aiutandolo a fare un piano di realtà. Non bisogna riempire i ragazzi di aspettative irrealistiche, per esempio dicendo loro "ma sì andrà bene, la maturità è una passeggiata, una formalità", ma allo stesso tempo non ha senso alimentare in loro aspettative magiche del tipo "vedrai che andrà bene perché i commissari ti conoscono".

maturando

Se il ragazzo è spaventato, facciamolo ragionare sul suo impegno, l'esame andrà bene perché si è impegnato, e comunque andrà sarà una sua conquista, che darà conto di ciò he ha dato. Ovviamente ricordiamo al ragazzo che il voto non lo rappresenta, rappresenta solo lo sforzo fatto per raggiungerlo.

A volte i ragazzi non dormono per l'ansia cosa si può fare?

Il sonno è importantissimo per la mente e il benessere dei ragazzi. L'ansia è del tutto normale, ma non va fomentata, il mio suggerimento è quello di invitare il ragazzo a parlare del suo malessere e poi distrarlo con diverse attività che non lo obblighino a rimanere bloccato nella sua cameretta a studiare tutto il tempo, magari una passeggiata, o di ridimensionare le sue paure, perché non si ripercuotano sulle sue abitudini del sonno.

E se il ragazzo arriva alla maturità senza sapere cosa fare dopo?

Forse sarebbe stato meglio lavorarci prima, per non sovraccaricarlo di stress e paure ulteriori oltre a quelle che già proverà per l'esame. Docenti e genitori dovrebbero aiutare il ragazzo nell'orientamento durante l'ultimo anno delle scuole superiori, in modo da farlo sentire quantomeno supportato.

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