video suggerito
video suggerito

I bimbi italiani sotto i 5 anni sono quelli che in Europa si ammalano di più di virus sinciziale: la ricerca

Una ricerca pubblicata su The Lancet, alla quale ha preso parte anche l’Università di Pisa, ha messo in luce come sia l’Italia il Paese in cui i piccoli si ammalano, entro i 5 anni, più frequentemente di virus respiratorio sinciziale, mettendo in pericolo la propria salute, perdendo giorni di scuola e i loro genitori giorni di lavoro.
A cura di Sophia Crotti
8 CONDIVISIONI
virus respiratorio sinciziale

Il virus respiratorio sinciziale è lo spauracchio di bambini e famiglie soprattutto nella stagione più fredda, quella che inizia a novembre e terminerà attorno a marzo, dal momento che è in grado di provocare nei più piccoli complicanze serie come bronchioliti e polmoniti.

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica "The Lancet" nella sezione Respiratory Medicine, al quale ha preso parte anche l'università di Pisa, ha identificato il Bel Paese come il luogo in cui in Europa i bambini si ammalano con più probabilità e più spesso, in età prescolare, di virus respiratorio sinciziale (RSV). Questo comporta che perdano giorni di scuola e i loro genitori siano costretti ad assentarsi, per quasi una settimana dal lavoro.

Lo studio sui bambini d'Europa

Lo studio per indagare la diffusione del virus respiratorio sinciziale è iniziato nel 2020 e terminato nel 2023, coinvolgendo 3414 bambini provenienti da Belgio, Spagna, Italia, Regno Unito e Paesi Bassi.

Ai piccoli di età compresa tra gli 0 e i 5 anni che si presentavano dal proprio pediatra con sintomi influenzali è stato dunque proposto un test per identificare se fossero la conseguenza dell'infezione da RSV. Come riporta la ricerca, 1124 bimbi sono risultati positivi, confermando che nel 32.9% dei casi il motivo della loro infezione respiratoria acuta era proprio l'RSV.

I piccoli hanno manifestato sintomi della malattia per un periodo che durava mediamente 12 giorni, anche se 451 bambini avevano ancora delle rimanenze del malanno al 14esimo giorno dalla diagnosi e al trentesimo. I bimbi in generale avevano bisogno di un numero di visite dal pediatra o da esperti compreso tra 1 e 3, con un maggior numero di analisi nel caso in cui il bebé con RSV avesse meno di un anno di vita.

Tra assenze da scuola e visite dagli specialisti a rimetterci, come riporta la ricerca, sono stati anche i genitori che nel 45% dei casi ha dovuto assentarsi dal lavoro, perché il 70% dei bimbi ha perso giorni di scuola, per poter guarire dalla propria malattia.

I bambini italiani: i più malati e i più curati

A stupire i ricercatori è stata però la differente distribuzione del virus, nel corso degli anni, sul territorio europeo preso in esame. Tra tutti i Paesi partecipanti è stata l'Italia ad aggiudicarsi la medaglia d'oro, registrando nei bambini un tasso di positività all'RSV del 42.6%. Sempre nel Bel Paese i piccoli hanno ricevuto il numero maggiore di visite con uno specialista, 3, contro la media di 1.4 dei Paesi Bassi e nel 76.8% dei casi ha ricevuto una ricetta dal medico con la raccomandazione di somministrare al bimbo broncodilatatori o antibiotici. Circa il 46% di mamme e papà italiani si è dovuto assentare dal lavoro per curare i propri bambini che non hanno dunque potuto andare a scuola, all'asilo o presso i centri di assistenza alla prima infanzia, perdendo una media di 4.1 giorni lavorativi, contro i circa 1,3 giorni persi dai genitori spagnoli.

Caterina Rizzo (foto), ordinaria di Igiene e Medicina Preventiva all’Università di Pisa
Caterina Rizzo, ordinaria di Igiene e Medicina Preventiva all’Università di Pisa. Credits: UniPi

"I risultati del nostro studio – spiega la professoressa Caterina Rizzo, ordinaria di Igiene e Medicina Preventiva all’Università di Pisa – mettono in luce quanto sia necessario migliorare la prevenzione per alleviare, soprattutto nel periodo invernale, quando il virus circola di più, il carico sulle famiglie e sui sistemi sanitari". La docente ha fatto riferimento, tra le strategie di prevenzione, che possono portare i piccoli a non sviluppare il virus o a risparmiarsi la forte sintomatologia correlata, il nuovo anticorpo monoclonale in grado di immunizzare i neonati, di cui aveva parlato a Fanpage.it la dottoressa Paola Marchisio e il vaccino per le donne in gravidanza, con il quale i piccoli sono protetti dall'infezione fin dal primo giorno di vita.

8 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views