I bimbi già a 3 anni comprendono gli altri nel profondo, grazie ai neuroni a specchio: il nuovo studio
I bambini a soli 3 anni sono già in grado di comprendere nel profondo gli adulti che hanno davanti, grazie ai neuroni a specchio.
A rivelarlo è stato un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica PNAS e condotto grazie ad una collaborazione tra il docente Giacomo Rizzolatti, pioniere nella scoperta dei neuroni a specchio, dell’Università di Parma, e un team di ricercatori del Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica, Campus di Milano, composto dalle dottoresse Cinzia Di Dio, Laura Miraglia, Giulia Peretti e coordinato da Antonella Marchetti.
Lo studio sui bimbi di 3 anni
Lo studio è stato condotto su un gruppo di bambini di età compresa tra i 3 e i 6 anni, dei quali è stata indagata la funzionalità dei neuroni a specchio.
“É importante sapere che i bambini già così piccoli sono equipaggiati del sistema di risonanza dei neuroni a specchio, che rappresentano quei mattoncini sui quali costruiranno con sviluppo ed esperienza una comprensione del mondo sociale sempre più dettagliata”, spiega in un comunicato stampa la dottoressa Antonella Marchetti che ha coordinato il gruppo di ricerca.
I neuroni a specchio, infatti, come specifica uno studio pubblicato sulla National Lybrary of Medicine sono dei neuroni in grado di attivarsi sia quando si guardano gli altri compiere un’azione che quando la compiamo noi stessi.
Proprio per questo sono alla base della socializzazione e dell’empatia tra esseri umani, poichè permettono di imparare a compiere delle azioni (come nel caso dei bimbi piccoli che osservano i loro genitori) e sono alla base anche di più complessi atteggiamenti e pensieri umani.
I bimbi che hanno partecipato alla raccolta dei dati hanno dovuto compiere delle azioni molto semplici e di loro gradimento, mangiare e giocare con delle formine di carta.
I ricercatori hanno studiato l’attivazione nel loro corpo del muscolo miloideo, un muscolo che si trova tra la bocca e il mento e che svolge un ruolo cruciale nella masticazione e nella deglutizione.
Il muscolo si attivava correttamente ogni volta che i piccoli portavano qualcosa alla bocca, diversi millisecondi prima che l’azione fosse portata a conclusione, e ogni volta che lo faceva qualcuno posizionato davanti a loro.
Mentre lo stesso muscolo rimaneva fermo quando si occupavano di porre le formine di carta nell’apposito contenitore. Questo ha dimostrato, come altri studi fatti in precedenza, che i bimbi già a 3 anni mettono in moto una catena pianificata di eventi motori volti a portare a termine un’azione, ma soprattutto, per la prima volta, che già così piccoli sono in grado di comprendere le intenzioni di chi hanno davanti. Abilità che, spiega lo studio, quando sono più piccoli avviene in maniera più ritardata ma si affina con l’età migliorando quando arrivano all’età scolare.
Avere una chiara idea di come funzionano i neuroni a specchio dei bambini, così presto, è molto importante perché tra le varie caratteristiche di questi neuroni c’è il fatto che il loro malfunzionamento possa essere collegato a disturbi come l’autismo.
Infatti la dottoressa Marchetti ha concluso spiegando l’importanza degli studi sui bimbi così piccoli in ottica di diagnosi precoci:
“Questi risultati sono rilevanti anche in ottica di diagnosi precoce, per esempio nel caso di bambini con disturbo dello spettro autistico, perché renderebbero possibile una valutazione strumentale psicofisica di un eventuale deficit di comprensione delle intenzioni e di possibile compromissione di precursori fondamentali per lo sviluppo di competenze sociali”.