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I bimbi agiscono spinti dalla loro morale già a 5 anni, secondo uno studio: “Seguono la loro bussola interiore”

Una nuova ricerca condotta grazie all’unione di ricercatori italiani, giapponesi e del Regno Unito, ha scoperto che i bambini già a 5 anni danno giudizi morali e agiscono guidati dalla loro bussola interiore.
A cura di Sophia Crotti
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bimbi si aiutano a vicenda

I bambini, quando si trovano a scegliere, sanno sempre cosa è giusto e cosa è sbagliato e agiscono di conseguenza, anche prima di iniziare le elementari. È quanto ha scoperto la nuova ricerca realizzata dall'Università Cattolica di Milano, grazie a una collaborazione internazionale con le università di Kyoto e del Regno Unito, che ha coinvolto un gruppo di bambini italiani e giapponesi. 

L'esperimento con bambini e robot

La ricerca, realizzata su un gruppo di bambini italiani e giapponesi di età prescolare, era volta a indagare la differenza di background culturale, dovuta alla diversa provenienza dei piccoli.

I ricercatori hanno infatti fatto vedere ai bambini una serie di video in cui vi erano dei personaggi che trasgredivano alle regole della morale. Talvolta degli esseri umani, altre dei robot, rubavano oggetti non propri e si rifiutavano di condividerli o riconsegnarli una volta colti in flagrante. A questo punto i piccoli sono stati sottoposti a una serie di domande, volte a cercare comprendere la loro opinione riguardo le azioni appena viste dallo schermo. "È giusto o sbagliato ciò che hai visto?"; "Come credi che si senta il protagonista dell'azione?; "Se fossi stato in lui, come staresti ora?". 

I piccoli innanzitutto hanno dimostrato di umanizzare i robot al punto tale da non fare differenze con gli umani, nell'esprimere il proprio giudizio morale su di loro. "Per i bambini rubare e non condividere è sempre sbagliato, a prescindere che a compiere l'azione sia un personaggio in carne ed ossa o un robot" ha spiegato la docente Antonella Marchetti, Direttrice del Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica, Campus di Milano e del CERITOM, che ha coordinato lo studio.

L’idea che i bambini “umanizzino” robot non è nuova, ma qui appare ancora più evidente: la forma, i movimenti, l’intenzione percepita rendono il robot un agente morale ai loro occhi" ha fatto sapere in una nota stampa il Gemelli.

Le differenze di giudizio morale

I bimbi giapponesi e italiani hanno dunque fatto comprendere agli studiosi che ormai la distinzione tra robot e esseri umani si è del tutto affievolita. Tuttavia, i piccoli scelti arrivavano da contesti culturali completamente diversi, quello italiano e quello giapponese. Dai giudizi espressi dai bambini è risultato che i nati nel Bel Paese, rispetto ai coetanei nipponici, sono soliti esprimere giudizi morali più netti e severi. Per loro rubare e non condividere è sempre sbagliato, perché è contro le regole, infatti i bimbi non hanno attribuito grosse emozioni negative al trasgressore, portando la colpa più verso l'esterno che non all'interno.

Per i bambini giapponesi, invece, il più grosso affronto non era commesso nei confronti della legge ma della morale dell'altro, i piccoli hanno attribuito molte emozioni negative ai trasgressori non in grado di condividere. Questa peculiarità, secondo i ricercatori, deriverebbe da una specifica impostazione culturale che porta le famiglie nipponiche a trasmettere, fin dalla nascita, ai figli il valore della condivisione e del rispetto delle emozioni proprie e dell'altro, elemento essenziale per rafforzare i rapporti e correggere i comportamenti sbagliati di ognuno.

L'importanza dello sguardo dei genitori

Le risposte dei piccoli, riguardo ai sentimenti che avrebbero provato, se fossero stati loro i trasgressori rappresentati dai filmati, hanno dimostrato quanto i giudizi dei genitori siano per loro importanti. I ricercatori hanno ipotizzato che ogni volta che i piccoli commettono qualcosa di moralmente sbagliato, i loro genitori li guardino con delusione o li invitino a immedesimarsi nella vittima delle loro azioni, a prescindere dall'estrazione culturale. Bimbi italiani e giapponesi hanno iniziato a provare forti emozioni negative, dal senso di colpa, al disagio anche se i nipponici hanno dimostrato di provare queste emozioni più intensamente.

"Per concludere possiamo dire che i bambini già a 5 anni agiscono seguendo la morale, quelli italiani pensando all'importanza di non trasgredire le regole, se non vogliono subire conseguenze negative, quelli giapponesi spaventati all'idea di compromettere la relazione con l'altro" ha spiegato Marchetti.

L'invito dei ricercatori è quello che i genitori guardino ai bambini con occhi nuovi, non come piccoli adulti, ma come esseri capaci di avere uno sguardo morale lucido su situazioni, uomini e macchine.

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