I bambini possono conoscere il significato delle parolacce? Il parere dello psicologo
Bimbi e parolacce sembrano un binomio impossibile, eppure i piccoli sentono ripetere queste parole, che il dottor Simone Sulpizio, docente di psicologia generale presso l'Università Bicocca, ci ha spiegato rientrare tra le parole tabù, tra gli adulti o i compagni di classe fin da piccolissimi.
Il docente ci ha spiegato che la cosa più importante è cercare di non spaventare i bimbi riguardo queste parole, quanto più spiegare loro quali sono i contesti appropriati in cui dirle:
"Ci si preoccupa delle parolacce, ma spesso i bimbi le dicono senza saperne il significato, esistono anche intere perifrasi che possono essere denigratorie per qualcuno. L'importante è conoscere il contesto in cui le parole si possono dire, in un contesto sbagliato anche una frase in dialetto può essere stonata, non solo una parolaccia".
I bambini possono conoscere le parolacce?
È una domanda non banale, sulla quale gli psicologi si interrogano sin dagli anni Novanta. Alcuni autori americani hanno fatto un po’ di raccolta dati sul campo, tramite dei questionari sottoposti ai genitori o annotando ciò che sentivano in contesti in cui c’erano i bambini.
Loro suggeriscono che i bambini conoscono proprio bene le parole tabù, ossia tutte quelle parole che in alcuni contesti sono inappropriate, tra le quali rientrano anche le parolacce. Sembrerebbe proprio che l'acquisizione del lessico tabù avvenga di pari passo con lo sviluppo del linguaggio del bambino, ossia i bimbi imparano a parlare e mano a mano che conoscono nuove parole, imparano anche il lessico tabù.
Già i bimbi della scuola materna e delle elementari conoscono le parolacce. Queste parole tabù accompagnano i bambini nella crescita, e cambiano e si modificano man mano che diventano adulti: quando sono piccoli ritengono parolacce parole come “cacca, pupù o puzza”, parole che quando saranno adulti comunque non useranno, ma non certo perché le considerano delle parolacce o delle parole tabù.
E se un bimbo torna a casa e chiede al genitore cosa significa una parolaccia, l'adulto come può comportarsi?
Prima di rispondere a questa domanda devo dire che ancora oggi non è chiaro perché alcune parole diventino tabù, sono parole che solitamente hanno un alto livello di attivazione, ossia quando qualcuno le pronuncia tendiamo ad interessarci in negativo.
Questa premessa serve per dire che non è semplice capire se i bambini diventano sensibili a queste parole tabù perché le percepiscono come molto negative o invece perché vengono associate da caregiver, insegnanti, adulti e genitori a una proibizione.
In ogni caso il bimbo, in maniera del tutto naturale, sarà incuriosito da una parola che non conosce o che non può dire e ne chiede il significato ai genitori o ai caregiver, anche semplicemente ripetendo: “Il mio amico ha detto cacca”.
Al genitore a questo punto sta dare delle indicazioni normative riguardo ciò che è più opportuno dire con frasi come “Questa parola ha un brutto significato è meglio non dirla” oppure “Questa parola si può utilizzare a casa, come cacca, a scuola è meglio dire che devi andare in bagno”. Quindi si può spiegare il significato della parola e anche il suo contesto di utilizzo.
Ma gli adulti quando diventano genitori non possono più dire le parolacce davanti ai bambini?
No, un elemento importante è insegnare al bambino l’appropriatezza di ogni parola in base al contesto. Perché alla fine le parolacce sono un po' come il dialetto, dipendono in tutto dal contesto.
Non serve spaventarlo riguardo le parole tabù, dicendogli che non vanno mai dette, semplicemente perché non esiste una parola che lui da solo nella sua stanza non possa dire.
Nonostante ciò credo sia normale che i genitori davanti ai figli cerchino di non dire le parolacce, ma è altrettanto normale che camminando per strada vicino al figlio, se per qualsiasi motivo si feriscono, possano dire una parola tabù, anche molto brutta, senza sentirsi eccessivamente in colpa. A quel punto basta spiegare al bimbo perché si è utilizzata quella parola, secondo me. Ovvio il bambino non deve pensare che può dire le parolacce ovunque si trovi.
È diverso se il bambino usa la parolaccia contro la maestra rispetto al ripetere una parolaccia detta da un compagno?
Se il bimbo rivolge una parola tabù all'insegnante la sta insultando, ma anche in questo caso ci sono due possibilità da valutare, magari non sa cosa significa e l'utilizzo della parola è legato al caso. L'utilizzo della parola è del tutto inappropriato se è utilizzata con la volontà di insultarla.
Anche in questo caso bisogna spiegare al bambino o il significato della parola e il suo contesto o che non è corretto insultare le persone. A volte dimentichiamo però che non solo le parolacce sono offensive, pensiamo al mondo degli adulti e come ancora molti con le parole svalorizzino l’impegno delle donne per esempio, è importante educare bambini e adulti al linguaggio in toto.