I bambini piccoli iniziano a imparare la grammatica dalle parole degli adulti: lo studio
Un recente studio condotto dal MIT Language Acquisition Lab ha svelato nuovi dettagli su come i bambini piccoli apprendono il significato delle parole. La ricerca, pubblicata su Psychological Science suggerisce che già a partire dai due anni, i bambini utilizzano indizi grammaticali per comprendere nuovi termini, un risultato che sembrerebbe mettere in discussione teorie precedenti e offre una nuova prospettiva sulla costruzione del vocabolario infantile.
Una nuova prospettiva
Per molti anni, i ricercatori hanno ipotizzato che i bambini si basassero su una strategia, chiamata mutual exclusivity, secondo cui ogni parola nuova viene interpretata come un riferimento a un oggetto o concetto diverso da quelli già conosciuti. Tuttavia, lo studio del MIT propone che non sia questo il meccanismo principale attraverso il quale i bambini apprendono il linguaggio.
Secondo la nuova ricerca, i bambini sarebbero in grado di sfruttare segnali grammaticali e linguistici, come l'intonazione o l’enfasi con cui viene pronunciata una frase, per dedurre il significato di nuove parole. Per Athulya Aravind, professoressa associata di linguistica al MIT, anche i bambini molto piccoli possiedono una comprensione sofisticata della grammatica e sono capaci di utilizzarla per apprendere nuovi vocaboli.
L’importanza del focus nel linguaggio
La ricerca si concentra sul concetto linguistico di focus, ossia la "messa a fuoco" che si verifica quando si cerca di enfatizzare o dare risalto a un termine per segnalare un contrasto. A seconda della diversa messa a fuoco, infatti, la medesima frase può assumere sfaccettature diverse.
"Carlos ha dato a Lewis una Ferrari " implica un contrasto con altre possibili auto: avrebbe potuto dare a Lewis una Mercedes. Ma "Carlos ha dato a Lewis una Ferrari" implica un contrasto con altre persone: avrebbe potuto dare ad Alexandra una Ferrari.
Peter Dizikes, MIT News
Gli esperimenti condotti dal team del MIT hanno dunque coinvolto 106 bambini di due anni ai quali sono state mostrate delle scene animate con un personaggio (una volpe) che chiedeva loro di indicare diversi oggetti.
Il primo esperimento ha mostrato come l'intonazione influenzi la comprensione dei bambini. Dopo aver mostrato a schermo una coppia di oggetti e aver dato un nome solo a uno di questi oggetti ("Guarda, indico il blicket"), la volpe chiedeva al bambino di indicare il giocattolo, ossia l'altro oggetto non menzionato prima. I bambini sono stati quindi divisi in due gruppi. Un gruppo ha sentito la parola "giocattolo" pronunciata senza enfasi, mentre l'altro lo ha sentito con enfasi.
Gli esperimenti successivi hanno confermato come il focus sia cruciale anche per parole nuove. Senza enfasi, il 71% dei bambini associava una nuova parola all'oggetto noto; con enfasi, l'87% la collegava a un oggetto diverso. Il focus, quindi, sembra proprio giocare un ruolo chiave nell'apprendimento linguistico precoce.
Parole nuove: come i bambini interpretano il significato
I test successivi hanno dimostrato come il focus non si applichi solo a parole conosciute come “giocattolo”, ma anche a termini inventati come "wug" o "dax". Quando queste parole venivano pronunciate con enfasi, i bambini tendevano a interpretarle come riferite a oggetti diversi rispetto a quelli già nominati. Questo suggerisce che, anche in assenza di una conoscenza pregressa, i bambini usano l’intonazione per dedurre il significato di parole nuove.
Roman Feiman, coautore dello studio, ha sottolineato come questo approccio vada a risolvere un problema sollevato dalle teorie precedenti: se i bambini considerassero le parole come mutualmente esclusive per principio, non riuscirebbero a imparare che un animale può essere chiamato sia "coniglio" che "roditore”. Invece, l’enfasi usata dagli adulti diventa il vero indizio per guidare l’apprendimento.
Un approccio semplice ma rivoluzionario
Lo studio è stato descritto come un esempio di collaborazione interdisciplinare tra linguistica e psicologia, utilizzando concetti della linguistica per esplorare temi cari alla psicologia dello sviluppo. Gabor Brody, un'altra delle firme principali della ricerca, ha dichiarato che la semplicità della teoria presentata potrebbe avere un grande impatto, in quanto ribalta alcune concezioni tradizionali su come i bambini acquisiscano il linguaggio.
Secondo Aravind, l’idea chiave è che i bambini non abbiano un bias innato verso la “mutual exclusivity”, ma anzi siano influenzati dal modo in cui gli adulti utilizzano il linguaggio. Se una parola non viene enfatizzata, i bambini tendono a considerarla compatibile con altre parole già conosciute, rendendo l’enfasi un segnale fondamentale per distinguere nuovi concetti.
Implicazioni per il futuro della ricerca
Questa nuova prospettiva offre spunti interessanti per futuri studi sul linguaggio. I ricercatori hanno suggerito di esaminare le interazioni naturali tra genitori e bambini per osservare come l’enfasi venga utilizzata nel contesto quotidiano. Inoltre, sarebbe utile esplorare il ruolo del focus in altre lingue, specialmente quelle che segnalano il contrasto attraverso l’ordine delle parole piuttosto che con l’intonazione.
L’idea che i bambini utilizzino le conoscenze linguistiche già acquisite per imparare ulteriori parole appare dunque decisiva nella ricerca sullo sviluppo linguistico. Secondo Aravind, il modo in cui i bambini sfruttano il focus risulta quindi un esempio di come la comprensione delle strutture linguistiche di base possa facilitare l’acquisizione di nuovi termini e pone l'accento sull'importanza ricoperta dal dialogo che i genitori instaurano con i loro figli anche durante le fasi di crescita in cui i piccoli non sono ancora in grado d'intavolare una conversazione strutturata.
Chiacchierare con i bimbi piccoli, infatti, non solo contribuisce a rafforzare il legame emotivo tra genitori e figli, ma aiuta i piccoli a fare propri i rudimenti del linguaggio.