“I bambini con dislessia o discalculia non hanno pregiudizi nei confronti delle altre persone”: lo studio
Discalculia e dislessia sono, per fortuna, sempre più diagnosticate tra i bambini, dal momento che una mancata diagnosi può provocare in loro bassa autostima, ansia e il rigetto della scuola.
Seppur una volta diagnosticati questi due disturbi indichino alcune difficoltà nei bambini ad esprimersi, a leggere o a far di conto, questo studio, si è soffermato, invece, sulle abilità che invece queste diagnosi portano con sé.
Le abilità dei bambini con diagnosi di dislessia e discalculia
Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica "Neurodiversity" e condotto su 460.000 persone ha dimostrato infatti che chi aveva ricevuto in infanzia una diagnosi di dislessia o di discalculia, da adulto era meno propenso ad avere dei pregiudizi nei confronti delle minoranze.
Per scoprirlo i ricercatori dell’Università di Plymouth, hanno fatto fare ai partecipanti un particolarissimo test, l’Implicit Association Test (IAT), un test che consiste nel sottoporre in maniera molto rapida una serie di immagini ai partecipanti, relative a particolari gruppi sociali, i quali le devono categorizzare in pochissimo tempo, in modo da dichiarare i propri pregiudizi impliciti.
Gli scienziati, prima di osservare i risultati, come si legge dallo studio, ipotizzavano che per le persone con dislessia fosse meno probabile avere dei pregiudizi su determinati gruppi sociali, dal momento che le associazioni mentali per loro sono più complesse.
Tra le immagini mostrate ai partecipanti ve ne erano alcune che avrebbero potuto mettere in mostra pregiudizi razziali, altre nei confronti dell’autismo, altre verso gli immigrati, altre ancora nei confronti di persone con disabilità. I partecipanti hanno associato ogni immagine alla categoria che ritenevano più corretta rivelando che le intuizioni degli studiosi erano corrette.
I risultati
I risultati dei test hanno dimostrato che le persone con diagnosi di dislessia, avvenuta in infanzia, avevano maggiore difficoltà a reagire velocemente, assecondando uno stereotipo ed infatti, rispetto ai soggetti senza alcun disturbo del neurosviluppo, avevano livelli di pregiudizi impliciti nettamente inferiori.
Ma i risultati più strabilianti sono stati quelli mostrati dai soggetti con discalculia, i quali non hanno mostrato nessun tipo di pregiudizio razzista o abilista.
“I bambini imparano fin da piccolissimi a categorizzare le persone in gruppi sociali, come fosse qualcosa di implicito e automatico. Sembra quasi che si nasca con l’idea di conoscere intrinsecamente la razza o il genere delle persone e che di conseguenza si mostrino pregiudizi impliciti e psicologici su questo”. Ha spiegato il dottor Cross, una delle principali firme dello studio, che si è detto, invece enormemente soddisfatto di riconoscere che questi giudizi impliciti negli adulti con dislessia e discalculia, diagnosticate in infanzia, non vi erano.
“Il nostro studio mostra che ci sono gruppi all'interno della società che, manifestando difficoltà nello sviluppo delle capacità di lettura e scrittura e calcolo, potrebbero non sviluppare questi pregiudizi. Non avere questi pregiudizi è ovviamente una buona cosa, per gli individui interessati e per la società moderna nel suo complesso".
I bambini con dislessia e discalculia, più che da imparare hanno da insegnare
Lo studio dunque ha dimostrato come dei bambini che spesso si trovano in contesti in cui si sentono in difficoltà, diversi, non capaci come i loro compagni, prima di una diagnosi, avrebbero in realtà molto da insegnare.
"La nostra ricerca cerca sempre di esplorare se ci sono modi per considerare una difficoltà nell’apprendimento, come qualcosa di più che un semplice problema. Sulla base di questo nuovo studio, possiamo vedere come le persone con dislessia e discalculia non siano potenzialmente influenzate da molte delle regole della società nel modo in cui lo sono coloro che non hanno tale condizione. Ciò rafforza il messaggio che non tutti devono essere allo stesso livello di competenza, poiché possono portare altri punti di forza al tavolo della società".
Ha concluso il dott. Atherton, un altro nome che ha firmato lo studio, sperando in un mondo in cui per ogni bambino si possano esaltare i punti di forza, più che quelli di “diversità” rispetto agli altri.