I 7 errori da non commettere per non crescere bambini viziati: “Tutti i genitori prima o poi ci cascano”
I genitori vogliono sempre il meglio per i propri figli, tuttavia mostrarsi perennemente accomodanti per evitare pianti o capricci, molto spesso non significa affatto fare il loro bene. Benché non ne siano consapevoli, infatti, i bambini hanno bisogno di limiti e regole per orientare il proprio comportamento.
Per questo, frasi come "Va bene, ma solo per questa volta" possono inviare messaggi fuorvianti ai piccoli, poiché suggeriscono loro la possibilità di spingersi oltre i limiti imposti. Dopotutto, se con qualche mugugno si è ottenuto ciò che si voleva, perché non riprovarci?
Non sempre però è così semplice accorgersi della situazione. L'Huffpost statunitense si è pertanto rivolto a un gruppo di psicologhe per individuare sette atteggiamenti che, benché apparentemente innocui, rischiano di crescere bambini un po' troppo viziati.
Cosa significa crescere un bambino "viziato"?
Secondo Ann-Louise Lockhart, psicologa infantile e coach per genitori, un bambino "viziato" è colui che impara a ottenere ciò che vuole senza sforzo e senza tenere conto degli altri.
Non esiste un "gene del vizio", precisa Michele Borba, psicologa dell'educazione, autrice del libro Thrivers. Sono invece le interazioni quotidiane tra genitori e figli a influenzare tale comportamento.
Spesso, infatti, mamme e papà pensano che concedere ai figli tutto ciò che desiderano sia un modo efficace per crescerli felici. In realtà, sottolinea Borba, questo approccio solitamente porta esattamente al risultato opposto, modellando il carattere di bambini che si sentono autorizzati a tutto senza meritarselo.
Eileen Kennedy-Moore, psicologa e podcaster, preferisce invece concentrarsi sui comportamenti specifici che un bambino fatica a gestire, come accettare un "no" come risposta, piuttosto che etichettare un bambino come "viziato".
Frasi da evitare: i rischi del "solo questa volta"
Una delle frasi più comuni tra i genitori che rischiano di crescere bambini poco avvezzi ai limiti è il fatidico "Va bene, ma solo questa volta", pronunciata quando il bambino insiste per qualcosa (un oggetto, un cibo o un comportamento) che il genitore ha inizialmente negato.
Secondo Lockhart, questa espressione comunica ai bambini che le regole e i limiti siano sempre flessibili e possono essere infranti con un po' d'insistenza. Di conseguenza, i bambini imparano a ottenere ciò che vogliono attraverso la persistenza.
Kennedy-Moore consiglia invece di essere coerenti nelle risposte. Se si dice "no", è importante mantenere quella decisione, magari spiegando il perché, ma senza sentirsi obbligati a convincere il bambino della giustezza della scelta. Tale approccio insegna ai bambini a gestire la delusione e a capire che i confini esistono per una ragione.
L'uso delle ricompense: pro e contro
Promettere premi in cambio di comportamenti corretti ("Se fai i compiti ti compro il fumetto") può, alla lunga, essere controproducente. Se infatti le prime volte questo meccanismo stimolerà effettivamente il bambino a compiere azioni considerate positive, farne un'abitudine rischia di creare un circolo vizioso secondo il quale il piccolo deciderà di comportarsi bene solo se avrà qualcosa in cambio.
Lockhart suggerisce, piuttosto, di puntare su conseguenze naturali e rinforzi positivi. Per esempio, dire: "Hai finito i compiti in tempo, ora puoi giocare prima di cena" può incoraggiare comportamenti positivi senza l’uso di premi materiali.
Le ricompense dovrebbero essere riservate ai traguardi veramente significativi, come il miglioramento dei voti in pagella o il conseguimento di un obiettivo importante. Per i comportamenti quotidiani semplici (per quanto importanti per strutturare il comportamento) possono bastare espressioni di approvazione, come un "bravo!".
L'importanza di saper aspettare
Dare tutto e subito ai figli è un ottimo modo per crescere futuri adulti impazienti e incapaci di gestire la frustrazione dell'attesa. Insegnare ai bambini a saper aspettare è invece fondamentale per il loro sviluppo emotivo. Borba consiglia di utilizzare situazioni quotidiane per insegnare la pazienza.
Ad esempio, dicono le esperte, se il bambino interrompe mentre si è al telefono, lo si può invitare a cantare una canzone o contare fino a dieci mentre aspetta. Questo li aiuta a gestire l'attesa e a comprendere che non possono sempre avere tutto e subito.
Promesse che non si possono mantenere
I bambini vivono nella costante applicazione del detto secondo il quale è sempre meglio un uovo oggi che una gallina domani. Loro vivono nel presente faticano a mantenere promesse a lungo termine.
Per questo, spiega Kennedy-Moore, se si vuole ottenere un comportamento che abbia una proiezione nel futuro è sempre meglio parlare ai bimbi di conseguenze naturali e vantaggi immediatamente comprensibili: se, per esempio il bambino non vuole vestirsi, un genitore potrebbe spiegargli che se si prepara velocemente, avrà tempo per giocare prima di andare a scuola.
Non evitare le responsabilità
Dire a un bambino "Non devi farlo se non vuoi" può trasmettere l’idea che sia possibile evitare le responsabilità se non ne ha voglia. Questo atteggiamento però rischia di minare la capacità di gestire situazioni scomode o impegnative.
Lockhart consiglia quindi di riconoscere i sentimenti del bambino ("So che non ti va"; "Capisco sia difficile"), ma di invitarli comunque a rispettare l'impegno.
Un grande classico è il desiderio di mollare uno sport prima del tempo. In questi casi l'approccio consigliato è quello di stabilire insieme al piccolo un periodo di tempo ragionevole (magari non tutto l'anno, ma nemmeno si può lasciare dopo un allenamento) entro cui dovrà impegnarsi, per poi valutare la situazione.
Ripetere troppo spesso le istruzioni
Se ci si ritrova a ripetere la stessa richiesta più volte, si rischia di insegnare al bambino a ignorare le prime istruzioni.
Kennedy-Moore suggerisce pertanto di assicurarsi di aver ottenuto l'attenzione completa del bambino, magari mettendogli una mano sulla spalla o guardandolo negli occhi, prima di dare indicazioni brevi e chiare. Un atteggiamento fermo e attento può essere molto più efficace di una ripetizione continua.
Insegnare a condividere
L'ultimo madornale errore riguarda infine un'eccessiva passività quando ci si accorge che il bambino fatica a condividere con il prossimo.
Secondo la dottoressa Borba tale atteggiamento non aiuta i bambini a imparare la reciprocità. Invece, è importante far riflettere il bambino su come si sentirebbe se fosse lui a non ricevere il giocattolo. Parlare di sentimenti e insegnare empatia aiuta i bambini a capire l'importanza di dare, non solo di ricevere.