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I 6 segreti per crescere bambini che amano imparare: “Più autonomia e niente interrogatori sulla scuola””

Molti bambini e ragazzi perdono interesse per la scuola già nei primi anni. Secondo gli esperti però, i genitori possono aiutare i propri figli a ritrovare la curiosità smarrita, a patto di non esercitare pressioni eccessive, che spesso ottengono l’effetto opposto. Il segreto per riuscire in questa impresa? Favorire l’autonomia, dialogo e le connessioni tra studio e interessi personali.
A cura di Niccolò De Rosa
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La scuola dovrebbe essere un luogo di scoperta e crescita, ma non è raro che i bambini perdano interesse per lo studio. Spesso i genitori non si accorgono subito del calo di motivazione nei figli (o vanno nel panico quando si rendono conto della situazione), il che può avere conseguenze negative sul loro rendimento scolastico e sullo sviluppo personale.

Secondo Jenny Anderson, giornalista, esperta di educazione e autrice di saggi, i genitori possono però giocare un ruolo fondamentale nell'incoraggiare la curiosità e il desiderio di apprendere, a patto però di non cadere nella trappola delle pressioni eccessive o del controllo maniacale per spronare i ragazzi a diventare studenti modello. In un articolo comparso sul sito della CNBC, Anderson ha quindi indicato alcune strategie efficaci per stimolare la curiosità e il desiderio d'apprendimento dei figli senza che questi se ne accorgano.

Autonomia e responsabilità: imparare dalle proprie scelte

Per Anderson, uno dei modi migliori per aiutare i bambini a sviluppare la motivazione è concedere loro autonomia nelle decisioni quotidiane, pur mantenendo dei limiti chiari. Ad esempio, invece di imporre un orario rigido per i compiti, può essere utile lasciare che decidano loro quando e come organizzarsi, facendo però in modo che il lavoro venga comunque completato. In questo modo, i bambini imparano a gestire le proprie responsabilità e a trarre insegnamenti anche dagli errori. L'obiettivo è far sì che, una volta cresciuti, siano in grado di prendere decisioni con maggiore consapevolezza.

Vietato alimentare preconcetti

Spesso gli adulti tendono a etichettarsi con frasi come "non sono portato per la matematica" o "la scienza non fa per me". Questi atteggiamenti, per quanto apparentemente innocui, in realtà possono influenzare negativamente i figli, trasmettendo l'idea che certe abilità siano innate e non sviluppabili. Al contrario, è fondamentale incoraggiarli a vedere le competenze come qualcosa che si può acquisire con l'impegno e la pratica. La cosiddetta "mentalità di crescita" aiuta i bambini a essere più aperti alle sfide e a non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà.

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Mostrare interesse per ciò che fanno a scuola

Sì, probabilmente le prime interazioni saranno piuttosto frustranti ("Come è andata a scuola?"; "Bene"; "Che avete fatto?"; "Niente"), tuttavia un dialogo quotidiano affrontato con le giuste domande può fare la differenza nel mantenere viva la curiosità.  Porre ai figli questioni più specifiche – come chiedere cosa abbiano trovato interessante in una lezione, o come abbiano vissuto un'attività particolare – li aiuta infatti a riflettere su cosa li appassiona di più. In questo modo, il genitore non agisce come una mamma o un papà "elicottero", ma mostra un interesse genuino per la loro esperienza scolastica. Inoltre, queste conversazioni favoriscono la consapevolezza di sé e la capacità di esprimere le proprie opinioni.

Partire dalle esperienze positive

Parlare solo delle difficoltà scolastiche può creare ansia e frustrazione nei ragazzi. È più produttivo iniziare le conversazioni ponendo domande sugli aspetti positivi della loro giornata – che non devono per forza riguardare voti o lezioni, ma anche un'interazione appagante o una battuta particolarmente divertente da parte di un compagno di classe – per poi affrontare eventuali problemi con maggiore serenità. Ad esempio, invece di chiedere subito "Come è andato il compito di storia?", si può cominciare con "Hai fatto qualcosa di interessante oggi?". Questo approccio aiuta i ragazzi ad aprirsi e a parlare più liberamente delle loro difficoltà.

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Condividere i propri errori per insegnare la resilienza

Mostrare ai figli che anche gli adulti sbagliano (o hanno sbagliato in passato) è un ottimo modo per aiutarli a sviluppare un atteggiamento positivo nei confronti degli errori, i quali non devono essere visti come un'onta che marchia a fuoco il futuro di chi li commette, ma come preziose occasioni per imparare a fare meglio

Raccontare esperienze personali di fallimento e come si è rimediati ad essi può ridurre la paura di sbagliare e incentivare una mentalità resiliente. La perfezione non è l'obiettivo, ma piuttosto la capacità di imparare dagli errori e migliorarsi costantemente.

Collegare lo studio agli interessi personali

Molti studenti non vedono il collegamento tra ciò che studiano e la loro vita quotidiana. I genitori possono però aiutarli a fare queste connessioni: ad esempio, se un bambino ama i videogiochi, si può spiegare che la loro creazione richiede conoscenze di matematica, fisica e informatica. Quando gli studenti comprendono l'utilità concreta di ciò che apprendono, sono più motivati a impegnarsi nello studio.

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