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“Ho tolto il cellulare a mia figlia e lei è rinata”: la lettera della madre per riflettere sull’uso dei social

Una madre americana ha raccontato gli effetti devastanti dei social media sulla salute mentale della figlia e la scelta di negarle il cellulare fino alle superiori.
A cura di Niccolò De Rosa
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madre e figlia

Il rapporto morboso tra giovani e social media è da anni uno dei temi più dibattuti tra psicologi e pedagogisti. Se infatti molti studi hanno ormai confermato l'impatto negativo correlato all'utilizzo eccessivo di simili strumenti, tanti esperti non sono convinti che vietarli del tutto sia una scelta efficace per tutelare la salute mentale dei ragazzi.

Che fare però quando l'uso del cellulare arriva a trasformare la personalità dei figli escludendo dalla quotidianità qualsiasi altro interesse o attività scolastica? È ciò che si è chiesta una madre americana che dopo mesi molto complicati ha deciso di togliere il cellulare alla figlia preadolescente per salvarla dall'abisso di comportamenti nocivi e autodistruttivi nel quale stava sprofondando.

La donna ha poi raccontato la sua esperienza in una lettera pubblicata dal quotidiano britannico The Guardian.

Gli inizi e il rapido peggioramento

Tutto ha inizio quando, poco prima dell'inizio delle scuole medie, la figlia dell'autrice della lettera riesce a comprarsi un piccolo smarphone con i soldi guadagnati portando a spasso i cani del quartiere durante l'estate. La madre aveva stabilito regole precise per incentivare buoni voti e comportamenti responsabili, ma non poteva immaginare che quel telefono avrebbe condizionato in modo così significativo la vita della figlia.

Come molti genitori, la donna vedeva infatti nel cellulare soprattutto un dispositivo di sicurezza per rimanere sempre in contatto con la figlia. Uno strumento molto utile ora che la ragazza avrebbe cominciato una nuova scuola e sarebbe stata un po' più autonoma.

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La situazione però inizia ad aggravarsi rapidamente e in pochi mesi il comportamento della figlia muta radicalmente: cominciano ad arrivare brutti voti, bugie reiterate per nascondere le attività quotidiane e perfino sospetti episodi di autolesionismo.

"Il rullino fotografico documenta la spirale discendente di mia figlia. Selfie in lacrime, selfie con gli occhi gonfi, selfie di lei incapaci di uscire dalla camera da letto" racconta la donna.

La ragazza soffre di depressione

Con il continuo aggravarsi del rendimento scolastico della ragazza, la madre decide quindi di portarla da uno psichiatra, temendo che potesse soffrire di qualche disturbo dell'attenzione. Durante la visita però emerge una realtà assai più dura: la ragazza soffre di depressione e ansia, con una vera e propria ossessione per l'approvazione da parte dei suoi amici.

La diagnosi porta ad una terapia e alla prescrizione di alcuni farmaci che però non affrontano l'influenza pervasiva dei social media che la giovane continua ad usare senza troppe limitazioni. Un giorno però la madre riceve uno strano messaggio che mostra il selfie di un seno femminile che la donna riconosce essere quello di sua figlia.

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"Mia figlia è rimasta senza parola quando le ho mostrato la foto" spiega la madre nella lettera al Guardian. "Ho scoperto che aveva trasgredito i limiti che avevamo imposto e aveva utilizzato i social media fino alle prime ore del mattino".

Dopo un'intensa riunione di famiglia, la ragazza accetta dunque di rinunciare al proprio smartphone almeno fino all'inizio del successivo anno scolastico e gli effetti positivi non si lasciano attendere: nel giro di poche settimane la giovane torna ad essere allegra e vitale.

La ricaduta e la dura decisione

L'inizio delle lezioni corrisponde però ad un nuovo capitolo della vicenda. La figlia infatti riottiene il cellulare, seppur con regole molto restrittive sui tempi e le modalità di utilizzo. Quasi subito però la situazione ricomincia a degenerare: tornano le bugie, tornano le occhiaie, tornano i comportamenti elusivi.

La madre scopre anche che la ragazza tiene segreto un secondo cellulare e scorrendo i messaggi inviati e ricevuti da quel telefono, si rende così definitivamente conto del ciclo di dipendenza che stava minacciando la salute della giovane.

"I suoi scambi erano disperati. Supplicava le persone di rispondere, specialmente un ragazzo di nome Damien. Quando lui non ha risposto, ha detto che era depressa, che faceva sexting e gli ha mandato una foto delle tette" racconta.

Per proteggere la figlia, la donna decide dunque di perseguire una scelta drastica e toglie lo smartphone fino alla fine delle superiori. La decisione si rivela difficile, ma necessaria.

Senza il telefono, la ragazza torna infatti a essere se stessa e ad impegnarsi in attività sane, come lo sport e la lettura. Le due riescono così a ricucire il proprio rapporto e a riscoprire la gioia di stare insieme.

La lettera termina sottolineando come questa esperienza personale rispecchi in realtà una situazione diffusa in molte famiglie.

"Abbiamo bisogno di cambiamenti sia individuali che sistemici per controllare il nostro utilizzo del telefoni" conclude l'autrice. "Sono curiosa di sapere dove ci porteranno questi cambiamenti quando mia figlia inizierà la scuola superiore".

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