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“Ho scoperto il tumore mentre ero incinta di Myriam” la storia di Daria e di sua figlia nata prematura

Daria ha scritto a Fanpage.it per infondere speranza nei genitori dei bambini nati prematuri e in chi come lei, si trova a vivere e a dover curare un tumore, proprio mentre è in gravidanza. “In certe situazioni o bevi o affoghi, io mi sono fatta forza e ci siamo salvate entrambe”
A cura di Sophia Crotti
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mamma tin

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Daria Gianneschi, la mamma di Myriam, una bimba nata prematura, si è trovata a vivere contemporaneamente uno dei momenti più belli e uno degli attimi più spaventosi della sua intera vita.

Mentre era incinta di Myriam, la sua secondogenita, ha scoperto che la nausea e i dolori che provava non erano solo legati alla gestazione ma segnali che il suo corpo le stava mandando di un tumore che cresceva dentro di lei.

Ha iniziato la chemioterapia con la sua bimba nella pancia, molto spaventata, affidandosi ai medici che le hanno detto chiaramente che se non si fosse curata sarebbero morte entrambe. Myriam che lei definisce "un miracolo vivente" è nata prematura, a 5 mesi di gravidanza, tanto piccola che la sua mamma poteva tenerla nel palmo di una mano, ma così forte da essersi fatta spazio nel corpo di Daria nonostante la massa tumorale la stesse schiacciando.

La vita di Daria da quel momento in poi è cambiata per sempre: "Ho capito che in certe situazioni o bevi o affoghi e io ho combattuto insieme alla mia bambina. Grazie all'amore di parenti e medici ci siamo salvate entrambe".

Oggi Daria guarda crescere Myriam che ha 6 anni, forte e in salute, Pietro il fratello maggiore che le ha sempre aspettate a casa ed Emanuele, nato due anni dopo la sua sorellina, perché questa esperienza ha rafforzato ancora di più in lei il desiderio di diventare mamma.

Come è stato scoprire la gravidanza?

La scoperta è stata abbastanza normale, avevo già un figlio di 14 mesi, Pietro e, appena ho iniziato ad avvertire quelle nausee che mi ricordavano la gravidanza che avevo avuto precedentemente, ho fatto un test scoprendo così di essere nuovamente incinta.

Però, subito dopo ho iniziato a sentirmi male, avevo le braccia e le spalle indolenzite, mi facevano male i polmoni, sentivo dolori allo stomaco e sotto al seno. Inizialmente pensavo fosse gastrite o un’ernia cervicale, poi i dolori si sono aggravati.

bimba tin

Perché hai dovuto partorire prima del termine? 

Perché a 5 mesi di gravidanza ho iniziato ad avere delle vere e proprie crisi respiratorie e quindi sono andata all’Ospedale di Livorno, per capire di cosa si trattasse. Lì mi hanno ricoverata in ginecologia e ostetricia, convinti che io stessi così per la gravidanza, poi mi hanno detto che forse era un virus, forse una polmonite, insomma nessuno capiva con precisione cosa avessi.

Ogni volta tornavo a casa ma continuavo a stare male e ad avere dolori forti, fino a che mio padre ha iniziato a farsi sentire con i medici, chiedendo loro di farmi dei controlli più approfonditi.

A questo punto i dottori hanno contattato la cardiologia che mi ha fatto fare esami ed approfondimenti, tra cui una risonanza magnetica, da cui è emerso che avevo un linfoma a grandi cellule b mediastino. A quel punto mi hanno trasferita all’ospedale di Pisa, che è una sede universitaria, lì dalla ginecologia, mancandomi l'ossigeno nel sangue, nei polmoni e avendo io un polmone collassato, la vena cava spostata, tutti i vasi sanguigni schiacciati dalla massa tumorale, mi hanno ricoverato nella terapia intensiva di Pisa a Cisanello, in cardiochirurgia toracica.

Dopo 10 giorni sono andata in ematologia e ho iniziato la chemioterapia chiusa nella stanza dei trapianti dell’ospedale e il cortisone quotidianamente in flebo.

La bimba era ancora nella pancia?

Sì sì, Myriam era nella mia pancia durante le cure, i medici non sapevano dirmi se ce l’avremmo fatta, mi hanno solo detto che se si fossero trovati davanti ad una scelta, per prassi avrebbero dovuto salvare me e non la bambina.

tin

E tu non eri contemplata nella scelta?

No, nel senso che Myriam era in una condizione per la quale se la chemioterapia non avesse fatto effetto sul tumore che avevo nel corpo, i medici avrebbero dovuto farla nascere d’urgenza, mettendo comunque a repentaglio, oltre che la mia vita, anche la sua, vista l’eccessiva prematurità.

Proprio per questo di prassi si sarebbero concentrati sulla mia salute. Nonostante ciò fin dal primo momento hanno fatto il possibile per salvare entrambe.

E come ti sei sentita ascoltando queste parole?

Io a dire il vero non ho mai creduto che mia figlia non sarebbe nata, mi sentivo che ce l’avrebbe fatta.

Come è stato scoprire di avere un tumore proprio mentre eri incinta?

È stata dura, un vero e proprio dramma, non si è mai pronti a certe diagnosi. Ricordo che ero incredula, e continuavo a pensare solo ai miei bambini: come avrei fatto a vederli crescere? O, nel caso di Myriam, che era nella mia pancia, l'avrei vista nascere?

Però quando la vita ti butta addosso una diagnosi del genere o bevi o affoghi e io mi sono fatta forza per poter reagire. Sicuramente se fossi stata sola non avrei reagito allo stesso modo, ma io ero circondata dall’amore della mia famiglia e dei medici, che non mi hanno fatta mai sentire sola.

mamma tin

Mentre ti facevano le chemio avevi paura per la bimba?

Sì, ho anche dovuto firmare dei fogli a riguardo, ma i medici sono stati chiari fin da subito, se non mi fossi curata non ci sarebbero state speranze né per me, né per mia figlia.

Poi è nata la tua bimba..

Sì, è nata Myriam dopo soli 5 mesi di gravidanza, con un grave ritardo di crescita, dovuto al fatto che la massa tumorale l’aveva schiacciata. Lei aveva fatto il possibile per crescere, ma questo tumore sembrava non lasciare scampo a nessuna delle due.

Quindi non appena la massa tumorale si è un po' ridotta di dimensioni grazie alla chemio, i medici l'hanno fatta nascere con un cesareo programmato. La piccola ha dimostrato subito di che pasta era fatta, nonostante fosse così minuta già respirava da sola.

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Com’era Myriam quando è nata?

Era minuscola, pesava 800g per 30 cm, stava nel palmo della mia mano. Poi è stata 3 mesi in terapia intensiva e ha combattuto con tutte le sue forze, oggi ha 6 anni e sta bene. Ma ricordo che la prima volta che l’ho vista era così piccola da farmi pensare che non potesse essere figlia mia. Fa effetto vedere dei bimbi così piccoli e fa paura.

Io temevo non ce la facesse, invece a poco a poco la bimba è cresciuta.

Mentre era in tin, tu nonostante le cure potevi andarla a trovare?

Sì, io facevo la chemioterapia in ematologia all’ospedale di Pisa, attendevo il tempo richiesto dai medici, a volte un ciclo dura anche 5 ore, e poi uscendo da lì andavo in terapia intensiva dalla bimba e la tenevo in braccio. Quando non ero con lei i medici mi tenevano costantemente aggiornata sul suo stato di salute. Sono immensamente grata a tutto il team dell'ospedale Cisanello e Santa Chiara di Pisa.

Hai provato nei confronti di tua figlia una sorta di senso di colpa?

Sì, anche se sapevo che ce l’avrebbe fatta, avrei voluto portarla in grembo fino ai 9 mesi di gestazione e darle una gravidanza diversa. Oggi più che un senso di colpa a volte mi domando se lei in qualche modo si ricorda qualcosa di quel periodo, cosa ha davvero provato, cosa ha vissuto.

Ma sono domande che rimangono senza risposta, perché lei era troppo piccola per rendersene conto. Non posso fare altro che pensare che mentre il tumore cresceva dentro di me, lei era lì e che questa esperienza l’abbiamo vissuta insieme. Lei è proprio un miracolo vivente.

mamma tin

Questa esperienza ha cambiato la tua idea di maternità?

Ha cambiato radicalmente la mia vita a dire il vero, non sono più quella di prima, un tempo soffrivo anche per delle cose piccole, oggi quelle stesse cose le guardo con il giusto distacco.

Ma questa esperienza di maternità così dolorosa, non ha in alcun modo il mio desiderio di diventare madre, anzi lo ha intensificato ulteriormente. Ho sempre desiderato avere 3 figli e non appena mi sono ripresa dalle cure ho chiesto ai medici se potessi avere un altro figlio, mi hanno detto di sì e così è nato il mio terzo bambino, Emanuele.

Anche se devo dire che le mie battaglie sembravano non finire mai, quando la piccola è uscita dall’ospedale ho avuto un peggioramento delle mie condizioni dovute alla chemio, una broncopolmonite da candida che mi ha costretta un mese ricoverata in terapia intensiva all’Ospedale Santa Chiara di Pisa. Io lì ho sofferto perché non ho nemmeno fatto in tempo a godermi la piccola tra le mura di casa.

E Pietro, il tuo primo figlio, come ha vissuto quel periodo?

Il bimbo era circondato dall’amore dei nonni, del suo papà, dei cugini, devo dire che tutta la mia famiglia si è mobilitata per fare in modo che io gli mancassi il meno possibile.

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Pensi che la tua famiglia sia uscita più unita da questa situazione?

No, io e il papà dei bimbi ci siamo separati, pur rimanendo in ottimi rapporti, ma perché situazioni del genere cambiano le persone, che quando ne escono non è detto che si ritrovino come si erano lasciate.

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