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“Ho scattato molte foto dei miei figli e ora mi pento di non aver vissuto meglio qui momenti”: lo sfogo dello scrittore

Un giornalista e conduttore radiofonico australiano ha raccontato il proprio rimpianto per aver preferito scattare foto dei propri bambini invece di godersi appieno la loro infanzia.
A cura di Niccolò De Rosa
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Ricordo padre-figlio

In un mondo in cui tutto può essere fotografato e immortalato per l'eternità, un padre australiano rimpiange di aver passato troppo tempo a scattare foto durante l'infanzia dei suoi figli anziché assaporare appieno ognuno di quei momenti tanto preziosi quanto fugaci.

Autore della riflessione è Sunil Badami, scrittore e conduttore radiofonico australiano, che in un sentito editoriale sul The Guardian ha espresso tutto il proprio rammarico per l'abitudine – comune a molti genitori moderni – di accumulare tantissimi ricordi fotografici senza però prestare troppa attenzione a ciò che stava effettivamente accedendo intorno a loro.

"Ho registrato ogni momento delle loro vite, dal momento in cui abbiamo scoperto la gravidanza. Le loro nascite. Il loro primo passo. La prima parola. I primi giorni di scuola" scrive Badami, sottolineando però come nonostante tutte quelle foto, oggi non riesca più a ricordare granché di quegli anni.

"Forse perché, ironia della sorte, come hanno dimostrato alcuni studi, scattare foto in realtà compromette la nostra memoria di momenti ed eventi" suggerisce lo scrittore.

Memorie già sbiadite

Badami prosegue osservando come le migliaia di foto e filmati raccolte durante i primi anni di vita dei figli, il ricordo di quel periodo gli appaia ormai come una nebbia confusa, dove fatica a mettere in ordine cronologico gli eventi che vede svolgersi in un vecchio video salvato sul computer.

"Mi sento dire fuori campo: ‘Perché non lo fa? Perché non lo fa?', probabilmente, mentre cammina o balla o fa qualcosa di carino, che poi non ha ripetuto una volta accesa la telecamera" racconta. "Poi il video si interrompe e mi chiedo cosa volessi che facessero, e come avrebbe potuto essere meglio che vederli esattamente come erano. Perché non ho semplicemente continuato a riprendere?".

Ed è qui che si manifesta il grande dilemma di Badami, perché invece di realizzare il video-ricordo perfetto, oggi lo scrittore vorrebbe aver potuto concentrarsi con maggiore attenzione su quello che stava vivendo insieme alla sua famiglia.

Badami si pente di tutte quelle volte che non si è goduto i riposini, i giochi sul pavimento, i cartoni animati in TV e perfino quei capricci che allora facevano sperare che i bambini crescessero alla svelta, mentre oggi pagherebbe tutto l'oro del mondo per poter rivivere ancora una volta.

"A volte vedo un bambino che chiacchiera con la mamma o il papà e mi sento sopraffatto dalla nostalgia" riflette Badami, forse convinto che la sua malinconia possa essere d'insegnamento a quella mamma o a quel papà che oggi passa le giornate a frapporre tra sé e i suoi figli una fotocamera che riprende ogni cosa, tranne lo spirito autentico di quel frammento di presente già trascorso.

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