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“Ho paura di entrare in sala parto”: la psicologa sul timore dei papà di assistere alla nascita di un figlio

La paura del parto non è solo delle mamme, anche i papà la possono provare. Secondo la dottoressa Daniela Chieffo è importante che gli uomini abbiano gli strumenti per condividere i loro timori e che le future madri non pensino che queste paure c’entrino qualcosa con le loro future capacità genitoriali.
Intervista a dott.ssa Daniela Chieffo
Professoressa di Psicologia Generale presso Università Cattolica del Sacro Cuore e direttrice di psicologia clinica presso il Policlinico Gemelli
A cura di Sophia Crotti
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sala parto

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“Io ero più impreparato di tanti altri padri per quel momento. Avevo fatto un corso per assistere al parto, ma giunto il momento dissi ‘sinceramente non lo se me la sento'". Sono le parole che il presentatore televisivo Gerry Scotti tempo fa disse, intervistato da Fabio Fazio per “Che tempo che fa”, rivelando di aver temuto tanto la sala parto, da essere entrato solo una volta nato suo figlio e con l’inganno, e che ieri sono state riproposte al pubblico in una puntata dedicata ai “best of” della trasmissione.

Abbiamo chiesto alla Professoressa Daniela Chieffo, Docente di Psicologia Generale presso Università Cattolica del Sacro Cuore e direttrice di psicologia clinica presso il Policlinico Gemelli, di spiegarci come può un padre affrontare la paura del parto, cosa non può mancare nel dialogo con la partner e a chi può rivolgersi se sente di non poter affrontare serenamente il momento della nascita del proprio bambino. “Bisogna intanto lavorare prima, attraverso i corsi pre-parto, per affrontare la vulnerabilità emotiva legata al parto dei padri, senza pensare che questa abbia qualcosa a che vedere con la loro capacità di essere dei buoni genitoriha detto l'esperta a Fanpage.it.

Daniela Chieffo
dott.ssa Daniela Chieffo (Professoressa di Psicologia Generale presso Università Cattolica del Sacro Cuore e direttrice di psicologia clinica presso il Policlinico Gemelli)

Il padre è visto stereotipicamente come la figura che durante il parto deve fare forza alla compagna, ma è realmente così?

L’indicazione per i padri sarebbe quella di stare vicino alla compagna durante il parto, ma bisogna fare con loro un lavoro prima di arrivare a quel momento, in modo che si indaghino le loro risorse e si facciano venire fuori, perché altrimenti la nascita di un figlio per il padre può diventare frustrante e fonte di inadeguatezza. Le linee guida al parto sostengono, infatti, che la figura del padre sia molto importante, ciò però non significa che l’esperienza non possa essere percepita da lui come traumatica. Ci sono, infatti, padri che vivono come un trauma la nascita del loro bambino o che, usciti dalla sala parto, affermano di essersi sentiti d’intralcio.

Non solo, alcuni di loro, dopo aver assistito al parto, manifestano una condizione di blocco rispetto al desiderio sessuale precedentemente avuto per la compagna, perché non riescono proprio a smettere di pensare al trauma vissuto in sala parto. Bisognerebbe dunque lavorare, attraverso i corsi pre parto, facendo in modo che siano un luogo in cui affrontare la vulnerabilità emotiva del parto non solo della futura mamma, ma anche del futuro papà.  Il tutto va fatto senza forzare, bisogna sempre muoversi in punta di piedi ed essere prudenti, data la delicatezza del momento.

Gli uomini verbalizzando le proprie paure temono forse di non essere dei buoni sostegni per le compagne?

Potrebbero pensarlo, ma lavorando prima sul trauma si spiegherebbe ai padri che queste paure non hanno nulla che vedere con le loro capacità genitoriali o con la loro affidabilità. Un uomo che, una volta arrivato in sala parto, ha paura non è certo un uomo di cui vengono messe in discussione l’affidabilità o le capacità genitoriali, si tratta semplicemente di un individuo che, quando arriva il momento del parto, non ha i giusti strumenti.

Ma se l’uomo non ha gli strumenti per verbalizzare queste paure, che quindi non vengono affrontate con gli esperti o nella coppia, si rischia che durante il parto, momento in cui la madre è dolorante e concentrata sulla nascita, entrambi si sentano senza il giusto supporto emotivo e di assistenza.

Il parto è l’unico intervento in cui insieme al paziente c’è una persona ad assistere, è anche normale che un uomo alla vista del sangue o all’idea di quello possa sentirsi male?

Sì, è normale, oltre al sangue si è in un contesto medicalizzato, un ambiente che ha un odore ben specifico, di disinfettanti e medicinali che spaventa molte persone. Proprio per questo l’uomo va preparato, in modo che non viva quell’ambiente come un luogo di medicalizzazione, ma che guardi alla nascita di suo figlio come ad un evento straordinario. Oltre al sangue l’uomo potrebbe anche provare una forte frustrazione all’idea di non poter fare nulla per alleviare il dolore della compagna durante le contrazioni, va aiutato ad accettare che non tutti gli uomini hanno la forza per sostenere la sofferenza della propria compagna e che la sua presenza in sala parto è fondamentale per condividere e concettualizzare la nascita del suo bambino.

Se il futuro padre è spaventato all’idea di entrare in sala parto con chi ne dovrebbe parlare?

Io credo che bisognerebbe incentivare il suo stato emotivo prima della nascita del bambino, quando invece ci si focalizza molto sulla mamma e per nulla sul papà. Sono proprio gli esperti che dovrebbero dare vita a dei momenti in cui sia il papà a parlare, così che si senta agevolato a verbalizzare la sua paura e i suoi timori, non solo con la compagna ma anche con l’ostetrica o con il ginecologo durante le visite. Per questo è importante andare insieme a fare l’ecografia o il monitoraggio, perché in quei momenti il papà può cogliere l’opportunità di mostrare il proprio timore, chiedendo aiuto. Gli esperti potrebbero aiutarlo a cercare quelle risorse che pensa di non avere e invece può trovare dentro di sé.

La futura madre potrebbe sentirsi spiazzata dalla dichiarazione di paura del compagno, come può rispondere ad un futuro padre che teme l’ingresso in sala parto?

È importante che la donna non creda che se il futuro padre manifesta paura o timore rispetto al parto, si riferisca al parto in sé o alla nascita del loro bambino, quanto più a meccanismi interni che non lo aiutano. Questo è fondamentale ed importante per evitare di pensare che un uomo spaventato all’idea di entrare in sala parto non sia poi in grado di stare al fianco della donna.

La donna potrebbe aiutare il futuro padre a superare la paura del parto, puntando sul fatto che provoca emozioni straordinarie, che è un momento molto intimo, dicendogli che vedere la madre di suo figlio partorire quel bambino può amplificare in lui il senso di gratitudine nei suoi confronti. Solo affrontando insieme il trauma si può pensare al dopo, alla vita che attende, senza che il padre si colpevolizzi per non esserci stato o non aver saputo come comportarsi in sala parto. È importante convincere il papà ad affrontare quel momento, senza obbligarlo però, altrimenti il rischio è che provi un malessere tanto forte da contagiare anche i momenti successivi alla nascita del bebè.

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