“Ho paura che torni il terremoto”, i consigli della psicologa su come affrontare il sisma con i bambini
Sono ormai settimane di forti sismi che coinvolgono il sud Italia, in particolare nella notte di ieri si è registrata una scossa di magnitudo 4.4, mai avvertita così forte prima, nell’area flegrea. Questi eventi devastanti, che possono dare vita a danni dalla portata imprevedibile, piombano nelle vite di intere famiglie, cambiando da un momento all'altro l'esistenza di grandi e piccini e, se non correttamente affrontate, possono tramutarsi in veri e propri traumi per i bambini. Ne abbiamo parlato con la psicologa e psicoterapeuta Angela Marchese, che si occupa nello specifico, insieme a un team di terapeuti esperti di emergenza "Una base sicura Napoli", di realizzare interventi di prevenzione e gestione dello stress cronico e dell’ansia derivanti dal fenomeno sismico che negli ultimi mesi riguarda l’area flegrea. La dottoressa ha spiegato a Fanpage.it, con quali parole e in che modo si possono preparare i bambini alla gestione del trauma che un terremoto o il fenomeno del bradisismo che si verifica nei Campi Flegrei, portano con sé.
Come si può spiegare ai bambini la scossa di terremoto che hanno appena sentito?
È importante spiegare ai bambini esattamente quello che sta succedendo, modulando il linguaggio e le modalità comunicative, in base alla loro età.
Possiamo spiegare loro che le scosse di terremoto che hanno avvertito ieri in maniera più intensa riguardano il fenomeno del bradisismo dell’area dei Campi Flegrei che consiste in un continuo e periodico innalzamento e abbassamento del suolo rispetto al livello del mare.
Se i piccoli sono interessati alla scienza possiamo provare a spiegare loro cosa avviene alla Terra quando si muove a causa del bradisismo e del terremoto, con dei semplici esperimenti da fare insieme.
Se invece i bambini sono più grandi possiamo raccontare che i Campi Flegrei sono un complesso di diversi vulcani attivi da più di 80.000 anni intorno a un’enorme buca chiamata “caldera” che è piena di crateri, fumarole che emettono gas e sorgenti termali, tutti segni di un’attività vulcanica che continua ancora oggi e influenza il terreno circostante innescando dei terremoti. Quindi è proprio per questo che la terra trema, perché c’è un’attività sismica di fondo che la sposta e la solleva in maniera lenta e progressiva.
Come si possono preparare i bambini ad eventi come il terremoto?
I genitori possono preparare i bambini all’arrivo di questi eventi traumatici dedicando loro il tempo e le parole adatte per spiegare cosa potrebbe succedere. Gli adulti possono ascoltare le domande dei loro figli, anche se si ripetono o sono insistenti, cercando di rispondere in maniera sincera. È importante rassicurare i bambini che nonostante la paura che il terremoto trasmette, ci sono tantissime persone esperte sul territorio, in grado di aiutare la popolazione: vigili del fuoco, protezione civile, medici, forze dell’ordine…Insomma è importante tranquillizzare i bimbi sul fatto che, anche nelle situazioni di maggior spavento, non siamo soli.
È giusto spiegare ai bambini per tempo come mettersi in sicurezza in caso di una scossa più forte?
Certo, va detto loro che il fenomeno del bradisismo è un evento naturale che si può affrontare, perché esistono precauzioni e comportamenti da seguire, che ci salvano la vita. Anzi si possono ripassare insieme le indicazioni divulgate dalle fonti ufficiali, come l’apposita sezione della Protezione Civile sul sito del Governo italiano.
Cosa possiamo fare noi adulti per aiutare i bambini a gestire la paura del terremoto?
Per prima cosa dobbiamo ascoltare i bambini quando desiderano parlare, accogliere le loro domande e dare loro risposte chiare e semplici. Poi possiamo aiutare i bambini a dare un nome alle loro emozioni, così che riescano a definirle e quindi a gestirle. È importante anche rassicurarli sul fatto che sia del tutto normale sentirsi tristi e arrabbiati e che non si devono sentire “cattivi” o “sbagliati” se sperimentano queste emozioni. Dedichiamo loro molto tempo, senza lasciarli da soli davanti alle notizie allarmanti che scorrono sullo schermo del televisore. Tutte quelle immagini che dopo un evento catastrofico invadono i nostri cellulari e la tv potrebbero essere recepite male dai bambini e stimolare ulteriore paura in loro, che non hanno come gli adulti abbastanza risorse per metabolizzare scene di crolli e distruzione.
Poi per tranquillizzare il bimbo si possono proporre a lui tante attività rilassanti, come leggere fiabe, ascoltare la musica, disegnare insieme, fare esercizi di respirazione o di yoga per avere maggior consapevolezza di sé, e invitarli a condividere le proprie emozioni.
Si può imparare anche a giocare insieme al bimbo sull’imprevisto, ad esempio inventando una caccia al tesoro o organizzandosi anche con altre famiglie per rimanere vicini e far giocare i bambini fra loro.
È importante inoltre aiutare i bambini a ritornare alle loro normali attività: quasi sempre i bambini traggono beneficio dalla ripresa delle loro attività abituali, dal perseguire i propri obiettivi e dalla socialità. In ultimo, si possono incoraggiare i bambini a dare una mano, perché aiutare gli altri può contribuire a dare loro un senso di sicurezza e controllo sugli eventi. Soprattutto gli adolescenti possono sentirsi artefici di un cambiamento positivo. È pertanto importante incoraggiare i bambini e i ragazzi a dare il loro aiuto.
Ci si può far vedere spaventati dai bambini?
Noi adulti siamo un modello, per i bambini che imparano dai grandi come gestire le emergenze. È normale sentirsi a disagio dopo che è successo qualcosa di brutto, è normale sentirsi arrabbiati, avere paura, essere tristi e va bene condividerlo con gli altri, anche con i bambini.
Si impara qualcosa dalle emergenze?
Sì, si può imparare dall’emergenza: un evento catastrofico può essere un’opportunità di far capire a grandi e piccoli che tutti viviamo in un mondo dove possono accadere queste cose e che in questi momenti è essenziale aiutarsi l’un l’altro.
Come si può capire se il bambino è rimasto traumatizzato dal terremoto?
I genitori devono prestare particolare attenzione ad ogni cambiamento significativo nelle abitudini del bambino: se ha difficoltà nel sonno, nell’alimentazione, non riesce a concentrarsi nello studio, cambia bruscamente umore, diventa irrequieto oppure è chiuso e si isola, o manifesta continui disturbi fisici. Nel caso in cui questi episodi non scompaiano in un breve lasso di tempo, è importante rivolgersi a psicologi e psicoterapeuti esperti.