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“Ho imparato a ignorare i miei figli”: la lezione della madre che si oppone ai “genitori elicottero”

L’editorialista Cherie Gilmour ha fatto proprio il concetto di “underparenting”, un approccio genitoriale che lascia i bambini molto più liberi di scegliere le proprie attività, anche a costo di annoiarsi: “Basta con i genitori ansiosi di riempire le giornate dei bambini”.
A cura di Niccolò De Rosa
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Tra l'approccio invadente dei "genitori elicottero" e il lassismo dei genitori negligenti potrebbe esserci una strada di mezzo, utile sia per i figli che per i loro genitori. A farsi alfiere di questa "terza via" è stata Cherie Gilmour, articolista americana freelance, che sul sito Kidspot ha recentemente pubblicato una riflessione in merito all’approccio genitoriale ideale, evidenziando l'importanza di non essere né genitori troppo presenti, come i cosiddetti "genitori elicottero", né troppo assenti o disinteressati.

Il suo intero discorso parte da un pensiero personale: "Voglio che i miei figli si annoino". Tale frase riassume infatti un concetto controcorrente rispetto all'ansia di madri e padri moderni di essere sempre coinvolti nelle attività dei bambini, sentendosi responsabili per ogni secondo passato dal figlio senza che sia impegnato nel fare qualcosa.

Forse, suggerisce Gilmour, sarebbe meglio ignorare i ragazzi, lasciando che s'ingegnino per riempire le loro vite.

Niente sensi di colpa

Nel suo pezzo, Gilmour racconta di come, a volte, nel suo animo s'insinui una voce interiore che l'accusa di non dedicare abbastanza tempo ai suoi figli. Quando questo rimorso si manifesta, la donna si chiede come possano i suoi bambini crescere e imparare se lei non è costantemente presente. Forse sta scaricando eccessivamente il compito dello sviluppo dei suoi bambini sulle scuole o i servizi di assistenza?

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Ora però Gilmour ha imparato a mettere da parte ogni senso di colpa, silenziando quella subdola vocina: se infatti fino a qualche anno fa si sentiva in difetto per non aver trasformato la propria casa in un "paradiso educativo e creativo", ma oggi la sua prospettiva è cambiata radicalmente.

I bambini hanno bisogno di fare esperienza per conto loro e, come suggerito in un recente articolo del New York Times dalla psicologa Darby Saxbe, probabilmente i genitori dovrebbero ignorare i loro figli più spesso.

Mindful underparenting: "ignorare" con consapevolezza

Per descrivere il suo nuovo stile genitoriale, l'articolista del New York Times ha introdotto il concetto di mindful underparenting, o "sotto-genitorialità consapevole". Si tratta di un approccio che si oppone alla genitorialità iperprotettiva e soffocante, quella dei cosiddetti "genitori elicottero", e che si fonda sulla condivisione delle esperienze.

Gilmour, che ha subito fatto proprio il nuovo termine, ha infatti sottolineato come oggigiorno si stia aprendo un certo dibattito sui rischi di un’eccessiva supervisione e invadenza, eppure si parla ancora troppo poco di come i genitori dovrebbero effettivamente agire per non risultare né ossessivi, né troppo lassisti.

Nell'articolo citato da Gilmour, la psicologa Saxbe suggerisce dunque di lasciare che bambini si costruiscano le proprie esperienze senza per forza essere sempre "imboccati" dagli adulti, un po' come i raccoglitori/cacciatori della preistoria, i quali si trascinavano dietro i piccoli della tribù senza preoccuparsi troppo d'impartire lezioni di vita: i bambini imparavano semplicemente osservando ciò che facevano i grandi e partecipando alle loro attività.

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Come praticare "l'underparenting"

Per seguire un simile modello non serve prendere i propri bambini e portarli nel bosco a cercare le bacche come accadeva nel Neolitico. Basta non affollare la giornata dei piccoli con impegni e attività da svolgere (sport, lezione di musica, corso di francese etc…), lasciando che siano gli stessi bambini a "inventarsi" qualcosa da fare

Secondo Gilmour, tale scelta genitoriale può regalare ai figli una risorsa inestimabile per la loro crescita: imparare a tollerare la noia. Apprendere questa lezione comporta infatti lo sviluppo d'importanti soft skills come la pazienza, la creatività e lo spirito d’iniziativa, tutti elementi preziosi per la vita adulta.

Dopotutto, ricorda Gilmour, prima di smartphone e social, i bambini combattevano la noia giocando in giardino, inventando storie e arrampicandosi sugli alberi. Tutte cose che oggigiorno sembrano futilità appartenenti ad un passato remoto, ma che forse meriterebbero di essere riscoperte.

La noia può essere un'ottima esperienza formativa.
La noia può essere un'ottima esperienza formativa.

I vantaggi della libertà

Come evidenziato dalla stessa Gilmour, il “mindful underparenting” comporterebbe numerosi vantaggi, non solo per i bambini ma anche per i genitori, che spesso risultano stressati dalle aspettative sociali.

Il modello di genitore perfetto, sempre coinvolto e presente, è infatti gravoso e poco realistico. Ignorare i bambini di tanto in tanto, permette invece loro di sviluppare le proprie risorse interiori.

Invece di concentrarsi sull’insegnamento diretto dunque, perché non limitarsi ad essere un buon esempio per i bambini, lasciando che ci osservino anche negli aspetti apparentemente più banali della quotidianità, come andare a fare la spesa o aspettare in fila alle Poste. Anche queste occasioni possono celare un valido lato formativo.

Un ulteriore beneficio del lasciare i bambini liberi è poi lo sviluppo della loro creatività. In un mondo sempre più tecnologico, Gilmour sostiene che avremo bisogno di persone con una mente creativa per affrontare le sfide future, come quelle poste dall’intelligenza artificiale.

Alla fine, conclude Gilmour, forse un giorno i nostri figli ci ringrazieranno per non essere stati sempre presenti e per avergli permesso di crescere da soli.

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