Gli errori da evitare quando si pratica la genitorialità gentile: “I bambini vogliono limiti e regole”
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Negli ultimi anni, il concetto di "genitorialità gentile" ha guadagnato popolarità tra i genitori che desiderano crescere i propri figli in un ambiente di supporto ed empatia. Eppure, nonostante molti pedagogisti e psicologi guardino con favore all'adozione di un simile approccio educativo privo di punizioni e imposizioni severe, non manca chi considera la gentle parenting una scelta di comodo, un modo per evitare conflitti con i figli e, in buona sostanza, lasciare che facciano più o meno tutto quello che vogliono senza subire grandi conseguenze
Secondo lo psicologo americano Paul Sunseri, il motivo dietro a tale diffidenza risiede nel fatto che la filosofia della genitorialità gentile spesso viene fraintesa e applicata in modo errato dagli stessi genitori che scelgono di adottarla, rischiando così di crescere bambini viziati e incapaci di accettare regole e limiti. In un articolo recentemente comparso sul sito Today’s Parent, Sunseri ha quindi analizzato i potenziali punti deboli di questo approccio, suggerendo strategie più efficaci per una genitorialità equilibrata e funzionale.
Dove il metodo fallisce
Come ricordato dallo stesso Sunseri, il termine "genitorialità gentile" introdotto nel 2016 dalla psicologa e autrice Sarah Ockwell-Smith indicava un modello educativo basato su empatia, rispetto e connessione emotiva tra genitori e figli. L'idea era quella di contrapporsi ai rigidi metodi educativi tradizionali, proponendo ai genitori di preferire il dialogo e la gestione delle emozioni a urla e punizioni.
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Questa filosofia, sebbene fondata su principi condivisibili, deve però essere applicata con un grande sforzo pedagogico, un impegno tutt'altro che semplice per un genitore. Sunseri ha infatti evidenziato come un eccesso di empatia in contesti inappropriati possa addirittura rivelarsi controproducente: confortare un bambino che rompe un oggetto o è vittima di bullismo è molto diverso da chiudere gli occhi di fronte a un comportamento scorretto.
"Ho una buona idea di cosa funziona con i figli e cosa no" ha scritto Sunseri. "Ed essere solamente gentili non basta". I bambini, ha infatti spiegato l'esperto, hanno bisogno di regole chiare e limiti ben definiti e anche se apparentemente sembrano opporsi a tali imposizioni, in realtà desiderano che gli adulti siano un punto di riferimento fermo e autorevole.
L'importanza dei limiti
Uno degli aspetti più trascurati della genitorialità gentile è quindi la necessità di stabilire limiti precisi e di farli rispettare. Un bambino che urla o tratta male un genitore non ha bisogno solo di comprensione, ma anche di un messaggio chiaro: la rabbia è accettabile, la mancanza di rispetto no.
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Per Sunseri dunque, frasi come "Puoi essere arrabbiato, ma non puoi essere scortese", non offendono i sentimenti o l'autostima dei piccoli, ma li aiutano a stabilire un confine tra l'espressione delle emozioni e il comportamento inaccettabile. Lo stesso vale per gli adolescenti, i quali devono imparare che la frustrazione non giustifica atti di ribellione o mancanza di rispetto.
Come correggere in modo "gentile"
Secondo Sunseri – che comunque rimane contrario a urla, castighi o, peggio ancora, punizioni fisiche – per correggere i comportamenti sbagliati non basta ripetere continuamente cosa non si deve fare. Reiterare comandi ("Fai i compiti", "Metti in ordine la stanza") o frasi come "Te l'ho già detto mille volte!", normalmente non servono granché. "Le lamentele e i sermoni raramente sono efficaci e infastidiscono solo i bambini e frustrano i genitori" ha ricordato Sunseri.
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Il metodo più efficace è invece quello di associare le regole a conseguenze chiare e immediate. Ad esempio, se un adolescente usa parole offensive, il genitore può togliere temporaneamente un privilegio, come l'accesso al cellulare, fino a quando non dimostrerà un comportamento rispettoso. Questo approccio funziona meglio di una punizione rigida e a lungo termine, come il divieto di usare il telefono per una settimana, che potrebbe invece incentivare ulteriori atteggiamenti oppositivi.
L'equilibrio tra empatia e autorità
Per Sunser, la chiave per una genitorialità efficace non risiede pertanto nel rinnegare la gentilezza, ma nell'affiancarla a regole ferme e coerenti. I bambini hanno bisogno di sapere che i loro genitori sono presenti e attenti, ma anche capaci di dire "no" quando serve. Un approccio equilibrato permette di crescere figli rispettosi, autonomi e in grado di gestire le proprie emozioni senza ricorrere a comportamenti disfunzionali.