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“Giusto vietare gli smartphone fino ai 14 anni”: il pedagogista Daniele Novara spiega a Fanpage perché

Dopo l’accorato appello a vietare per legge l’uso dei cellulari fino ai 14 anni e l’iscrizione ad ogni social prima dei 16, il pedagogista Daniele Novara, tra gli autori principali dell’iniziativa, racconta a Fanpage perché quella su giovani e tecnologia è una riflessione che non può più essere rimandata.
Intervista a Daniele Novara
Pedagogista, saggista, direttore e fondatore del Centro PsicoPedagogico per l'educazione la gestione dei conflitti.
A cura di Niccolò De Rosa
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Intervista Daniele Novara

Dopo l'appello per tenere i genitori invadenti e iper-protettivi fuori dalla scuola, pedagogisti ed esperti di educazione lanciano una nuova proposta per tutelare la crescita di bambini e ragazzi: vietare per legge il possesso di cellulari per i minori di 14 anni e impedire agli Under 16 di aprire un profilo personale su qualsiasi social media.

L'iniziativa, sottoscritta da diverse personalità del mondo dello spettacolo, della scienza e della cultura (da Pierfrancesco Favino ad Alba Rohrwacher, passando per la psicologa Silvia Vegetti Finzi), è stata firmata dai noti pedagogisti Daniele Novara e Alberto Pellai, convinti della necessità di riformare alla radice il complesso rapporto tra le famiglie, i giovani e la tecnologia.

Per approfondire la questione, Fanpage.it ha contattato Daniele Novara, autore, formatore e fondatore del Centro PsicoPedagogico per l'educazione e la gestione dei conflitti, il quale ha chiarito gli obiettivi e le ragioni dietro una simile proposta.

Perché gli smartphone sono dannosi per lo sviluppo dei bambini e dei ragazzi?

Si tratta di un fatto ormai dimostrato dalle neuroscienze, fare finta di ignorarlo non porta certo alla risoluzione del problema. Le aree del cervello dedicate all’apprendimento cognitivo non si sviluppano pienamente se tutto ciò che dovrebbe essere fatto nel mondo reale viene realizzato nel digitale. Dal lato pedagogico, già Montessori sottolineava come l’intelligenza risieda nelle mani, nel fare, nel mondo reale. Non possiamo togliere queste opportunità ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze. Per non parlare delle dipendenze che creano alcune app facilmente scaricabili.

Daniele Novara
Daniele Novara, saggista e pedagogista.

In pedagogia spesso si dice che vietare non è la soluzione. Perché allora impedire ai ragazzi di usare la tecnologia potrebbe essere una soluzione?

Distinguiamo le cose. Qui si tratta di qualcosa che concerne rischi concreti, riguardanti lo sviluppo della persona e il suo futuro. Non parliamo dell’orario di rientro o del vestirsi in una certa maniera. Un bimbo di 10 anni può guidare un’automobile? O bere un bicchiere di grappa fumando una sigaretta? No, e le assicuro che tutta la pedagogia è d’accordo su questo.
Smettiamo allora di sottovalutare, anche per convenienza, i danni che provocano certi strumenti digitali e iniziamo a trattarli per quello che sono. Tengo poi a precisare una cosa: io non sono contro la tecnologia, ma sono convinto che ogni strumento abbia un tempo per il suo utilizzo.

Come applicherebbe il divieto?

Questo appello vuole dare voce a un disagio montante e porre al centro del dibattito un tema che non può essere rimandato. Detto questo, non ha senso cercare soluzioni rapide e individualiste: il narcisismo è già troppo presente nella nostra società. Noi chiediamo che venga avviata una seria riflessione che veda l’impegno, certamente della politica, ma anche di professionisti dei vari settori interessati. Solo con un simile percorso si può trovare una soluzione applicabile ed efficace. Ma come sempre, il primo passo per risolvere un problema è riconoscerne l’esistenza.

Quali sono gli strumenti a disposizione dei genitori per far sì che i figli crescano maturando un approccio armonico e consapevole con la società iper-tecnologica di oggi?

In questo momento, dove nulla è ancora vietato, quello che consiglio è di non regalare smartphone e strumenti digitali quando i figli e le figlie non hanno ancora 14 anni. Fino a quell’età non ce n’è davvero bisogno. In caso questo non si potesse fare, è bene comunque concordare con loro un tempo di utilizzo ed evitare assolutamente che vengano usati prima di andare a letto. In generale, consiglio ai genitori di assumersi il loro ruolo evitando di diventare "amiconi" dei figli, concedendo loro ogni cosa, e di rifuggire il mito del dialogo a ogni costo. Non tutto va bene solo perché viene spiegato. Bisogna assumersi il proprio ruolo, senza rifuggire il conflitto con i propri figli. Anzi, accettando il conflitto come connaturato nel rapporto genitoriale, specialmente in adolescenza, e così facendo ponendo le basi per una sua buona e sana gestione.

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