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Genitori scoprono di avere l’ADHD grazie alla diagnosi dei figli. “Mi sono detto, ma il mio bimbo è proprio come me”

Due genitori scoprono di avere l’ADHD da sempre, grazie alla diagnosi dei figli. Liberati da un peso, quello di non essersi mai sentiti adatti alla scuola o al lavoro fino a quel momento, i genitori sono molto felici di essere così simili ai loro bambini.
A cura di Sophia Crotti
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Diane Wass
Credits: profilo fb di Diane Wass

Ricevere una diagnosi di ADHD per alcuni genitori può essere spaventoso, per altri una spiegazione a tanti interrogativi che si pongono da quando i loro figli sono piccoli, per altri ancora significa, ascoltando le domande fatte ai bimbi sottoposti ai test, comprendere di essere poi non tanto diversi dai propri bambini.

La storia di Diane Wass e sua figlia

Due famiglie accomunate da una storia molto simile: quella di aver scoperto, grazie ai propri figli, di non aver ricevuto per tutta la loro vita una diagnosi di ADHD.

Alle pagine di ItvNews, entrambi hanno raccontato la loro storia, Diane si è trovata a leggere le domande alle quali la sua bimba ha dovuto rispondere per ricevere una diagnosi di ADHD, e a quel punto ha trovato risposta a tanti interrogativi che la perseguitavano fin da bambina.

“Sono sempre stata rimproverata dalle insegnanti, perché ero in ritardo, dimenticavo ogni cosa, ero sbadata e parlavo troppo e mi punivano facendomi pulire la mensa dopo pranzo” ha detto a ItvNews.

Ma le è bastato provare a completare il test per diagnosi di ADHD di sua figlia per iniziare, finalmente, a non sentirsi più così sbagliata: “Ho letto le prime richieste e ho capito subito tutto: ok anche io ero sempre stata fuori scala, avevo l’ADHD, non diagnosticato”. 

La sua diagnosi è arrivata dopo quella di sua figlia, ma grazie alla piccola è finalmente arrivata. Alla bimba di Diane oltre all’ADHD è stato diagnosticato autismo, disprassia, condizione per la quale, come spiega l’NHS, i bimbi tendono a muoversi goffamente e in maniera scoordinata e dislessia. “Ricordo che fin da piccola, portarla al parco giochi per lei era un incubo, sembrava terrorizzata all’idea di stare con gli altri bambini, oggi che abbiamo una diagnosi, posso spostarla in una scuola che accolga le sue esigenze”.

Grazie alla diagnosi Diane è anche riuscita a completare il percorso di studi universitari, lasciato in sospeso: “Quando ho capito che cosa avessi ho cercato di guardare ai miei punti di forza e di trovare strategie per affrontare ogni cosa al meglio”.

La storia di Rob Edwards e suo figlio

Rob Edwards, fin da bambino, era sempre stato accusato di essere disattento, poco attivo, pigro e disorganizzato, grazie alla diagnosi di ADHD di suo figlio, ha capito che semplicemente l’ADHD non era mai stata diagnosticata a lui in precedenza. “Addentrandomi nel mondo di mio figlio ho scoperto quanto fossimo simili e la diagnosi per me è stata molto emozionante”.

Rob ha spiegato che nel comprendere le tecniche di insegnamento più adatte  a suo figlio è riuscito finalmente ad essere più buono con se stesso, ha capito che il lavoro che si ostinava a fare non faceva per lui e ne ha cercato uno che valorizzasse il suo essere.

bimbo e papà

Ellie Dommett, professoressa di neuroscienze presso il King’s College di Londra, ha spiegato alle pagine di ItvNews che ad oggi grazie alle maggiori e approfondite conoscenze che si hanno a proposito dell’ADHD non è poi così insolito che arrivino delle diagnosi tardive a genitori di bambini che scoprono di avere l’ADHD. “Ad oggi i genitori sono disposti a ricevere per loro e per i loro figli una diagnosi, perché si sta assottigliando lo stigma legato all’ADHD e ogni anno ci sono sempre più diagnosi”.

Un altro problema comune nelle persone a cui viene diagnosticato l’ADHD in età adulta è che un tempo c’era uno stigma notevole per la diagnosi a scuola, si pensava che solo i bambini troppo agitati, o che si comportavano male potessero avere l’ADHD.

 “Per questo chi riceve la diagnosi si sente liberato da un peso, perché presentava delle caratteristiche riconducibili all’ADHD  fin dall'infanzia, ma che non erano state ricondotte all’ADHD perché per uno stigma nessuno le conosceva

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