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Francesca racconta l’adozione: “Hira si comporta come fosse più piccola, vuole le coccole che non ha mai ricevuto”

La bimba di Francesca e Corrado è arrivata nelle loro vite quando aveva già 7 anni, grazie all’adozione internazionale. I due le danno le attenzioni e l’amore che da piccola non ha avuto e scoprono giorno dopo giorno, il suo passato, nella misura in cui lei è disposta a raccontarlo.
A cura di Sophia Crotti
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adozione internazionale

Francesca e Corrado sono i genitori di Hira, una bimba arrivata nelle loro vite quando aveva già 7 anni e mezzo, tramite l'adozione internazionale. Hira significa diamante e proprio come la pietra preziosa, questa bimba, così diversa eppure così simile a loro è diventata loro figlia, portando con sé nuova luce.

Oggi Francesca ci dice che a sembrarle strano è il tempo in cui la sua bimba non c'era perché fin da quando il giudice si è pronunciato dichiarandola loro figlia lei ha capito di essere la sua mamma.

La piccola, che hanno raggiunto per la prima volta in un istituto indiano, faceva parte delle adozioni chiamate "special needs", bimbi che per età (come nel suo caso), fratelli da cui non possono separarsi o problematiche di salute, tendono a non essere adottati e a rimanere negli istituti più del previsto, ma per Francesca e Corrado è subito stato certo che fosse proprio lei loro figlia.

"A volte faccio i conti con il fatto che è stata abbandonata, è un dolore forte, ma poi spero di darle gli strumenti e l'affetto necessari a capire che la vita le ha dato modo di riscattarsi, nonostante il dolore".

Come vi siete avvicinati al mondo dell’adozione?

Questo era un mondo che conoscevamo da tempo, anche perché nella nostra famiglia mia zia aveva adottato mio cugino, ma io e mio marito abbiamo deciso che saremmo diventati genitori adottivi dopo che, avendo provato le tecniche di procreazione medicalmente assistita di primo livello, non siamo comunque riusciti ad avere figli. A questo punto ci è stata proposta l’inseminazione eterologa, grazie all'utilizzo degli ovuli di un’altra donna e abbiamo deciso che non ci sentivamo pronti a questo. Una sera in macchina mio marito mi ha detto "perché non adottiamo anche noi un bambino?” e a dire il vero anche io ci stavo pensando quindi abbiamo deciso che era questa la nostra strada per diventare genitori.

Quanto è durato l’iter?

Abbiamo presentato domanda a febbraio 2020 e a giugno 2022 siamo andati in India a prendere la bimba. Siamo stati molto fortunati per quanto riguarda le tempistiche ma c’è da dire che avevamo fin da subito scelto il Paese in cui avremmo adottato nostra figlia, e avevamo già scelto l’ente autorizzato quando è arrivato il decreto per l’adozione, anche questo ha velocizzato tutto.

bimba adottata

Poi la velocità con cui l’ente ci ha abbinati alla bambina, é anche stata dovuta al fatto che noi abbiamo subito accettato la sua età, nonostante la bimba rientrasse negli special needs, proprio perché l’abbiamo adottata all’età di 7 anni e mezzo.

Ed è stato semplice scegliere di diventare genitori di una bimba già grande?

Sì, io e mio marito ci siamo guardati in faccia e abbiamo pensato che vista la nostra età, all’epoca dell’abbinamento avevamo 45 e 47 anni, avremmo avuto le energie adeguate alla crescita di una bimba di questa età. Altrimenti saremmo arrivati a sessant’anni con una bimba di appena 10 anni e sarebbe stato faticoso mentalmente e fisicamente.

Come è stato il primo incontro?

Appena dopo la sentenza in India ci hanno fatto fare delle videochiamate con la bimba, che sono state emozionanti, io piangevo come una bambina, perché sapevo di avere davanti mia figlia, ma non era semplicissimo comunicare, lei era un po’ intimorita. Poi siamo arrivati in India, dove lei era in un istituto e ci siamo messi a giocare con lei e i suoi amici, è stato un bel momento, anche molto emozionante. Quando la bimba ha capito, però, che doveva venire via con noi ha iniziato a piangere e a gridare, situazione del tutto normale, se ci pensiamo le veniva proposto di lasciare un ambiente che per lei era casa, per andare via con me e mio marito che eravamo due sconosciuti.

Come avete vissuto voi questa sua reazione?

Non è stato un momento semplice, è brutto vedere tua figlia che piange e non vuole venire via con te. Però siamo stati molto aiutati dalla referente dell’ente scelto che avevamo in India, che ci ha rassicurati e tranquillizzati, facendoci salire in auto. Anche la bimba è salita poi, e ha pianto fino ad addormentarsi, al suo risveglio eravamo già in albergo e quando ha visto le luci, gli specchi e le luci si è tranquillizzata, affascinata da tutti questi elementi nuovi per lei.

Come è stata la narrazione dell’adozione con lei?

Lei ha sempre saputo e capito di essere stata adottata da noi, proprio perché al nostro primo incontro aveva già 7 anni. Noi cerchiamo di rispondere a ciò che ci chiede, non ha ancora voluto affrontare il tema della sua vita in India, è un argomento per il quale si blocca e la psicologa dell’ente ci ha detto di rispettare i suoi tempi. Lei non ricorda nulla del suo passato prima di essere entrata in istituto, nonostante sia entrata a circa 5 anni, ogni tanto dice delle frasi che non riusciamo però a collocare in un momento preciso della sua vita.

bimba adottata

Una volta, mentre eravamo insieme mi ha detto “lo sai che la mia mamma indiana ha il mio stesso colore della pelle e si chiama Francesca?” ha fatto così una sorta di confusione tra me che mi chiamo Francesca e la sua mamma indiana.

E lei come si comporta con voi?

Diciamo che se nel corpo è grande, dentro è ancora piccola, vuole tantissime attenzioni e coccole ma penso che sia legato al fatto che prima tutte queste attenzioni tutte rivolte a lei non le ha mai avute.

A scuola è stata accolta benissimo, a volte fa i capricci, mi risponde male ma semplicemente perché fa la bambina, una volta mi sono spaventata quando dopo un rimprovero mi ha gridato “io ti odio!” ma poi ho sentito fare lo stesso ad una sua compagna di classe e ho capito quindi che era tutto normale.

Siamo molto fortunati, forse il periodo più complesso arriverà una volta raggiunta l’adolescenza.

Tu ti sei immediatamente sentita la sua mamma?

Sì certo, e anzi se ci penso mi sembra che lei sia sempre stata qui, a sembrarmi strani oggi sono i tempi in cui lei non c’era. Mi sono sentita la sua mamma prima ancora di vedere una sua foto, quando ci è stata semplicemente descritta per com’era, lei era già mia figlia.

Capita che le persone intorno vi vedano come benefattori?

Capita ma mi lascio scivolare tutto addosso, alla fine sono persone che non conoscono bene il mondo dell'adozione, e allora non ha neanche senso che mi metta a spiegare le cose.

Come vivi l’idea che prima di incontrare te abbia vissuto un abbandono?

È una situazione pesante, perché a volte mi capita di immaginare cosa possa aver vissuto, lei è stata abbandonata davanti ad una stazione di polizia ed infatti ancora oggi davanti agli agenti si blocca e mi stringe forte la mano. Cerco di immedesimarmi in lei ma non è facile pensare che è stata lasciata, inoltre non sappiamo nemmeno il motivo per cui sia stata abbandonata, ci siamo immaginati che lei vivesse con una nonna anziana che l’ha lasciata lì perché era molto stanca e affaticata. A rincuorarci è il fatto che sia stata lasciata in un posto sicuro, a fianco alla stazione di polizia.

Quando festeggia il compleanno lei?

Il giorno in cui è stata trovata dai poliziotti, perché da quel momento poi è stata sottoposta ad alcune visite che hanno stimato quale potesse essere la sua età. Gli diremo quando sarà pronta perché festeggia gli anni in quel giorno.

Quanto è stata importante la preparazione per te e tuo marito?

È stato importantissimo ma siamo partiti agevolati perché avevamo un esempio di adozione in famiglia e un supporto, bisogna analizzarsi dentro e capire se si è pronti.

Però per diventare genitori adottivi è importante prepararsi in modo da saper dire “questo è mio figlio in qualsiasi modo”. È un concetto al quale si pensa sempre poco, ma i figli sono diversi dai genitori, chi adotta lo sa bene e deve essere pronto ad accettare il brutto o il bello di ciò che arriverà.

Che mamma ti senti? 

Bisognerebbe chiederlo a mia figlia, ma penso di essere una mamma che sbaglia, come tutti, e che spera di aiutare sua figlia a crescere con la consapevolezza che nonostante l’abbandono la vita le ha permesso di vivere un po’ un riscatto.

bimba adottiva

Come hai affrontato il fatto che un figlio non sarebbe nato da te?

È stato perché ad un certo punto mi sono sentita una cavia, e ho capito che il mio destino era un altro e sono contenta del passo che ho fatto,a  ripensarci lo avrei fatto anche prima, ma come dice sempre mio marito non sarebbe stata lei.

Devo dire che ho sempre detto scherzando che io non avrei mai voluto partorire, infatti le mie amiche mi prendono sempre in giro per questo, quindi per dire non è cambiata molto la mia idea di maternità.

C’è qualcosa che ti spaventa per il futuro?

Secondo me fare un figlio in questo momento storico, per come va il mondo, è da incoscienti. Mi spaventa che lei possa non avere il coraggio di rispondere a ingiustizie o battute razziste, io spero nel corso della mia vita, di darle tutti gli strumenti e i mezzi per affrontare il mondo da sola.

Cos’è per te l’adozione?

Per me l'adozione è un modo per dare una famiglia ad un bambino o ad una bambina che ancora non la ha, ed è anche una modalità per diventare genitori.

E in che relazione ti poni con la donna che l'ha partorita?

È anche lei la mamma di mia figlia e le sono grata per averla tenuta in grembo e partorita, a volte mi chiedo che fine abbia fatto, se pensi alla sua bimba. Ma la posso solo ringraziare perché é solo grazie a lei se ho mia figlia qui con me.

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