Far prendere (poco) sole ai neonati può rivelarsi un alleato per i bambini con sclerosi multipla: lo studio
![Immagine](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/37/2025/02/bambini-luce-solare-1200x675.jpg)
L'esposizione al sole durante i primi anni di vita potrebbe avere un impatto significativo sull'andamento della sclerosi multipla (SM) nei bambini. Un recente studio condotto da un team di ricerca internazionale e pubblicato sulla rivista Neurology: Neuroimmunology & Neuroinflammation ha evidenziato una possibile associazione tra il tempo trascorso alla luce solare e una minore incidenza di ricadute nei giovani pazienti. Inoltre, anche l'esposizione al sole della madre già durante la gravidanza sembra avere un'influenza sul decorso della malattia.
Sebbene la ricerca non dimostri un rapporto di causa-effetto, i dati suggeriscono una connessione che potrebbe aprire nuove prospettive nella gestione della patologia.
Lo studio e i suoi partecipanti
La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa autoimmune che colpisce il sistema nervoso centrale, provocando motori, sensoriali, affaticamento e disturbi cognitivi di varia entità.
Per analizzare la possibile correlazione tra questa condizione e i vantaggi forniti dall'esposizione alla luce solare durante la primissima infanzia, i ricercatori hanno esaminato le cartelle cliniche di 334 bambini e giovani con SM a esordio infantile, di età compresa tra i 4 e i 21 anni, seguiti in 18 centri specializzati negli Stati Uniti. A tutti i partecipanti era stata diagnosticata la sclerosi multipla da meno di quattro anni. Il periodo medio di osservazione è stato di oltre tre anni.
![Immagine](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/37/2025/02/neonato-luce-solare.jpg)
Per valutare l’esposizione al sole, i genitori o tutori dei partecipanti hanno compilato periodicamente questionari dettagliati. Le domande riguardavano il tempo trascorso quotidianamente all’aria aperta, l’abbigliamento abitualmente indossato e la frequenza di utilizzo della protezione solare.
L’impatto dell’esposizione solare nel primo anno di vita
I dati raccolti hanno mostrato che i bambini che avevano trascorso almeno 30 minuti al giorno al sole durante la loro prima estate di vita avevano un rischio inferiore di ricadute. In particolare, tra i 75 bambini che avevano ricevuto tra 30 minuti e un’ora di sole quotidiano in quel periodo, il 45% ha avuto una ricaduta. Al contrario, tra i 182 bambini esposti a meno di 30 minuti di sole al giorno, la percentuale di ricadute è salita al 65%.
Dopo aver considerato altri fattori di rischio, come l’esposizione al fumo nei primi anni, la stagione di nascita, i farmaci assunti e le abitudini nell’uso di protezioni solari, gli studiosi hanno calcolato che un’esposizione di almeno 30 minuti al sole – naturalmente solo durante le ore meno calde e con le adeguate protezioni – nei primi mesi di vita era associata a una riduzione del rischio di ricaduta del 33% rispetto a un’esposizione inferiore.
Il sole in gravidanza e il rischio di ricadute
Un altro aspetto interessante emerso dallo studio ha poi riguardato i possibili vantaggi dell’esposizione solare della madre durante la gravidanza. I ricercatori hanno scoperto che le madri che avevano trascorso almeno 30 minuti al giorno al sole nel secondo trimestre di gravidanza avevano figli con un rischio di ricaduta ridotto del 32% rispetto ai bambini le cui madri avevano avuto un’esposizione minore.
![Immagine](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/37/2025/02/sole-pancione-gravidanza.jpg)
Possibili implicazioni e limiti dello studio
Sebbene i risultati siano incoraggianti, gli autori dello studio hanno tenuto a sottolineare come la ricerca si sia basata su dati auto-riportati dai genitori, il che potrebbe comportare alcune imprecisioni. Inoltre, non è ancora chiaro in che modo esattamente l’esposizione al sole influenzi il decorso della malattia.
Nonostante questi limiti, i ricercatori suggeriscono che la luce solare potrebbe avere effetti benefici duraturi per i bambini affetti da SM e invitano a ulteriori studi per comprendere meglio il ruolo della vitamina D e di altri fattori legati al sole. Queste informazioni potrebbero in futuro contribuire a definire nuove strategie preventive e terapeutiche per i giovani pazienti con sclerosi multipla.