Ex tata racconta le richieste assurde di genitori miliardari: “Una mamma mi ha chiesto di allattare al seno per lei”
Stephanie Kiser è una ex tata Newyorkese, che mai avrebbe immaginato che il lavoro iniziato ad appena 22 anni per pagarsi gli studi, le avrebbe permesso di riempire un intero libro di aneddoti sulle bizzarre richieste delle famiglie più abbienti della città.
“Una mamma mi ha chiesto di iniziare a prendere farmaci che stimolassero la produzione di latte, perché voleva che allattassi suo figlio” ha raccontato alle pagine del DailyMail.
Le richieste assurde dei genitori ricchissimi di New York
Sono solo alcune le esilaranti e talvolta spaventose realtà con le quali Stephanie Kiser, ex baby sitter, che quando ha iniziato a svolgere la professione aveva appena 22 anni, ha dovuto confrontarsi ricoprendo il suo ruolo, che ha condiviso alle pagine del DailyMail.
Genitori pretenziosi, sia in termini di orari di lavoro, che di abitudini dei loro bambini, viziati in tutto e per tutto, sono gli adulti con cui la ragazza ha avuto a che fare.
La mamma che le ha chiesto di allattare al seno
Una mamma le ha chiesto di allattare il suo bambino, e Stephanie ha pensato si trattasse della normale richiesta della mamma lavoratrice di un lattante, che le avrebbe lasciato scorte di latte in polvere o del suo latte, tirato il giorno prima.
“Quella donna mi ha proposto di seguire delle indicazioni affinché il mio corpo iniziasse a produrre del latte con il quale allattare il suo bimbo”.
La donna infatti voleva che il suo piccolo si nutrisse di latte materno, ma non aveva certo intenzione di tirarselo e ha pensato dunque di proporre alla tata di farlo per lei, grazie a farmaci e ormoni.
Stephanie ha spiegato che queste cose illegali purtroppo accadono quando i contratti non sono regolamentati, come dovrebbero, e nonostante avesse bisogno dei soldi e di un impiego decise di non accettare.
Il bimbo di 17 anni
Una donna, ex CEO, l’ha accolta invece in un appartamento da 8.215.650,00 euro, chiedendole di gestire il suo bambino e di riportarle ogni cosa che facesse durante il giorno. Il contratto prevedeva 5 giorni di lavoro dalle 6.30 a dopo le 22.00 e due giorni di riposo.
Nei giorni di lavoro, ha spiegato Stephanie, avrebbe dovuto svegliare il bimbo alle 6.30, assicurarsi che si preparasse, lavasse e mangiasse la colazione proposta dallo chef alle 7.00 del mattino. Mentre il bimbo era assente, la baby sitter avrebbe dovuto sistemare le sue cose, abiti e asciugamani e accappatoi per quando al ritorno avrebbe dovuto fare la doccia.
“Lo metterai a letto alle 22.00 e poi ci troveremo per discutere della sua giornata, ti chiedo anche di prendere appunti sui suoi stati d’animo, le sue reazioni e preoccupazioni”.
Stephanie ha riportato le richieste della donna e ha spiegato che le sembravano molto specifiche e un po’ controllanti, ma ha pensato che così volesse in qualche modo sopperire alla sua assenza, per il suo piccolo. Peccato che il bambino fosse in realtà un adolescente, quasi adulto di 17 anni.
“Mi avrebbero pagata 90.000 dollari all’anno, con l’aggiunta di bonus di anche 25 mila dollari se avessi resistito per almeno 2 anni, dal momento che suo figlio si comportava malissimo con qualsiasi tata”.
Stephanie ha rifiutato, nonostante i tanti soldi, non poteva accettare di essere la serva di un ragazzino di 17 anni.
La mamma germofobica
La moglie di un noto notaio newyorkese ha chiesto a Stephanie di tenere i suoi due bambini lontani dai germi, il lavoro della tata sarebbe iniziato alle 6.30 e terminato alle 18.30 ogni giorno. Appena i piccoli tornavano da scuola andavano cambiati e lavati, ogni invito a una festa di compleanno andava buttato, perché l'occasione sarebbe stata rischiosa per la loro salute, e le loro mani dovevano essere lavate ripetutamente.
“Ho capito che non era esattamente la famiglia che faceva per me quando la madre mi chiese di starnutire fuori dalla porta di casa”.
Il bambino dispettoso
Stephanie ha raccontato di essersi trovata in una famiglia in cui il bimbo che lei curava era alle prese con lo spannolinamento.
Ma nonostante i 3 anni di impegno della famiglia per insegnargli ad usare il vasino, il piccolo continuava a farsi i bisogni addosso per dispetto.
La mamma al posto di intervenire e prendere decisioni in merito, ha obbligato per mesi Stephanie a pulirgli mutande e pantaloni.
“Ero esasperata e un giorno le ho chiesto se un paio di mutande potevo buttarle, ma lei mi ha detto che ero irrispettosa e mi ha chiesto di grattare più forte con le unghie magari”.
Quel rimprovero le è servito per capire che non era la casa giusta per lei.
La famiglia in barca
L’approccio di Stephanie a questa nuova famiglia è iniziato un weekend, quando ha iniziato a lavorare per il figlio di un miliardario Newyorkese. Mentre giocava con il bambino in giardino il padre ha detto al piccolo che sarebbero andati in barca, e che l’avrebbero raggiunta con il loro autista.
Stephanie non sapeva dove andare e il padre le ha detto di arrangiarsi e muoversi, che una volta in barca avrebbe dovuto continuare a svolgere i suoi compiti lì: “Mentre correvo sotto al sole, dietro alla loro golf car ho pensato che fosse l’ultimo giorno che avrei trascorso con quelle persone”.