Droghe in gravidanza e effetti sui neonati, la parola all’esperto: “Rischio che il bimbo nasca già in crisi d’astinenza”
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L’aumento progressivo di sostanze stupefacenti negli ultimi anni sta avendo conseguenze allarmanti, andando ben oltre gli effetti diretti sugli adulti. Sempre più neonati vengono esposti a droghe – soprattutto cocaina – mentre sono ancora nel pancione, con ripercussioni che possono compromettere il loro sviluppo fisico e neurologico.
Un fenomeno preoccupante, segnalato con crescente urgenza dagli specialisti, che evidenziano come l’assunzione di droghe da parte delle madri durante la gravidanza possano determinare danni gravi e spesso irreversibili. "In tutto il mondo un aumento dell'uso delle droghe, anche in Italia" spiega a Fanpage.it Mario De Curtis, Presidente del comitato di bioetica della Società Italiana di Pediatria, già professore ordinario di pediatria dell'Università di Roma La Sapienza e Direttore dell’Unità di terapia intensiva neonatale del Policlinico Umberto I di Roma.
Secondo l'ultima relazione del 2024 – ma relativa al 2023 – presentata al Parlamento dal Dipartimento delle Politiche Antidroga, infatti, nel nostro Paese si sono verificati 227 decessi per overdose da stupefacenti e dal 1973, anno in cui è stato istituito questo registro, sono circa 27.000 le persone che sono morte per overdose.
"Quando questo problema riguarda i genitori, in particolar modo, le donne in gravidanza però – specifica il professore – la questione si fa ancora più complessa, poiché gli effetti nocivi si ripercuotono inevitabilmente anche sul bambino".
Professore, quali sono le droghe più usate?
Anzitutto la cocaina e gli oppiacei, come l’eroina e la morfina. Negli Stati Uniti poi si sta sempre più diffondendo la piaga del Fentanyl, un potente antidolorifico che nel 2023 è stato la causa del 70 percento dei morti di droga sul suolo americano. Qui da noi però la cocaina è ancora preponderante.
![Mario De Curtis, Professore e Presidente del comitato di bioetica della SIP](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/37/2025/02/prof-decurtis.jpg)
Quali danni può provocare la cocaina in una donna in gravidanza?
La cocaina è uno stimolante del sistema nervoso centrale e viene assorbita attraverso varie vie (nasale, orale, intramuscolare, endovenosa). Gli effetti sull’organismo variano dai danni al cuore al cervello, fino alle alterazioni nelle funzioni di polmoni e organi interni. Farne uso durante la gestazione poi, espone l’organismo alla vasocostrizione, ossia la restrizione dei vasi sanguigni, e una conseguente riduzione del flusso sanguigno all'utero. Ciò comporta una ridotta quantità di ossigeno al feto e, pertanto, aumento del rischio di morte prenatale e parto prematuro.
Quali sono i rischi per il bambino?
Un bambino che nell’utero è stato esposto a sostanze stupefacenti, dopo il parto spesso si trova in una situazione di una sindrome di astinenza, perché viene meno la droga a cui lui era abituato durante la vita intrauterina. Questa condizione si manifesta con una serie di sintomi che riguardano soprattutto il sistema nervoso: tremori, ipereccitabilità, qualche volta convulsioni e disturbi di tipo intestinale.
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E i pericoli sul lungo periodo?
Al momento non abbiamo a disposizione studi precisi e completi, tuttavia l’ambiente familiare impatta tantissimo sulla salute e la qualità della vita dei bambini durante la crescita. Purtroppo, le donne che assumono droghe durante la gravidanza conducono spesso una vita molto disordinata, affiancano all’uso di droghe anche fumo e alcol, tutte abitudini che possono interferire con lo sviluppo del bambino e rendono più frequenti una serie di infezioni che possono essere trasmesse al bambino, come epatite B, epatite C, HIV. Inoltre, i bimbi che nascono in queste condizioni sono statisticamente più esposti al rischio di SIDS – la cosiddetta sindrome della morte in culla – ritardi nello sviluppo linguistico, basse performance scolastiche e problemi comportamentali.
Cosa accade quando un neonato viene trovato positivo a una droga come la cocaina o l'eroina?
Quando nasce un bambino con una sindrome di astinenza, nella maggior parte dei casi il bambino presenta i sintomi che abbiamo già elencato. Talvolta però non ci sono segnali evidenti riconducibili a una simile condizione e occorrono esami diagnostici nelle urine per appurare la situazione. Ottenuto il quadro clinico, in ospedale si lavora per mettere il bimbo in condizioni di tranquillità e, se il piccolo presenta una sintomatologia particolarmente violenta, si ricorre ad una terapia farmacologica per sedarlo. Naturalmente in casi simili vengono allertati gli assistenti sociali e, nelle forme più gravi, anche il Tribunale dei Minori.
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Esiste una via d’uscita per questi bambini e le loro mamme?
Esistono proprio dei programmi di sostegno familiare e alla donna e vengono utilizzati dei protocolli terapeutici. Le madri tossicodipendenti di solito vengono inserite in percorsi dove la droga di strada viene sostituita con il metadone, ovviamente nella dose più bassa possibile. In questo modo si riduce il rischio di astinenza materna e si protegge la salute del feto e del neonato. Certo, anche il metadone è un farmaco oppioide, però aiuta a ridurre l'uso di droghe illecite senza causare dei gravi sintomi di astinenza. Seguendo queste procedure, la donna viene così controllata e seguita, offrendo una possibilità di vita migliore per il bambino. Queste mamme hanno bisogno di tutto il supporto possibile.