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Donna incinta alla ventinovesima settimana non riesce a respirare: i medici di Torino salvano lei e la neonata prematura

Una giovane donna di Torino è stata sottoposta a un intervento delicatissimo salvavita, che ha permesso a lei e alla sua piccola, venuta al mondo prematuramente, di sopravvivere.
A cura di Sophia Crotti
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Bimba in tin
immagine di repertorio

Siamo a Torino, quando Eleonora, donna di ventisei anni, alla ventinovesima settimana di gravidanza ha sentito di non riuscire più a respirare. Giunta al pronto soccorso più vicino, in provincia di Torino, i medici hanno riscontrato che era stata colpita da un'embolia polmonare massiva. Un'equipe multidisciplinare di esperti, con un meraviglioso lavoro corale e un intervento delicato e raro, è riuscita a operarla salvando la vita a lei e alla sua bimba che, per evitare complicanze aggiuntive, ha visto la luce prematuramente, proprio nell'Ospedale Molinette, dove alla sua mamma era stata da pochi giorni salvata la vita.

La diagnosi alla futura mamma

La donna, incinta della sua bambina di ventinove settimane, da qualche giorno faticava a respirare, il sintomo spaventoso, dapprima tenue, è aumentato fino a provocarle, come fanno sapere dall'Ospedale, una dispnea intensa. Si è dunque immediatamente recata presso il pronto soccorso della provincia di Torino, ed è stata trasferita presso la terapia intensiva della Città della Salute e della Scienza di Torino, dove dalla tac è emerso che le sue arterie polmonari erano quasi completamente chiuse e dall'ecocardiografia alcuni segni di un iniziale scompenso cardiaco che sarebbe stato gravissimo, oltre che per lei, per la sua bimba. È seguito dunque un ulteriore trasferimento, questa volta verso la Rianimazione del DEA del presidio Molinette di Torino.

Il delicato intervento che ha salvato mamma e bambina

Un gruppo di esperti tra radiologi interventisti, rianimatori, anestesisti, ma anche un' équipe multidisciplinare formata da da cardiochirurghi, ginecologi, neonatologi, ostetriche ed infermieri, pronti ad intervenire in caso di bisogno, ha collaborato nel tentativo di rendere l'operazione alla futura mamma salvifica per lei e la bambina e il meno invasiva possibile.

Così con una tromboaspirazione dell'arteria polmonare, effettuata tramite un catetere che è stato inserito all'interno della vena femorale della futura mamma, sono stati aspirati gli emboli che non permettevano alla donna di respirare correttamente. Si tratta di un'operazione estremamente delicata di cui esistono pochi casi descritti in letteratura ma necessaria, che ha richiesto estrema precisione e la collaborazione di una fitta rete di esperti. I medici hanno protetto la bambina dalle radiazioni cui il corpo della sua mamma è stato sottoposto e tenuto sotto controllo la sua situazione continuamente.

L'intervento è andato bene, ma l'avventura non era ancora finita per la mamma e la sua bambina, le due sono state tenute in osservazione costante nella Rianimazione dell'Ospedale da un'equipe pronta a intervenire 24 ore su 24 per le due. 

Il parto prematuro

Cinque giorni dopo l'intervento salvavita, i medici hanno spiegato alla donna che portare avanti la gravidanza avrebbe, con molta probabilità, causato una recidiva tromboembolica materna e dunque hanno iniziato la profilassi necessaria per la respirazione e la neuroprotezione della bimba che sarebbe nata molto prematura.

Il direttore della Ginecologia e Ostetricia dell'Ospedale ha eseguito il taglio cesareo in anestesia generale, insieme a lui altri due medici, infermieri e anestesisti. La piccola è nata in buone condizioni ed è subito stata presa in carico dalla Neonatologia universitaria, per poi essere trasferita al Sant'Anna, quando il suo quadro clinico si è stabilizzato e lo ha permesso.

Proprio qui, a qualche giorno dal trasferimento, ha finalmente potuto abbracciare la sua mamma. La donna è stata dimessa e trascorre le sue giornate presso la terapia intensiva dell'Ospedale Sant'Anna, dove la bimba si trova in attesa di poter tornare a casa, raggiunto un buon peso standard. Fanno sapere dalla struttura che sta bene e cresce, anche grazie al latte della sua mamma. La storia mette al centro una tematica di cui da Torino si dicono molto fieri, la possibilità, grazie ad una fitta rete tra strutture competenti, di permettere ai pazienti di essere presi in carico da un'equipe multidisciplinare. "La buona riuscita dell'intervento è ancora una volta la dimostrazione dell'eccellenza che la Città della Salute e della Scienza di Torino rappresenta per la nostra regione e di come sia un punto di riferimento a livello nazionale ed internazionale" conclude  Federico Riboldi, Assessore alla Sanità della Regione Piemonte.

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