“Donare il sangue del cordone ombelicale è un gesto altruistico che può aiutare bimbi malati o nati prematuri”
Il parto può diventare molto più che un dono per una singola famiglia, che accoglie nella propria vita un bambino tanto atteso, può trasformarsi in un gesto altruista in grado di guarire e curare tanti altri piccoli, nati prematuri o con patologie gravi che richiedono trasfusioni di cellule staminali. Il dottor Giuseppe Garrisi, Ginecologo e Presidente Nazionale dell'Associazione Donatrici Italiane di Sangue del Cordone Ombelicale (ADISCO) ci ha spiegato l'importanza di fare informazione riguardo la donazione del sangue cordonale, il cui prelievo non prevede alcun rischio né per la mamma né per il bambino.
Ci racconta come è nata l’Associazione Donatrici Italiane di sangue del cordone Ombelicale?
Certo, donare il sangue contenuto all’interno del cordone ombelicale si è dimostrato verso la fine degli anni 90 utilissimo, perché all’interno di questi 100 cc di sangue contenuti ci sono delle cellule staminali, ossia indifferenziate e totipotenti, capaci di trasformarsi nelle varie cellule del sangue di cui si può aver bisogno.
Il cordone ombelicale, fino agli anni ‘90, insieme alla placenta veniva gettato via per finire nell'inceneritore degli ospedali, come rifiuto biologico, verso la fine degli anni ‘90 in occasione del primo trapianto di cellule staminali in un bambino affetto da anemia di Fanconi, che senza questo trapianto di cellule staminali non sarebbe sopravvissuto, è iniziata la ricerca e le cellule staminali del cordone si sono rivelate utilissime ai fini trapiantologici per bambini affetti da leucemie o linfoblastomi. Così è nata la spinta per la creazione delle banche di sangue cordonale in Italia e dei centri di raccolta, voluta soprattutto da tre grossi ematologi italiani, il professor Mandelli, il professor Rossi Farrin e il professor Sirchia, che spinsero 11 donne romane a creare un’associazione che si chiama ADISCO, della quale sono attualmente il Presidente Nazionale.
Per quali fini vengono utilizzate le cellule staminali contenute nel cordone ombelicale?
Negli anni l’utilizzo delle cellule staminali ha subito delle variazioni, non solo sono state usate a fini trapiantologici, infatti il trapianto può essere effettuato anche da cellule staminali che provengono da altre sedi come il midollo osseo o il sangue periferico, ma una parte delle cellule staminali viene utilizzata per altri prodotti utilissimi dal punto di vista medico-scientifico. Le sacche che vengono bancate oggi devono avere un miliardo e 600 milioni di cellule perché le banche italiane sono messe in rete con quelle europee e quelle mondiali, si può poi cercare una tipologia di tipizzazione richiesta da tutte le parti del mondo collegate. L’utilizzo a fini trapiantologici oggi si è ridotto perché ci sono altre fonti di cellule staminali, si è ridotto, ma le sacche che non vengono bancate, vengono utilizzate per creare il gel piastrinico, che è stato molto utile per curare le ulcere dei diabetici, perché contenendo delle cellule staminali capaci di stimolare l’accrescimento cellulare è utile per riparare delle ferite difficilmente guaribili. Viene usato anche per l'epidermolisi bollosa del lattante, che per un difetto genetico hanno una cute che vola al tocco e non funziona più come barriera. Viene usato il gel piastrinico per le fistole sacro coccigee, quando recidivano dopo l’intervento chirurgico, per alcune sindromi oculari o per l'occhio secco. Da ultimo c’è una ricerca che è in corso e effettua la dottoressa Teofili per la banca del sangue cordonale dell'Università Cattolica di Roma del Sacro Cuore, che in accordo con altre banche stanno usando il sangue contenuto nel cordone ombelicale per trasfusioni in bambini fortemente prematuri, che nascono a 28-30 settimane, pesando pochi grammi. Fino a poco tempo fa le trasfusioni fatte a questi bambini erano quelle del sangue adulto che contenendo emoglobina A, portavano ai piccoli uno shock iper ossigenativo, ad oggi si sceglie il sangue cordonale con emoglobina F, ossia fetale e si evitano i danni da trasfusione. L’utilizzo è variegato ed è importante per molte persone che hanno difficoltà dal punto di vista medico.
Quale iter deve seguire una mamma che vuole donare il cordone?
Innanzitutto fa i normali controlli ematologici durante la gravidanza, deve informarsi su dove può donare quel sangue, ossia nei centri raccolta che si trovano in Italia nei punti nascita che hanno almeno 1000 parti all’anno. Può dunque chiedere al proprio ginecologo di voler donare il sangue cordonale. Ci sono delle difficoltà legate al fatto che in Italia ogni regione può legiferare per conto proprio, in Puglia solo lo scorso anno è stata introdotta una domanda nella cartella clinica alle gestanti sulla volontà di donare il sangue.
La donazione comporta rischi per mamma o bebè?
La donazione non ha alcun rischio per mamma e bambino, dal momento che il prelievo avviene una volta espulsa la placenta dopo il parto, sia questo naturale o cesareo, e trascorsi i 60 secondi durante i quali per prassi il bimbo deve rimanere attaccato al cordone ombelicale.
Tutte le donne possono donare?
No, devono essere donne in buona salute innanzitutto, anche se le caratteristiche più importanti sono legate al nascituro. Per esempio non devono esserci state delle complicanze di tipo ostetrico, tra cui la rottura delle membrane avvenuta per più di 12 ore, il liquido tinto di verde, che può esprimere un iniziale stato di sofferenza fetale, uno stato di temperatura corporea della madre superiore a 38 gradi, ci sono dei criteri di esclusione dal punto di vista ostetrico. Ci sono anche delle caratteristiche del bambino che deve essere nato a termine, avere un peso superiore a 3kg, 3,2 kg.
Quanto possono essere conservate le cellule ottenute dal cordone?
Attualmente si stima una conservazione di 15-20 anni.
Le cellule in Italia possono essere conservate personalmente o solo donate?
In Italia le banche di conservazione per uso privato non sono consentite dal momento che non esiste alcuna utilità biologica di conservare il proprio sangue, esistono però dei posti all’estero in cui delle persone si associano e creano delle banche con una pubblicità ingannevole. La verità è che la conservazione per uso egoistico è inutile perché si è esclusi dalla rete mondiale a cui poter fare riferimento e poi non risulta, come spiega Il Ministero della Salute, che nessuna sacca portata all’estero sia mai rientrata in Italia per trapianti, conservarla per uso proprio consiste nello spendere dai 4.000 ai 5.000 euro, per conservare il sangue, ma non è tanto il discorso del costo, quanto più il fatto che se un bambino di cui si ha conservato il sangue cordonale a 5 anni sviluppa una leucemia o un linfoblastoma, nessun trapiantologo serio gli trapianterebbere le cellule del suo stesso cordone in cui potrebbero esserci precursori della malattia.
Cosa si intende invece per conservazione dedicata?
Questo tipo di donazione è consentita in Italia e consiste nella conservazione del sangue cordonale di un bambino che sta per nascere, da parte della famiglia se il suo fratellino maggiore ha una patologia che può essere curata grazie alle cellule staminali del cordone. Si parla appunto di conservazione dedicata ed è molto importante, perché è stato visto che in base alla compatibilità HLA si ha un 25% di probabilità che il sangue sia compatibile.
È invisa la pratica della donazione del sangue cordonale?
Credo ci sia ancora poca informazione a riguardo, in Italia ogni regione ha creato una banca, qualche regione ne ha più di una, a livello del centro nazionale di sangue si è pensato fosse utile ridurre il numero delle banche passando dalle attuali 18 banche a 5, una per il nord, una per il centro, una per il sud e due per le isole, così si ridurrebbero i costi inerenti all’azoto liquido essenziale per la conservazione e i costi del personale. Si potrebbero aumentare i centri di raccolta allargandoli fino ai punti nascita con almeno 700 parti all’anno, ma abbiamo un dato di denatalità imperante ormai quindi non sarebbe risolutivo, serve solo fare molta informazione e sensibilizzazione sul tema.