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Dire no non significa non amare: i consigli ai figli adulti per non farsi travolgere dai genitori

Imparare a stabilire confini chiari con i propri genitori è un passo fondamentale per costruire relazioni adulte più sane ed evitare spiacevoli tensioni che, alla lunga, rischiano di logorare i rapporti. Alcune esperte di genitorialità e relazioni hanno pertanto suggerito alcune strategie efficaci per rinegoziare il rapporto – niente consigli sgraditi, meno improvvisate all’ultimo minuto, rispetto delle decisioni personali ecc… – senza però creare eccessiva distanza, rafforzando il legame con rispetto e consapevolezza.
A cura di Niccolò De Rosa
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Crescere significa anche imparare a ridefinire i legami più profondi, quelli che ci accompagnano da sempre. Tra questi, il rapporto con i genitori è spesso il più difficile da ricalibrare: ci si ritrova adulti, con vite autonome e ritmi diversi, ma ancora intrappolati in dinamiche affettive del passato. Capita allora di sentirsi sopraffatti da attenzioni fuori tempo, giudizi non richiesti o richieste di presenza che faticano a conciliarsi con la quotidianità.

Sul Time, la giornalista Angela Haupt ha recentemente raccolto i pareri di alcune esperte in materia per tracciare una serie di consigli utili per imparare a stabilire confini chiari e rispettosi con mamma e papà, non per allontanarli, ma per rafforzare il legame, rendendolo più sano e maturo.

I confini non separano, ma migliorano la relazione

Secondo la coach americana Henna Pryor, autrice di un recente saggio sull'arte di affrontare l'imbarazzo nelle relazioni, stabilire dei limiti con i propri genitori rappresenta il punto di partenza necessario per mantenere un rapporto sereno e duraturo. Imporre dei paletti, infatti, non significa allontanarli, ma "fare un upgrade" della relazione. Dire chiaramente ciò di cui si ha bisogno – o ciò che non si vuole più – è un modo per ridurre i malintesi, aumentare la comprensione reciproca e insegnare agli altri come desideriamo essere trattati. In pratica, è l’occasione per riscrivere vecchie abitudini e promuovere un rispetto più adulto, reciproco.

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Il peso dei consigli non richiesti

Il secondo suggerimento riguarda invece un grande classico: il genitore che, con le migliori intenzioni, non riesce a trattenersi dal dare consigli su tutto. In questi casi, spiega Henna Pryor, il primo passo è riconoscere che quell’insistenza nasce da un genuino desiderio di aiutare. A partire da lì, è possibile reindirizzare la conversazione con delicatezza, ringraziando per la disponibilità (tipo: "Grazie per esserci") ma affermando con chiarezza il bisogno di essere semplicemente ascoltati, senza dover ricevere per forza una soluzione. Un approccio che, secondo Pryor, consente ai figli di rinegoziare il proprio ruolo in modo più adulto, senza mettere eccessiva distanza tra sé e i genitori.

Non colpevolizzarsi per il tempo che manca

Spesso i genitori lamentano di vedere troppo poco i figli adulti, magari proponendo incontri all’ultimo minuto o presentandosi a casa senza avvisare. L’antidoto, spiega Pryor, è partire dal riconoscere che anche a noi mancano quei momenti, ma che la vita adulta richiede programmazione. Concordare insieme un momento preciso per vedersi o sentirsi aiuta a evitare sensi di colpa e a costruire un equilibrio più sostenibile.

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E se anche le telefonate arrivano spesso nei momenti meno opportuni (spesso i genitori, soprattutto se arrivati alla pensione, sviluppano ritmi di vita molto diversi da quelli dei figli), si può proporre un orario fisso, proprio come fossero "orari d’ufficio" in cui la chiamata non interrompe mai un momento importante come il riposo o un pasto. Far sapere che si vuole essere presenti davvero – e non mentre si lavora o si guida – aiuta i genitori a sentirsi ascoltati e riduce le incomprensioni. Come ricorda Pryor, "i confini funzionano quando vengono ripetuti con coerenza".

Le conversazioni da evitare (almeno per oggi)

Politica, educazione dei figli, vecchie ferite: ci sono argomenti che generano tensioni continue. In questi casi, chiarire che si preferisce non parlarne non è fuga, ma cura della relazione. "Non è un rifiuto, ma una protezione", ha spiegato sempre al Time la psicoterapeuta Caroline Fenkel, responsabile clinico della piattaforma virtuale di salute mentale Charlie Health. È utile dirlo con chiarezza: "Parliamo d’altro, così godiamo del tempo insieme".

Non siamo i terapeuti dei nostri genitori

Crescendo, non è raro che i ruoli genitori-figli finiscano per invertirsi: i genitori sfogano ansie o difficoltà emotive sui figli, cercando conforto o consigli. Se questo carico diventa però eccessivo, è giusto rimettere le cose al loro posto. Offrire supporto è infatti un comportamento positivo e auspicabile, tuttavia non c'è nulla di male se un figlio consiglia al genitore di parlare di certi problemi con figure professionali più adatte per risolvere i suoi problemi interiori. Come sottolineato dalla stessa Fenkel, non si tratta di chiudersi alla richiesta d'aiuto del caro, ma di ricordare che non si è nati per fare da sostegno emotivo ai propri genitori.

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Saper gestire le critiche (e silenzi)

Con il passare degli anni, molti genitori sembrano diventare un po' troppo giudicanti nei confronti delle scelte prese dai figli. Nella maggioranza dei casi, però, secondo Pryor tali critiche non devono essere viste come attacchi personali, ma come preoccupazioni mascherate e dettate dal desiderio di poter proteggere i figli come succedeva quando questi erano più piccoli. In ogni caso, è assolutamente sano rispondere con fermezza ma affetto, validando il punto di vista del genitore ("So come la pensi") ma rivendicando il diritto di prendere autonomamente le proprie decisioni.

Altre volte, lo scontro generazionale non nasce tanto dalle scelte di vita dei figli, quanto dal fatto che queste non vengano condivise subito. I genitori, in questi casi, tendono a interpretare il silenzio come una forma di esclusione. Quando succede, spiega l’esperta, può essere sufficiente rassicurarli con semplicità: alcune decisioni richiedono tempo e riflessione, ma appena si sarà pronti a parlarne, saranno proprio loro i primi a saperlo.

Crescere insieme, da adulti

Infine, quando i genitori faticano ad accettare i confini, può essere utile spiegare che non si tratta di una chiusura, ma di un tentativo di crescere insieme. Dopotutto, come ricordato da Elika Dadsetan, esperta in mediazione relazionale, stabilire un confine rimane un atto di fiducia del fatto che relazione possa evolvere. E ricordare ai genitori che il cambiamento fa parte del cammino comune aiuta a rendere più naturale questa trasformazione.

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